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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
23.06.2013 Giovanni Palatucci, Giusto o 'bufala' ? Continua la polemica
cronache di Paolo Conti, Gianguido Vecchi

Testata: Corriere della Sera
Data: 23 giugno 2013
Pagina: 35
Autore: Paolo Conti - Gianguido Vecchi
Titolo: «Salvò i miei genitori in fuga dalle SS - Il Vaticano: 'Attaccano Palatucci ma il vero bersaglio resta Pio XII'»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 23/06/2013, a pag. 35, l'articolo di Paolo Conti dal titolo " Salvò i miei genitori in fuga dalle SS ", l'articolo di Gianguido Vecchi dal titolo " Il Vaticano: «Attaccano Palatucci ma il vero bersaglio resta Pio XII» ".
Ecco i pezzi

Paolo Conti - " Salvò i miei genitori in fuga dalle SS "


Giovanni Palatucci

«Mi importa molto poco del dibattito su Giovanni Palatucci. Nemmeno trovo dignitoso il conteggio su quanti di noi ebrei gli dovrebbero o non gli dovrebbero la vita. Io so solo una cosa: che Palatucci salvò mio padre e mia madre. Che assicurò loro in due occasioni documenti che impedirono il loro internamento nei campi di sterminio. Senza di lui io non sarei nata, non sarebbe nata mia sorella, non ci sarebbero i miei due e i suoi due figli, e ora i suoi due nipoti. Dice il Talmud: chi salva un uomo, salva l'universo. Per noi Palatucci ha salvato l'universo» Renata Conforty, 71 anni, ha il carattere forte e deciso di chi è nata da due persone in fuga dalla persecuzione nazista. Parla in un clima molto sfavorevole al funzionario della questura fiumana nominato Giusto tra le nazioni dal Memoriale della Shoah di Yad Vashem, in Israele, e oggetto di un processo di beatificazione da parte della Chiesa cattolica proprio perché avrebbe salvato cinquemila ebrei. Ora gli studiosi del centro Primo Levi di New York hanno rimesso radicalmente in discussione il suo ruolo e i numeri che lo riguardano. A Yad Vashem è partito un processo di riesame e anche la Chiesa cattolica sta riflettendo sul da farsi. Ma certi discorsi lasciano indifferente Renata Conforty: «Conosco la storia dei miei genitori e voglio ricordarla, così come l'ho raccontata al Centro di documentazione ebraica contemporanea e alla polizia italiana, quando cominciò ad occuparsi, molti anni fa, del caso Palatucci». Ed ecco la storia: «I miei genitori erano Salvator Konforti (poi il cognome fu cambiato in Conforty qui in Italia), ebreo sefardita, di radici spagnole, e Olga Hamburger, askenazita, dell'Est europa. Si sposarono a Zagabria nel 1938. La loro persecuzione cominciò nel 1941, quando la Germania nazista invase il regno di Jugoslavia. La casa dei miei genitori fu requisita dalla Wehrmacht. E mia madre, molto intraprendente, andò a protestare al comando. Trovò un ufficiale che incredibilmente la avvisò: stanno per arrivare le SS, scappate lontano». Salvator fu prima internato dai tedeschi, poi fortunosamente liberato, racconta la figlia, grazie a un intervento di Alojzije Viktor Stepinac, allora arcivescovo di Zagabria e poi cardinale, discusso per la sua contiguità col regime filonazista di Ante Pavelic: «Ebbe la possibilità di liberare dieci ebrei, mise nell'elenco mio padre grazie all'aiuto di un suo amico...» Finalmente Salvator e Olga raggiunsero Ogulin, nella zona occupata dagli italiani, e conobbero il tenente colonnello Antonio Bertone, con cui strinsero amicizia. Questi li portò illegalmente a Fiume la notte del 5 agosto 1941, su un treno militare, con l'intento di salvarli. «Lì Bertone li portò in questura da Palatucci, al quale raccontò tutto. Quell'uomo fece un'ottima impressione a mia madre. Disse: "Non vi preoccupate, ci penso io". Li fece dormire nella soffitta della questura. Cosa proibitissima, soprattutto per due ebrei. Il mattino dopo mamma e papà, senza chiedere nulla, ebbero i loro documenti falsi, procurati da Palatucci. Rimasero a Fiume fino all'agosto 1942, quando i tedeschi giunsero alle porte delle città». A quel punto, racconta, ci fu il secondo intervento di Palatucci: «Ebbero i documenti che li definivano "internati liberi" e riuscirono a raggiungere l'Italia, vicino Modena, dove portarono anche i nonni». Lì cominciò per i Conforty una nuova vita: «Ripeto, non voglio discutere sulle ultime vicende. Io so che Palatucci ha salvato i miei genitori, quindi me e tutta la mia famiglia. Il suo comportamento, così come quello di Bertone, con cui rimanemmo in contatto per tutta la vita, dimostra che in Italia ci fu chi ebbe il coraggio di opporsi agli ordini del fascismo sulla questione ebraica. Non tutti, insomma, ebbero un atteggiamento supino. Tutto questo per me è Giovanni Palatucci. E sono felice di ripeterlo proprio ora».

