Resisterà Morsi alla tempesta in arrivo ?
Commento di Zvi Mazel
Uscito in ebraico per "Jerusalem Center for Public Affairs", in inglese uscirà venerdì 21.06 su "The Jerusalem Post" (http://www.jpost.com/Features/Front-Lines/Arab-World-Will-Morsi-weather-the-storm-317265)
(Traduzione di Angelo Pezzana)
Mohamed Morsi
Con la grande dimostrazione prevista per il 30 giugno prossimo, un recente sondaggio rivela come la popolarità del presidente egiziano sia scesa dal 57% dell’anno scorso al 28% di oggi. I giovani rivoluzionari che avevano rovesciato Mubarak hanno lanciato un nuovo movimento – chiamato Tamarod, ribellione – e stanno guidando una campagna per obbligare Morsi a dimettersi. Lo accusano di aver tradito la rivoluzione, instaurato un regime dittatoriale e oppressivo, incapace di far uscire il paese dalla crisi economica. Gli imputano anche di avere sfacciatamente messo a capo di tutti i livelli dello Stato uomini dei Fratelli Musulmani, l’organizzazione che dichiara apertamente di voler rifondare il Califfato, anche se Morsi non ne è più membro da quando è diventato presidente. In uno dei suoi atti tesi a consegnare tutto il potere ai Fratelli, ha nominato Ministro della Cultura uno dei Fratelli più dogmaticamente religiosi. Appena installatosi al potere ha immediatamente licenziato i direttori dei dipartimenti di musica, teatro, letteratura, arte, provocando forte reazioni fra gli egiziani. Lo stesso è avvenuto nei Ministeri dell’Educazione e della Religione. Tutta la Fratellanza cerca di avere il controllo più assoluto nel campo dell’educazione, religione e attività culturali in genere, per uniformare le nuove generazioni alla sua ideologia. Questa settimana Morsi ha nominato 17 nuovi governatori, 7 appartengono ai Fratelli Musulmani, e uno, il governatore dell’area di maggior interesse turistico - Luxor – è membro della Gamaa al Islamiyya, l’organizzazione terroristica responsabile del massacro di Luxor del 1997, dove vennero uccisi 57 turisti stranieri !
Dato che la Camera bassa del Parlamento è stata cancellata dal tribunale, Morsi sta premendo su quella alta, alla quale, con un decreto presidenziale, ha affidato i poteri legislativi presidenziali attribuita dalla nuova costituzione, un numero importante di leggi volute dalla Fratellanza Musulmana riguardante le Ong, il processo elettorale e i diritti politici dei cittadini. Leggi che ne riducono significativamente i diritti fondamentali, molte della quali non sono state accolte dalla Suprema Corte Costituzionale.
Il “Movimento Ribelle” ha diffuso una petizione per dimissionare Morsi e si propone di raccogliere 15 milioni di firme prima del 30 giugno, essendo già arrivato a circa 7 milioni. Il movimento sta adesso organizzando una protesta di massa contro Morsi e il regime della Fratellanza attraverso l’intero paese, con l’obiettivo di costringere il 30 giugno il presidente alle dimissioni. Ci riuscira ?
La maggior parte dei partiti non islamici hanno dichiarato il loro sostegno all’iniziativa dei ribelli e parteciperanno alla grande manifestazione nazionale di fine mese. Hanno anche aderito il “Fronte di Salvezza Nazionale” guidato da Mohamed el Baradei, come Amr Mussa e Haamdeen Sabahi. Mussa si è spinto oltre, dichiarando che il 30 giugno segnerà la fine del Regine di Morsi. Il fronte, che unisce liberali, sinistra e i nasseriani popolari è l’unica opposizione politica che rifiuta il dialogo con Morsi fin tanto che non saranno accolte tre richieste: annullamento della nuova legge elettorale che offre un chiaro vantaggio al Partito della Fratellanza, la formazione di un governo neutrale che funzioni fino a quando non saranno indette le elezioni, e le dimissioni del Procuratore Generale, eletto in violazione della legge.
Morsi e la Fratellanza si trovano di fatto isolati, persino i salafiti e altri gruppi religiosi – inclusi i militanti estremisti ai quali era stato concesso il rientro in patria dall’esilio – non li sostengono più, contrari a come viene applicata la Shari’a e diffidenti sulle reali mire della Fratellanza. Per inciso, la Fratellanza vorrebbe imporre maggiormente la Shari’a, ma ne è impedita dalle proteste popolari e dalla necessità di affrontare in primo luogo l’economia. Solo la Gamaa al islamiyya, una organizzazione estremista collegata all’assassinio di Sadat, sostiene apertamente il regime. Ha anche cercato di uccidere Mubarak negli anni ’90 e, con l’aiuto dell’Iran, ha messo in atto attacchi terroristi in tutto l’Egitto, uccidendo più di mille persone, sia egiziani che turisti. Il Consiglio Supremo delle Forze Armate, liberando i suoi militanti dal carcere, gli ha dato una aperta legittimazione.
Gli egiziani sono così stufi di Morsi che lo scorso venerdì, mentre usciva dalla moschea dopo la preghiera, è stato circondato da centinaia di persone che l’hanno bloccato insultandolo pesantemente, fin che è stato portato via a fatica dalle guardie del corpo alla sua auto. Ma anche contro le sedi della Fratellanza ci sono attacchi quotidiani in tutto il paese, come anche al Cairo davanti al palazzo presidenziale.
La gente è soprattutto preoccupata per la situazione economica. Finora il governo è riuscito a importare beni a prezzi controllati, ma soltanto grazie agli aiuti economici che ha ricevuto da Qatar, Arabia Saudita, Libia e Turchia. Morsi non è poi in grado di rispettare i termini imposti dal “Fondo Monetario Internazionale” per il prestito di 4.8 miliardi di dollari, perché impone delle riforme che colpirebbero le classi più povere, che però rappresentano il sostegno del regime.
A tutto ciò si aggiunge la crisi con l’Etiopia per il progetto di costruzione di una diga sul Nilo Blu che potrebbe impedire alle acque del fiume di raggiungere l’Egitto. Anche se sono in atto tentativi di raggiungere un accordo, gli egiziani si sentono colpiti in ciò che percepiscono essere i loro interessi vitali.
In un inutile tentativo di esibire la propria leadership, Morsi ha interrotto le relazioni con la Siria, un gesto che non sorprende e tutto sommato di poco interesse. I Fratelli Musulmani stanno accorgendosi che la situazione sta diventando seria. Giungono notizie sui gruppi giovanili dell’organizzazione che partecipano ad azioni para-militari per la difesa del leader e delle loro sedi attaccate dai manifestanti. In quanto all’esercito, con una inaudita percentuale del 94%, se ne sta tranquillo seduto a guardare senza intervenire, mentre il ministro dell’interno richiama in servizio migliaia di poliziotti dotati carri armati blindati per la protezione del regime.
Invece di redigere comunicati altisonanti, la Fratellanza si sta rafforzando per mantenere il suo potere sul paese, mentre Morsi ripete che sarà Allah a venire in suo aiuto. Sarà il tempo a dire se l’opposizione è sufficientemente forte e determinata per sfidare il loro potere.
Zvi Mazel è stato ambasciatore in Egitto, Romania e Svezia. Fa parte del Jerusalem Center fo Public Affairs. Collabora con Informazione Corretta