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Il Foglio Rassegna Stampa
19.06.2013 Se Obama si lascia incantare da Rohani, burattino di Khamenei
commento di Pio Pompa

Testata: Il Foglio
Data: 19 giugno 2013
Pagina: 3
Autore: Pio Pompa
Titolo: «Obama è già pronto a farsi ammaliare dall’Iran di Rouhani»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 19/06/2013, a pag. 3, l'articolo di Pio Pompa dal titolo " Obama è già pronto a farsi ammaliare dall’Iran di Rohani ".


Hassan Rohani                        Barack Obama

A Washington hanno tirato un sospiro di sollievo nell’apprendere dell’elezione a nuovo presidente dell’Iran del moderato Hassan Rouhani. Nonostante le parole d’ordine improntate alla massima prudenza l’affermazione di Rouhani costituisce per l’Amministrazione Obama un’indubbia boccata d’ossigeno soprattutto sui dossier del nucleare iraniano e della crisi siriana. In pratica, un’irripetibile occasione per rivedere le strategie e dilazionare ulteriormente le decisioni necessarie. “In buona sostanza – confida al Foglio un alto funzionario d’intelligence – non è escluso che gli Stati Uniti, pur nella consapevolezza che Teheran è a un passo dall’atomica, scelgano di ripartire da zero nelle trattative sull’arricchimento dell’uranio, considerando Rouhani un interlocutore maggiormente flessibile e affidabile. Come sperano possa esserlo anche sul versante del conflitto siriano sostenendo la partecipazione iraniana, sin qui osteggiata apertamente dalla Francia, alla conferenza di Ginevra 2, prevista per i primi di luglio. Ciò pur sapendo che il potere, in Iran, è nelle mani della Guida suprema, Ali Khamenei, e degli onnipresenti Guardiani della rivoluzione”. Bene ha fatto, quindi, il ministro dell’Intelligence israeliano Yuval Steinitz, in un’intervista resa domenica alla radio militare, a invitare le potenze mondiali a mantenere immutata la pressione sul regime degli ayatollah. “Il fatto è – continua il nostro interlocutore – che la politica estera americana si è mostrata, nei confronti di Teheran e Damasco, assai ondivaga e inconcludente. Bisognava proprio attendere i quasi 100 mila morti e il controverso uso di armi chimiche da parte di Bashar el Assad per decidere di fare qualcosa a sostegno dell’opposizione siriana? In realtà, nonostante le dichiarazioni, Washington e i suoi più stretti alleati non hanno alcuna intenzione di restare direttamente coinvolti nel tritacarne siriano. Ecco perché sembra incerta persino l’annunciata fornitura di armi ai ribelli. E’ di venerdì scorso la notizia dell’arresto da parte degli apparati di sicurezza turchi, vicino al confine con la Siria, di 12 terroristi legati al gruppo qaidista siriano di Jabhat al Nusra, trovati in possesso di quasi due chilogrammi di gas sarin per un attentato contro la città turca di Adana”. Non va poi dimenticato che Rouhani è stato il rappresentante di Khamenei al Consiglio di sicurezza nazionale. “Lo stesso che – sottolinea la nostra fonte – avrebbe redatto un documento strategico volto a impedire con ogni mezzo che la Siria possa divenire un avamposto per l’offensiva sunnita che sta provocando, soprattutto in Pakistan, Afghanistan e Iraq, migliaia di morti tra le comunità sciite: un’offensiva senza precedenti all’origine della fuga verso l’Iran di centinaia di migliaia di sciiti. Un problema grave per Teheran viste le disastrose condizioni economiche in cui versa il paese”. L’Iran si sente accerchiato e fa affidamento sull’astuzia e l’abilità di Hassan Rouhani per uscire dall’isolamento, senza deflettere minimamente da due elementi che considera vitali: il programma nucleare militare e il controllo della Siria.

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