Gianguido Vecchi - " Il Vaticano: «Attaccano Palatucci ma il vero bersaglio resta Pio XII» "


Pio XII

Non è ben chiaro che cosa c'entri la questione di Pio XII e del suo silenzio di fronte alla Shoah con i dubbi mossi dal centro Primo Levi di New York sull'operato di Giovanni Palatucci.
Il fatto che quest'ultimo fosse cattolico non ha attinenza né con Pio XII né con
la ricerca fatta dal centro Primo Levi.
Ecco l'articolo:

«L' impressione è che in realtà la questione sia un'altra, quella della Chiesa di Pio XII, e che in Palatucci si voglia colpire essenzialmente un cattolico impegnato in un'opera di salvataggio degli ebrei, un supporto all'idea che la Chiesa si sia prodigata a favore degli ebrei, un personaggio sottoposto a una causa di beatificazione. Ma questa è ideologia, non storia». Fino ad oggi dal Vaticano non erano arrivate repliche alle accuse contro Giovanni Palatucci, questore reggente di Fiume morto a Dachau a 35 anni, dichiarato nel 1990 Giusto tra le nazioni a Yad Vashem per la sua opera di salvataggio degli ebrei, proclamato dalla Chiesa servo di Dio in attesa di diventare beato, ed ora tratteggiato da una ricerca del centro Primo Levi di New York come un complice della persecuzione. Un ritratto a tinte fosche, cui ribatte oggi «L'Osservatore Romano», con un ampio articolo che il quotidiano della Santa Sede ha affidato alla storica ebrea Anna Foa. Già il titolo di prima pagina non la manda a dire: Per colpire la Chiesa di Pio XII, un riferimento alle polemiche sul comportamento di Papa Pacelli durante la Shoah. La storica parte dal «rivolgimento» della figura di un Giusto che «improvvisamente è stato trasformato in un persecutore di ebrei, in uno zelante esecutore degli ordini di Salò e dei nazisti». E aggiunge: «Mi auguro che il Museo di Washington, che ha immediatamente cancellato dai suoi siti e dalle mostre il nome di Palatucci, abbia avuto accesso alla documentazione e non solo alla lunga analisi che ne fa il centro Primo Levi». Un'analisi, nota, che peraltro può «al massimo ridimensionare» il numero di ebrei salvati (si parlò di cinquemila) da Palatucci, ma «non certo» trasformarlo in aguzzino. Il punto, però, è distinguere le «interpretazioni» dalle «fonti» non ancora accessibili. Così, in attesa dei nuovi «documenti», Anna Foa sottopone a critica le accuse che ne deriverebbero. Il dossier demolisce la tesi dei salvataggi in massa di ebrei, ma «nulla dice dei salvataggi individuali compiuti», come «tace sulle testimonianze che li documentano», quelle «degli stessi ebrei salvati da Palatucci». Parla della sua adesione a Salò «ma nulla dice della possibilità, sostenuta da almeno una fonte, che egli abbia agito come membro del Comitato di liberazione nazionale sotto il falso nome di Danieli». E ancora afferma che i documenti dell'arresto di Palatucci menzionano solo la sua attività «a favore del nemico», ma non si chiede se all'epoca il salvataggio di ebrei «sarebbe stato nominato esplicitamente oppure compreso nelle attività a favore del nemico». E così via. Del resto c'è un problema di «mancanza di documentazione», ma le attività di salvataggio sono segrete: succede lo stesso per gli ebrei salvati nei conventi di Roma. «Vogliamo negarlo in base alla mancanza di documenti scritti?». Certo, su Palatucci ci sono state anche «interpretazioni agiografiche». Ma la conclusione di Anna Foa è il sospetto di un pregiudizio negativo: «Ora come ora, in presenza di condanne infondate tanto definitive, ciò che è fondamentale è rispondere attraverso la documentazione a queste semplici domande: Palatucci ha o no salvato degli ebrei? Palatucci ha o no denunciato degli ebrei? Solo a queste domande ci aspettiamo che i documenti diano una risposta. Tutto il resto è commento».

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