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La Stampa Rassegna Stampa
07.06.2013 Guerra al terrorismo, Obama segue la strada di Bush
Cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 07 giugno 2013
Pagina: 15
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Barack come il 'nemico' Bush nella guerra al terrorismo»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 07/06/2013, a pag. 15, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Barack come il 'nemico' Bush nella guerra al terrorismo".


Maurizio Molinari        Barack Obama con George Bush

La richiesta trimestrale dell’Fbi a Verizon di ottenere i tabulati delle telefonate di tutti gli utenti conferma che Barack Obama ha fatto propri i metodi della guerra segreta al terrorismo ereditati dal predecessore George W. Bush, ma con una differenza: accrescendone l’intensità di impiego.

Simili richieste alle compagnie telefoniche sono iniziate nel 2006, sotto Bush, quando l’intelligence decise di creare a Fort Mead, in Maryland, una cittadella di palazzine dove immagazzinare i «Big Data» raccolti con la sorveglianza elettronica delle comunicazioni sul territorio nazionale. Questa scelta della Casa Bianca fu adottata assieme a Robert Muller, il direttore dell’Fbi che si insediò pochi giorni prima dell’11 settembre 2001 e terminerà a fine estate un mandato di 12 anni: è lui il primo tassello per comprendere la continuità d’azione fra Bush e Obama nella caccia senza quartiere ai terroristi interni. Obama si insediò il 20 gennaio 2009 e nel primo anno di presidenza sembrò avverarsi - dalla strage di Fort Hood agli arresti in North Carolina fino all’imam yemenita-americano Anwar Al Awlaki - il peggior incubo di George W. Bush: la proliferazione dei jihadisti interni. Ne seguì un aumento di intensità dei metodi di indagine che l’Fbi aveva definito dopo l’11 settembre, quando il capo del commando di Al Qaeda, Mohammed Atta, aveva operato a lungo in libertà sul territorio nazionale. Da qui la mega-operazione di sorveglianza della polizia di New york nei confronti degli studenti musulmani nel Nord-Est, l’incremento delle infiltrazioni fra i jihadisti e l’accumulazione massiccia dei «Big Data» - telefonici e digitali per poter dare agli analisti della «National Security Agency» più informazioni possibili da setacciare, affinando così la caccia al nemico. Si spiega con questo potenziamento di attività anche l’approccio più aggressivo dell’amministrazione Obama nel perseguire penalmente le fughe di notizie sulla sicurezza invocando l’«Espionage Act» del 1917 ovvero la complicità con il nemico: se in 8 anni Bush lo fece 3 volte, il successore è già a quota 6, incluse le indagini che hanno portato a mettere sotto controllo buona parte della redazione dell’Ap e un giornalista di Fox News. La scelta di Obama di affidare l’eredità di Muller a James Comey, che fu viceministro della Giustizia sotto John Ashcroft seguendo la genesi di molte operazioni di sorveglianza, lascia intendere la volontà di continuare sulla stessa strada anche se a guidare il ministero c’è un liberal come Eric Holder. D’altra parte il jihadismo interno ha prodotto «lupi solitari» come gli attentatori ceceni di Boston, avvalorando la necessità di controlli sempre più minuziosi.

L’ala sinistra del partito democratico e l’Unione per le libertà civili americane percepiscono tali scelte di Obama come un oltraggio alla Costituzione ma in realtà sono il risultato di una svolta che iniziò quando Leon Panetta, da poco nominato capo della Cia, convinse nella primavera del 2009 il presidente democratico che interrompere la pratica degli «interrogatori rafforzati» sui terroristi non poteva comportare perseguire penalmente chi li aveva condotti perché, gli disse, «si tratta di agenti in prima linea nella difesa della nazione». E ancora: se Bush diede nel 2004 alla Cia l’autorizzazione di usare i droni per eliminare i terroristi di Al Qaeda i 47 attacchi condotti durante la sua presidenza impallidiscono rispetto agli oltre 300 avvenuti - solo in Pakistan - sotto Obama, la cui accelerazione si accompagna al debutto della «Kill List», l’elenco dei nemici da eliminare ovunque nel mondo. A ideare la «Kill List» è stato un altro veterano dell’amministrazione Bush in forza a quella Obama ovvero John Brennan, che nel 2004-2005 guidò il controterrorismo ed oggi è il capo della Cia nonché il più importante consigliere di Barack sulla sicurezza.

Droni, sorveglianza elettronica e incriminazione delle fughe di notizie sono i tre aspetti della guerra segreta al terrorismo che Obama ha ereditato e rafforzato, combinandoli con una politica estera che ha invece accelerato la conclusione dei confitti tradizionali in Iraq e Afghanistan.

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