Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 20/06/2013, a pag. 12, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "No ai colloqui coi taleban. Karzai sgambetta gli Usa".
Maurizio Molinari, Hamid Karzai
Hamid Karzai fa lo sgambetto a Barack Obama sui negoziati di pace in Afghanistan. A poche ore dall’annuncio del presidente americano al G8 sull’inizio delle trattative fra Kabul e i taleban, Karzai fa sapere che la delegazione afghana «non si presenterà» all’appuntamento di Doha, in Qatar, aggiungendo che «sono sospesi anche i negoziati con Washington» per il mantenimento di 16 basi americane dopo il ritiro delle truppe nel 2014.
Il doppio affondo del presidente afghano contro Obama nasce dall’irritazione per quanto avvenuto a Doha, dove i taleban si sono affrettati ad aprire l’ufficio di rappresentanza accompagnandolo con gesti plateali: l’esposizione della loro bandiera dall’edificio, la denominazione della sede come «Ufficio politico dell’Emirato islamico dell’Afghanistan» e la presenza di numerose tv al taglio del nastro, con il conseguente successo di immagine nel mondo arabo. Per Karzai «l’ufficio dei taleban a Doha deve essere solo un indirizzo» perché «non hanno il diritto di esporre la bandiera né di definirsi un Emirato islamico essendo solo un gruppo di insorti, senza status legale». Da qui la decisione di «ordinare alla delegazione del governo di non partire per Doha» con l’intento di mettere in imbarazzo l’amministrazione Obama. «Il modo in cui i taleban hanno aperto la sede di Doha è in contrasto con le assicurazioni avute» tuona Karzai, che giudica alla stregua di una provocazione l’arrivo a Doha dell’inviato Usa James Dobbins per incontrare i taleban «prima di accordarci sulle modalità».
In sostanza, Karzai rimprovera a Obama di aver accelerato tempi e modi dell’apertura ai taleban scavalcando Kabul e consegnando alla guerriglia una legittimazione che potrà avvenire solo a pace siglata. Ed è sulla base di tale disappunto che telefona al Segretario di Stato, John Kerry, decidendo di sospendere il negoziato bilaterale sulle basi permanenti: se Washington apre ai taleban, tutto torna in forse. Le fibrillazioni fra Washington e Kabul regalano spazio politico ai taleban, che si affrettato a confermare: «Giovedì a Doha vi sarà l’incontro con i rappresentanti degli Stati Uniti» finalizzata a discutere «lo scambio di prigionieri». Una delegazione americana è arrivata in Qatar proprio per tali colloqui anche se la marcia indietro di Karzai complica la cornice negoziale.
Nel tentativo di rimettere il processo di pace sui binari, Obama sfrutta l’incontro con la cancelliera tedesca Angela Merkel a Berlino per smorzare le tensioni. «Ho parlato a lungo con Karzai prima e dopo l’apertura dell’ufficio dei taleban a Doha» dice Obama, mostrandosi consapevole dei «malumori per come i taleban hanno aperto la sede in Qatar». «Sapevamo che vi sarebbero state frizioni all’inizio del negoziato ammette Obama - perché fra le parti c’è enorme sfiducia, in quanto si combattono da lungo tempo e la guerra continua ancora ma credo che tutti, incluso Karzai, riconoscano il bisogno di arrivare ad una riconciliazione politica». Intanto i taleban continuano a attaccare: quattro soldati Usa e cinque agenti afghani sono stati uccisi nelle ultime 36 ore.
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