Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 22/06/2013, a pag. 15, l'articolo di Francesca Paci dal titolo " Inneggia ad Allah. Ebreo ucciso da una guardia ".
a destra, la folla davanti al Kotel
La titolazione è ambigua, lascia intendere che, in Israele, si rischi di venire ammazzati a colpi di pistola se si è musulmani e si inneggia ad Allah. Niente di più distante dal vero.
La guardia ha sparato perché l'uomo, Doron Ben Shlush, era chiuso in un bagno e urlava 'Allah u-akhbar' in un luogo affollato, il Kotel, proprio come avrebbe potuto fare un terrorista islamico.
Ecco il pezzo:
Doron Ben Shlush
Il Muro del Pianto affollato per la preghiera, qualcuno che urla «Allah u-akbar», una raffica di colpi: quando ieri mattina sono rimbombati gli spari nel più santo dei luoghi ebraici, Gerusalemme ha temuto il peggio, il ritorno degli attentati, la paventata terza Intifada proprio a ridosso di quella Spianata delle Moschee da cui era partita la seconda. Invece, dopo essersi gettati a terra proteggendosi la testa, i fedeli hanno scoperto che a essere stato ucciso per errore non era un terrorista ma un loro correligionario, Doron Ben Shlush, 46 anni, nato in Francia e morto nella Città Santa per mano di un poliziotto israeliano particolarmente lesto col grilletto, allarmato dalle grida provenienti da un bagno pubblico.
«È una tragedia» commenta a caldo il rabbino capo Shmuel Rabinovic. Anche a distanza di tempo, però, il protagonista di questo dramma degno di Artaud resta un’incognita e le circostanze della sua morte parrebbero assurdamente legate a un malinteso.
Doron, divorziato, capelli lunghi raccolti a coda e baffi importanti, risiedeva a Gerusalemme senza fissa dimora e si manteneva lavorando in una mensa per poveri gestita dalla setta ebraica ortodossa Habbad, dove gli era consentito di restare a dormire. Lo si vedeva spesso al Muro del Pianto, a parecchi era capitato di sentirlo discettare di politica, ricordano che spendeva parole di comprensione nei confronti degli arabi, degli ebrei, delle due confessioni congiunte.
Ieri mattina d’improvviso gli agenti di sorveglianza corrono verso i gabinetti dove ci sono un uomo ferito a morte e un collega druso che ripete di averlo sentito strillare «Allah u-akbar» mentre tentava di estrarre qualcosa dalla tasca. Per questo gli avrebbe sparato uno, due tre, tanti colpi. E mentre le organizzazioni islamiche protestano contro l’abuso di potere, gli investigatori non trascurano la pista di una questione personale tra i due.
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