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Corriere della Sera - La Stampa Rassegna Stampa
06.06.2013 Siria: Assad controlla Qusayr, roccaforte dei ribelli
cronaca di Davide Frattini, intervista di Maurizio Molinari a Jeffrey White

Testata:Corriere della Sera - La Stampa
Autore: Davide Frattini - Maurizio Molinari
Titolo: «Siria, cade la roccaforte dei ribelli. I generali di Assad: ora vinciamo - Chi ha quella città controlla la Siria. Ma non è finita»

Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 06/06/2013, a pag. 16, l'articolo di Davide Frattini dal titolo " Siria, cade la roccaforte dei ribelli. I generali di Assad: ora vinciamo ". Dalla STAMPA, a pag. 17, l'intervista di Maurizio Molinari da Jeffrey White dal titolo " Chi ha quella città controlla la Siria. Ma non è finita ".
Ecco i due articoli:

CORRIERE della SERA - Davide Frattini : " Siria, cade la roccaforte dei ribelli. I generali di Assad: ora vinciamo "


Davide Frattini

DAMASCO — La torre dell'orologio non ha più le lancette per segnare le ore, resta un fungo di cemento scorticato, le due palme che stavano di sentinella sono bruciate. È il simbolo della distruzione di Qusayr e dell'avanzata delle truppe di Bashar Assad. Il soldato sale in cima a quel che resta del monumento, conficca la bandiera siriana tra le pietre. La televisione del regime mostra i carri armati che avanzano, le ruspe rimuovono le macerie, al microfono il comandante delle operazioni annuncia un'altra pulizia: «La città è stata depurata dai terroristi».
I ribelli tenevano da oltre un anno questi palazzi a dieci chilometri dal confine libanese. L'offensiva dei lealisti è cominciata il 19 maggio, l'esercito regolare affiancato dai miliziani di Hezbollah: il movimento sciita ha inviato le sue truppe scelte a combattere al di là della frontiera in quella che è diventata una delle battaglie più importanti nei due anni di guerra civile siriana. Perché da Qusayr possono passare le armi e i rifornimenti per i rivoltosi, perché il clan al potere sta cercando di ritagliarsi un'area protetta da Damasco fino alla costa, perché la città è diventata l'emblema del conflitto. L'opposizione e i leader religiosi sunniti hanno incitato i guerriglieri anche stranieri a difenderla, la propaganda di Assad e di Hezbollah l'hanno eletta a tappa strategica verso la vittoria.
«Chi controlla Qusayr controlla il centro del Paese e chi controlla il centro del Paese controlla tutta la Siria», commenta il generale Yahya Suleiman alla televisione Al Mayadeen, legata al regime. Da Beirut il vicecapo di Hezbollah proclama: «Abbiamo dimostrato che il progetto di sconfiggere il governo siriano è un'illusione». L'Iran — finanziatore e sostenitore di Hebzollah — si congratula con il popolo siriano. L'opposizione ammette la sconfitta e può solo rilanciare sulle «battaglie future fino alla liberazione». Laurent Fabius, ministro degli Esteri francese, riconosce: «Assad ha segnato un punto».
I soldati si muovono tra le strade devastate di Qusayr, che per oltre due settimane è stata bombardata dall'artiglieria e dall'aviazione. Alla telecamera urlano «per te Siria siamo pronti a dare il nostro sangue». Il raid finale verso la città è stato lanciato all'alba di ieri, la maggior parte dei ribelli avrebbe lasciato le postazioni nella notte dopo la mediazione di leader libanesi come il druso Walid Jumblatt: avrebbe ottenuto l'evacuazione dei civili e dei feriti in cambio della ritirata. Gli elicotteri hanno dato la caccia agli insorti fino in Libano, mitragliando attorno al villaggio di Arsal nella valle della Bekaa.
Dentro la città erano rimasti intrappolati dagli scontri 15 mila civili, la metà degli abitanti. Adesso sarebbero scappati verso i villaggi più a nord, Dabaa e Bueida al-Charqiya. I rivoltosi raccontano di aver lasciato gruppi di combattenti a Qusayr per proteggere i feriti che non potevano essere trasportati. Sono asserragliati in parti della città da dove potrebbero tentare di riprendere il centro. L'opposizione attribuisce la sconfitta («temporanea») all'intervento di Hezbollah. Rivela che i miliziani dalla bandiera giallo-verde si preparano a dare l'assalto anche ad Aleppo, ancora contesa tra ribelli e truppe regolari.
Hassan Nasrallah, il leader del movimento libanese, ha scommesso sulla tenuta del regime. In un discorso due settimane fa ha presentato l'appoggio di Hezbollah come un'operazione per difendere gli sciiti e gli alauiti (la stessa setta degli Assad) dalla invasione dei combattenti stranieri sunniti, takfiri — come li ha chiamati —, islamici che accusano altri islamici di apostasia e per questo sono pronti a ucciderli.
La strada che da Damasco sale verso Homs e l'area di Qusayr attraversa le campagne attorno alla capitale. Harasta, Duma: in queste periferie è cominciata la rivolta venticinque mesi fa diventata guerra civile con oltre 90 mila morti. Adesso negli appartamenti dei palazzoni stanno nascosti i cecchini piazzati dai ribelli, il regime bombarda le case dal monte Qassiun. I soldati di Assad vogliono riconquistare anche queste zone, rendere sicuri gli spostamenti fino alla costa, dove gli alauiti — minoranza nel Paese — sono la maggioranza.
L'avanzata delle truppe lealiste complica l'organizzazione del vertice di Ginevra, già abbastanza difficile per i contrasti tra l'Europa, gli Stati Uniti e la Russia. Mosca ha spiegato che c'è ancora disaccordo sulla lista dei partecipanti e la conferenza è stata spostata a luglio, senza definire la data. Parigi e Londra hanno annunciato di avere le prove dell'utilizzo di gas chimici da parte del regime. «La comunità internazionale a questo punto è obbligata ad agire», ha detto François Hollande, il presidente francese.

