Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Un giallo italiano che rievoca il passato Stefano Jesurum recensisce 'Nessuno è innocente' di Roberta De Falco
Testata: Corriere della Sera Data: 18 giugno 2013 Pagina: 39 Autore: Stefano Jesurum Titolo: «Sangue e maschere sulle rive di Trieste»
Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 18/06/2013, a pag. 39, l'articolo di Stefano Jesurum dal titolo "Sangue e maschere sulle rive di Trieste".
Roberta De Falco, Nessuno è innocente (Sperling&Kupfer)
Titolo azzeccatissimo (seppur non originale), questo Nessuno è innocente, perché il thriller di Roberta De Falco (Sperling & Kupfer, pagine 212, 16,90, disponibile anche in ebook) racconta proprio una storia in cui non sembrano esserci innocenti. Non che ci siano diversi colpevoli, no, anzi, alla fine, si può persino credere erroneamente che di Colpevoli con la C maiuscola — nel romanzo?, nella vita? — non ne esistano affatto. Identità misteriose, ingannevoli, umane, mutanti, «di confine», come si addice a un poliziesco, oltre a tutto un giallo ambientato a Trieste, dove le folate di bora mescolano in un mulinello vorticoso presente e passato, i piercing dei ragazzotti fatti di birra e il triangolo verde contrassegno dei kapò, le melodie della Mitteleuropa e Lascio Dalla, la Risiera di San Sabba ovvero l'unico lager nazista in terra italiana e la dieta Dukan, legami e memoria e rimorsi. Identità ingannevoli, a cominciare da quella dell'autrice. Roberta De Falco infatti altro non è che lo pseudonimo di Roberta Mazzoni, esperta sceneggiatrice che si è evidentemente stufata di scrivere su commissione e ha deciso di inventare storie (sì, al plurale perché Nessuno è innocente è il primo atto di una trilogia) senza che produttori, registi o funzionari televisivi ci potessero mettere becco. Così ecco che a mo' di film il libro si apre con i titoli di testa, personaggi e interpreti, e via una paginata di nomi: chi ci sarà sempre come il commissario della Mobile Benussi, sua moglie Carla e la figlia Livia, gli ispettori Elettra Morin e Valerio Gargiulo, il pubblico ministero Rosanna Guarnieri; e coloro intorno a cui ruota di volta in volta la «puntata», a iniziare, in questo caso, dalla vecchia Ursula Cohen, il cui cadavere in mare viene scambiato da un jogger per una medusa. E l'intera trama gira intorno alla Cohen e alla villa in cui abita... Smarrimenti di sé, ragnatela di vite ordinarie che come in un puzzle s'incuneano una nell'altra alla ricerca inconsapevole della tessera mancante, della connessione tra una badante brasiliana e quel rivedere da biglia di tuo fratello che rotola sul pavimento della Risiera, la pipa di tuo padre ancora nel cappotto di cammello, il tuo improvviso mutismo...», del collegamento tra un pescivendolo arricchito e «quella musica notturna che copriva le torture...». Di sicuro anche un modo per dare consapevolezza a un pubblico in cerca di intrighi ed evasioni di ciò che l'Italia è stata e con cui non ha mai voluto né vuole fare i conti. Un poco come il commissario Benussi, bravo ma ormai stanco, frustrato e tendenzialmente pronto ad accontentarsi degli indizi più facili, delle soluzioni e autoassoluzioni più semplici. E la Storia cova nella trama e nei suoi colpi di scena, le abili mani della sceneggiatrice De Falco/Mazzoni fanno riecheggiare, ribaltandole, le parole del grande teatro di sempre. La vittima si interroga disperata su come l'uomo diventi carnefice: «... E non sentono, quei mostri, lo stesso dolore nostro quando muore un loro bambino, quando perdono la moglie o la madre? Non è lo stesso cuore che batte in loro come in noi? E allora perché lo fanno? Perché nessuno di loro si è ribellato...». Il capovolgimento dello Shylock di Shakespeare. «Ma non ha occhi un ebreo? Non ha un ebreo mani, organi, sensi, affetti, passioni? Non si nutre degli stessi cibi, non è ferito dalle stesse armi, non è soggetto alle stesse malattie, non si cura con gli stessi rimedi, non è riscaldato e raggelato dallo stesso inverno e dalla stessa estate come lo è un cristiano?...». Ancora oggi Trieste, nelle pagine di Nessuno è innocente, è confine, limite, sentinella. Sotto forma di thriller.
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