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La Repubblica Rassegna Stampa
10.06.2013 Gaza: la prigione a cielo aperto dove il carceriere è Hamas
cronaca di Fabio Scuto

Testata: La Repubblica
Data: 10 giugno 2013
Pagina: 30
Autore: Fabio Scuto
Titolo: «Gaza. Ronde islamiche anti teenager no a creste e jeans a vita bassa»

Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 10/06/2013, a pag. 30, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo " Gaza. Ronde islamiche anti teenager no a creste e jeans a vita bassa ".
Un viaggio a Gaza, lo consigliamo a tutti quei giornalisti che di Gaza scrivono senza sapere com'è veramente.


Fabio Scuto

I poliziotti di Hamas nella Striscia vanno a caccia dei giovani "sospetti", li picchiano e poi li arrestano Proibita qualsiasi moda "all'occidentale": dai capelli lunghi alle cuffie per la musica sulle orecchie.

GAZA CITY- Ahmed, Hammad e Youssuf, si affacciano all’angolo della stradina sterrata e senza nome nel rione popolare di Rimal, controllano con attenzione che non ci sia nessuna faccia da poliziotto in vista. Poi si sistemano la cresta tirata su col gel, si accendono una sigaretta e si incamminano con quel passo strascicato obbligato dai pantaloni a vita bassa che strusciano sotto le sneacker Made in China, con l’aria di sfida che hanno i teenager di tutto il mondo. Ma la loro è diversa, perché la polizia di Hamas con una “special branch” dà la caccia a questi ragazzi come fossero criminali, nell’ambito della campagna “Tirati su i pantaloni”, destinata a eliminare da Gaza questa “piaga”. Le auto civetta della “polizia delle Virtù” battono le scuole, le università, gli abituali — pochi — luoghi di ritrovo in cerca di giovani con acconciature particolari, giudicate troppo stravaganti secondo il metro islamico, mutande che spuntano dai pantaloni. Modelli comportamentali che però i ragazzi della Striscia vedono ogni giorno dai video sulle tv arabe via satellite che stanno in ogni caffè di Gaza. Il fenomeno è dilagante e coinvolge migliaia di giovani sopra i 15 anni. Il ministro dell’Interno della Striscia Fathi Hammad vede come una missione “raddrizzare” questa gente e ha annunciato che i servizi di sicurezza del suo ministero «terranno d’occhio» chiunque cercherà di «abbassare il livello di mascolinità a Gaza». Capelli lunghi, hipster, cuffie per la musica sulle orecchie, dice Hammad, sono atteggiamenti da «nemici del popolo» e soprattutto comportamenti da dubbia sessualità, «per costoro non c’è posto fra di noi». L’islamico è prima di tutto macho, verrebbe da dire. Le ronde della polizia islamica si aggirano così per le strade in cerca di giovani “sospetti”. Raccontano Mahmoud e Youssef, due muratori di vent’anni: «Siamo stati fermati sul Lungomare mentre spingevamo la moto rimasta senza benzina, pensavamo che ci potessero aiutare. Ma prima ci hanno insultato e poi ci hanno portato al commissariato e tenuto ammanettati per tredici ore senza bere, né mangiare, né poter avvertire le nostre famiglie. Ci hanno anche pestato. Per essere scarcerati alla fine ci hanno obbligato con il rasoio elettrico a tagliare a zero i capelli l’uno dell’altro. Loro ridevano: è stato davvero umiliante». Di racconti così nella Striscia ormai se ne sentono a centinaia. La commissione per i reclami contro il comportamento della Polizia ha già ricevuto 42 “proteste” di altrettante famiglie per le umiliazioni e i pestaggi a cui i figli sono stati sottoposti durante il “fermo” alla stazione di polizia. Dopo aver messo fuorilegge la musica ai matrimoni, l’Hip hop, adesso anche il “look” dei ragazzi diventa un altro tassello dell’islamizzazione forzata di 1,8 milioni palestinesi nella Striscia; che non va avanti a colpi di editti impugnabili, ma di minacce, intimidazioni, piccole e grandi vendette. Hamas ha già vietato alle donne di fumare nei locali pubblici il narghilè (c’è qualcosa di voluttuoso nel gesto), di andare in moto anche se con il marito (è sconveniente che una donna sieda a cavalcioni), la passeggiata in spiaggia o in strada se non accompagnata da un parente maschio; l’hijab poi è diventato obbligatorio negli uffici pubblici, nelle scuole e nelle università. Nella continua ossessione del controllo della “virtù” della popolazione Hamas esercita anche uno stretto controllo su Internet — bloccati tutti i siti a contenuto hard — con uno speciale dipartimento le email, profili Facebook e social network sono attentamente osservati. Il colpo definitivo alla trasformazione della Striscia di Gaza in una sorta di emirato islamico è la nuova legge sull’Istruzione che Hamas imporrà dal prossimo ottobre: l’articolo 46 vieta le classi comuni per ragazzini dai nove anni di età, e si applicherà in tutte le scuole pubbliche, private e internazionali. Nella società palestinese conservatrice, l’idea della separazione delle classi dalla comparsa della pubertà è ampiamente accettata — anche in Cisgiordania dove governa l’Anp di Abu Mazen — ma non è obbligatoria per legge: sono le autorità scolastiche locali a scegliere in base alla sensibilità dei residenti. «Si basa tutto sulla discriminazione contro le bambine, che riprende una tradizione di un’epoca in cui non c’era nessun ri- spetto per i loro diritti ed erano scambiate come una merce», accusano al Center for Women’s Legal Research and Consulting, unica organizzazione di patrocinio per le donne nella Striscia. A Gaza ci sono 699 scuole frequentate da 466.000 studenti, di queste 397 sono pubbliche e 243 sono gestite dall’Unrwa — l’agenzia Onu per i rifugiati — e 46 sono invece istituti privati. L’Unrwa si è dovuta “adeguare” a questo sistema già da tempo, percorrendo una “zona grigia” nella quale i fondamentali diritti umani — di eguaglianza e parità fra i sessi — certamente si opacizzano. Sono disperati nella piccola comunità cristiana della Striscia, una “Fort Alamo” di 1500 credenti e fra loro 200 cattolici. «Nella Striscia abbiamo tre scuole e non abbiamo risorse per costruirne altre tre: per mettere in una i ragazzi e nell’altra le ragazze », racconta William Shomali, vescovo ausiliare e vicario generale per la Palestina del Patriarcato latino di Gerusalemme. «Abbiamo provato a resistere: abbiamo proposto di mettere, in classe, i maschi seduti davanti e dietro le femmine, ma ad Hamas non basta perché — ci è stato risposto — nel mezzo c’è sempre il demonio». Nari, 9 anni, alunno della scuola cattolica privata “Santa Famiglia” di Gaza City, riassume con innocenza i suoi sentimenti e quelli degli altri scolari: «Ma chi sono questi per venire a dirci come ci dobbiamo comportare con le nostre compagne di scuola?».

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