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Libero Rassegna Stampa
14.06.2013 Turchia: minimizzare la situazione e difendere la posizione di Erdogan
Lo fa Marcello De Angelis, ex deputato del Pdl e direttore del Secolo d’Italia, su Libero

Testata: Libero
Data: 14 giugno 2013
Pagina: 17
Autore: Enrico Paoli
Titolo: «No global, turisti e la sera a casa. Vi svelo la truffa della rivolta turca»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 14/06/2013, a pag. 17, l'intervista di Enrico Paoli a Marcello De Angelis, ex deputato del Pdl e direttore del Secolo d’Italia, dal titolo "«No global, turisti e la sera a casa. Vi svelo la truffa della rivolta turca»".


Marcello De Angelis                 piazza Taksim

L'intervista di Enrico Paoli a Marcello De Angelis è al di là di qualunque livello accettabile in un quotidiano a diffusione nazionale. La violenza delle istituzioni continua ad affascinare una certa destra, la richiesta dei diritti va va spenta con la forza. Il SECOLO d'ITALIA  dei tempi nostalgici del fascismo. Che dire di LIBERO che la sposa in toto ?
 Eccola:

Marcello De Angelis, ex deputato del Pdl e direttore del Secolo d’Italia, davvero non abbiamo capito nulla su quanto sta avvenendo in Turchia?
«È che i fatti vengono raccontati in modo molto esagerato, da tutti. Per questa ragione ho preso un aereo e sono andato a vedere con i miei occhi quel che accade in piazza Taksim».
E cosa sta accadendo?
«Che la situazione è meno grave di come viene rappresentata. La piazza in questione non è affatto il polmone verde della città, basta andare su Google heart per averne la prova, e molti dei cosiddetti manifestanti sono turisti di passaggio. Gli altri sono assimilabili a no global o esponenti dei centri sociali. Quando cala la sera vanno tutti a casa. Quello di Erdogan, poi, non è un regime - i regimi sonouna cosa seria - ma una democrazia compiuta dove il principale avversario del presidente è l’esercito, il quale sperava in una impennata delle violenze. Invece, di notte, ci sono i raid contro la polizia».
Per quale ragione?
«La costituzione turca permette alle forze armate di fare un colpo di Stato se il Paese viene gettato nel caos. Ma siccomenemmeno l’appello allo sciopero generale ha sortito effetti, perché non lo ha fatto nessuno, mi sembra un segnale molto chiaro. Si tratta solo di un problema di rappresentanza parlamentare».
Insomma, l’esatto contrario di quanto è stato raccontato fino ad oggi? «Esattamente. E l’aver documentato i fatti mi è costato un bel po’di attacchi».
Da parte di chi? «Dei frequentatori dei social network, Twitter e Facebook. Una grandine d’insulti».
Solo perché sei andato a vedere e hai raccontato sul quotidiano romano Il Tempo ciò che hai visto?
«È che se racconti la verità ti becchi una quantità d’insulti che non t’immagini. Su Twitter e Facebook, dopo il mio viaggio in Turchia, sono stato bersagliato da epiteti di tutti i tipi. Vorrei tanto andare nei posti dove accadono i fatti e tornare dicendo: “peccato, mi sono sbagliato. Le cose stanno esattamente come sono state descritte”. Invece accade sempre il contrario. O, almeno, così è stato sino a oggi».
Il pregiudizio, quindi, è più forte della realtà, dell’esperienza diretta, del racconto fatto con gli occhi?
«Sì. In un cinguettìo su Twitter ho scritto che se non ci credete che piazza Taksim non è il polmone verde della città, andate sul sito dove ci sono le immagini satellitari e vi renderete conto che rispetto ai parchi disseminati per Istanbul si tratta di un giardinetto e nulla più. Tutto non giustifica una rivoluzione».
Insomma, si tratta di un pretesto...
«Erdogan sostiene, ma io non lo credo, che dietro a tutto ciò vi sia la Siria, che avrebbe deciso di vendicarsi per le presunte interferenze della Turchia nelle vicende di Assad. Mi sembra tutto molto strano. Per mistificare la realtànonimporta scrivere il falso, basta omettere dei particolari. E uno dei dettagli riguarda il modo con il quale è stato raccontato l’appello fatto dal presidente Erdogan ai suoi sostenitori. Io domenica l’ho sentito: ha semplicemente chiesto ai suoi sostenitori di dare un esempio di democrazia vincendo le prossime amministrative. Nei tg di casa nostra è stato affermato che Erdogan incitava i suoi a dare una lezione alle opposizioni, punto. Con dietro le immagini della polizia che caricava. Non è stato detto il falso, è bastato dimenticarsi di alcuni dettagli».
Eppure la Turchia è un tassello fondamentale nello scacchiere europeo.
«Non sono il massimo esperto del Paese, ma da parlamentare me ne sono occupato a lungo, e so che rappresenta un elemento fondamentale per gli equilibri del vecchio continente, sia dal punta socio-economico che militare. Si tratta di un Paese strategico. Chi conosce l’islam sa che nonèun mondomonolitico,ma è ferocemente preda di una violenta guerra interna fra sciiti e sunniti che dura da vent’anni. Ci sono più morti nella faida fra le due fazioni che negli attentati. I sunniti turchi sono i più democratici. E lo sviluppo economico lo dimostra ampiamente».
E a questo punto cosa accadrà?
«Erdogan il dittatore del regime turco, non solo ha accettato di incontrate i ribelli, ma è disposto a fare un referendum per decidere la sorte di questi 100 alberi. Unacosache anoiapparequanto meno originale. Immagina se qui il governo decidesse di fare un referendum sulla Tav, il proponente verrebbe considerato un irresponsabile. Erdogan il dittatore, invece lo fa. E, tanto per essere chiari, in una parte di piazza Taskim ci sono due ecomostri in disfacimento che occupano migliaia di metri cubi. Altro che polmone verde. Gli oppositori più acerrimi di Erdogan, dopo questa tensione e il conseguente ritorno alla normalità, prevedono la limitazione degli alcolici e la relativa pubblicità. Peraltro il presidente turco non ha fatto altro che applicare le regole europee contro il fumo, un modo per ottenere ulteriore consenso . E lo chiamano regime».

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