La STAMPA - Maurizio Molinari : " Chi ha quella città controlla la Siria. Ma non è finita "


Maurizio Molinari               Jeffrey White

«L e forze del regime hanno espugnato Qusayr grazie ad una nuova tattica, per loro si tratta di una vittoria importante ma non decisiva sull’esito della guerra»: così riassume gli aspetti militari della battaglia appena conclusa Jeffrey White, ex analista d’intelligence al Pentagono ora impegnato a monitorare la crisi siriana per il Washington Institute.

Quale è le nuova tattica che il regime ha applicato a Qusayr?

«Ha impiegato le truppe regolari e irregolari, come le milizie, per stringere d’assedio la città impedendo ai ribelli di ricevere rifornimenti, adoperando poi il tassello più importante, gli alleati Hezbollah, come fanteria d’assalto che ha sostenuto le maggiori perdite. E inoltre la battaglia di terra è stata sostenuta da artiglieria, raid aerei e lanci di missili terra-terra. Basti pensare che in una sola giornata Qusayr è stata bersagliata da 16 raid aerei e tre missili. Questa combinazione di forze è la nuova formula militare applicata da Assad».

Quanti soldati ha impiegato Assad per espugnare Qusayr?

«Almeno 5-6000 uomini, affiancati da circa 2000 Hezbollah libanesi. Adesso tali contingenti vengono spostati verso i nuovi obiettivi, a cominciare da Homs e Aleppo».

Perché si tratta di una vittoria tattica importante?

«Per la posizione di Qusayr. Domina la strada che, passando per Homs, raggiunge la costa, roccaforte degli alawiti. Chi controlla Qusayr e Homs controlla la Siria centrale, la strada per Damasco e l’intera nazione. Per questo ora il regime vuole sconfiggere i ribelli a Homs, completando la riconquista di questo spazio strategico. E ancora: Qusayr è la porta di accesso alla Valle della Bekaa libanese, base degli Hezbollah, e dunque controlla il flusso di armi fra il regime e i suoi alleati più importanti».

Allora perché afferma che non è una svolta decisiva?

«Perché i ribelli nel frattempo hanno registrato successi in altre aree, come la provincia orientale di Hama, Deraa e Aleppo. Inoltre il conflitto siriano finora ci ha insegnato che tali successi militari in singole battaglie tendono ad essere incompleti perché vengono erosi nel tempo. Tanto i ribelli che il regime si sono trovati a dover tornare a battersi in aree che controllavano a Homs, alla periferia di Damasco, Aleppo e nella provincia di Deraa. Resta da vedere se Qusayr si rivelerà differente».

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