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Libero Rassegna Stampa
02.06.2013 Francia: servizi segreti controllano un centinaio di terroristi islamici
cronaca di Leonardo Piccini

Testata: Libero
Data: 02 giugno 2013
Pagina: 18
Autore: Leonardo Piccini
Titolo: «I cento terroristi che minacciano la Francia»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 02/06/2013, a pag. 18, l'articolo di Leonardo Piccini dal titolo "I cento terroristi che minacciano la Francia".


François Hollande

Un centinaio di jihadisti turbano il sonno dei servizi di sicurezza francesi. A lanciare l'allarme è lo Sdig, la Sotto Direzione per l'Informazione Generale (i servizi segreti interni), che d'ora in poi ha l'obbligo di incrociare tutte le relazioni di servizio e le segnalazioni dei propri confidenti con la Direzione Centrale dei Servizi di Sicurezza Interni (la Dcri, in pratica il controspionaggio). Un lavoro di squadra che intende superare divisioni e diffidenze tra i due servizi, per affrontare i rischi e le minacce del terrorismo di matrice islamica. L'arresto di Alexandre Dhaussy, il giovane francese convertito all'Islam che il 25 maggio scorso ha accoltellato un militare di pattuglia nel quartiere della Défense a Parigi, ha messo in luce le carenze del servizio segreto interno francese. Sul conto dell'attentatore esistevano infatti già da tempo dettagliate note informative, una delle quali era stata trasmessa i120 febbraio 2013 proprio allo Sdig indicava il neo convertito come un fanatico appartenente al movimento fondamentalista denominato "Tabligh Eddawa Illalah", una sorta di network mondiale di missionari itineranti, impegnati nella diffusione "porta a porta" della fede islamica. Un gruppo composto soprattutto da francesi e marocchini, in rapporti molto stretti con gli islamisti algerini del "Gia" e con gli egiziani della "Al Jamat al islamiya". E dunque il presidente francese Francois Hollande cerca di correre ai ripari, ordinando per l'appunto la costituzione di un nuovo gruppo di coordinamento interno allo Sdig, in modo tale da centralizzare tutte le segnalazioni inviate dalla polizia e dalla gendarmeria. Tanto che in poche ore sono stati raccolti 500 profili di persone sospettate di legami con ambienti fondamentalisti. Ecco, cento di questi vengono giudicati come estremamente pericolosi: sul loro conto indagherà un pool costituito da un commissario capo dell'antiterrorismo e da una mezza dozzina di agenti dei servizi segreti, supportati da squadre che avranno il compito di sorvegliare e pedinare i sospetti. Si calcola che almeno una ventina di uomini saranno impegnati ogni giorno per sorvegliare ciascuno dei sospetti terroristi. D'altro canto, la Dcri è già oggi n possesso di un voluminoso dossier denominato «Secret Défense», in cui sono annotati tutti gli episodi anomali che hanno per protagonisti sospetti appartenenti o simpatizzanti alle frange più estreme dell'integralismo islamico; ma anche profili e commenti via intemet e Facebook contro gli ebrei e l'Occidente, e ancora commenti e minacce propagati subito dopo un attentato terroristico. In pratica la DCRI sorveglierà giorno e notte un centinaio di sospetti simpatizzanti di Al Qaeda, che si ritrovano nelle reti del cyberjihadismo o che fanno parte di filiere impiegate nella guerra in Siria contro il regime di Bashar Assad: almeno una trentina di questi, sono da poco rientrati in Francia e sono tenuti sotto stretta osservazione, per evitare possibili attentati sul suolo francese. Attentati già accaduti nel 1995, quando Parigi fu teatro di gravi attacchi dinamitardi proprio ad opera del Gruppo Islamico Armato. Una fonte investigativa francese conferma a Libero che «nemmeno l'Italia è completamente immune da questa minaccia, visto che le investigazioni condotte in quadro di collaborazione internazionale hanno evidenziato l'esistenza anche nel vostro Paese di basi di supporto logistico, di proselitismo e di fi- nanziamen-to a favore di cellule terroristiche». C'è poi da dire che la battaglia contro il rischio jihad in Francia non è certo all'anno zero, ma deve comunque tener conto di una serie di paletti, come la recente pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo che ha ordinato alla Francia di non estradare in Marocco un uomo di 37 anni, accusato da Rabat di essere legato ad Al Qaeda per il Maghreb Islamico (Aqmi), perché diversamente rischierebbe di essere torturato. Quest'uomo si chiama Rachid Rafaa, è stato arrestato dalla polizia francese a seguito di un mandato di cattura internazionale per «costituzione di banda armata finalizzata al compimento di attentati terroristici». I servizi segreti francesi lo considerano come un elemento «molto pericoloso, legato alla jihad internazionale», ma in caso di espulsione la Francia verrebbe accusata di aver violato i principi sanciti nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Parigi ha ora tre mesi di tempo per preparare il ricorso davanti alla Grande Camera della Corte di Giustizia Europea e chiedere così l'espulsione dal suo territorio del marocchino sospettato di terrorismo internazionale.

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