Quest'anno tra i mie alunni vi era una ragazza arabo- israeliana (da parte di padre) e italiana (lato materno); fanciulla simpatica, non troppo studiosa, ma allo stesso tempo desiderosa di migliorare.
Senza voler raccontare ai lettori di IC il suo percorso scolastico, mi piace dire che la mia alunna ha, in più occasioni, ribadito la differenza tra gli arabi e gli israeliani: i primi chiusi ad ogni cambiamento i secondi aperti e liberi; lei ha vissuto alcuni anni in una località nei pressi di Tel Aviv, sottolineando che respirava aria di libertà appena usciva dal suo villaggio abitato in prevalenza da arabi: finalmente, diceva, non doveva indossare il velo, che suo padre voleva sempre imporle nè rispettare odiosi precetti che vanno contro la sua natura; mi ha spesso ripetuto che in Israele si vive bene, che Tel Aviv è bella ecc.
Perchè non dovrei credere a una ragazza di 17 anni e fidarmi sempre dei filopalestinesti pacifinti- compreso l'emerito professore ebreo anti-israeliano Richard Falk, di cui ha scritto con chiarezza Deborah Fait in un suo recente articolo ?
Cordialmente,
Lara Zinci.
La sua allieva ha ragione, ne è prova il fatto che gli arabi-israeliani, nel caso venisse ad esistere uno Stato palestinese, si guarderebbero dal trasferirvisi. Una costatazione, questa, che non viene mai pubblicata sui nostri giornaloni, che si spacciano per difensori dei diritti dei palestinesi.
IC redazione