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La Stampa Rassegna Stampa
31.05.2013 Usa, il repubblicano James Comey alla guida dell'FBI
cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 31 maggio 2013
Pagina: 14
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Comey, il repubblicano che osò sfidare Bush guiderà l’Fbi di Obama»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 31/05/2013, a pag. 14, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Comey, il repubblicano che osò sfidare Bush guiderà l’Fbi di Obama".


Maurizio Molinari     James Comey

Barack Obama sceglie un uomo di George W. Bush per la guida dell’Fbi. Il nome è quello di James Comey, un repubblicano convinto: ex manager di hedge fund, iscritto alle liste del «Grand Old Party» in Connecticut, elettore di John McCain nel 2008 e Mitt Romney nel 2012, ha alle spalle la carica non indifferente di viceministro della Giustizia a fianco di John Ashcroft ovvero il più conservatore dei ministri di George W. Bush. Ashcroft lo aveva individuato per l’abilità nel condurre le indagini: da procuratore in Virginia riuscì a perseguire 14 responsabili dell’attentato terroristico del 1996 alle Khobar Towers in Arabia Saudita dopo anni di fallimenti dei predecessori e da procuratore del distretto Sud di New York guidò le inchieste contro la stella tv Martha Stewart, sui reati finanziari di WorldCom e a carico di molti trafficanti di droga internazionali. Sono credenziali che contano per Obama, alla ricerca di un investigatore con il pugno di ferro per guidare l’Fbi che - durante i 12 anni di guida di Robert Muller - si è trasformata diventando il fronte avanzato del controterrorismo. Non a caso l’altra candidata era Lisa Monaco, consigliere del presidente sul controterrorismo.

Ma l’assedio degli scandali – dalle intercettazioni dei reporter alle ispezioni fiscali sui Tea Party – ha suggerito a Obama di evitare la scelta di una fedelissima, per scongiurare la guerra aperta con i leader repubblicani del Congresso. Tantopiù che Comey è un repubblicano assai pragmatico, come dimostrò nel 2004 con la volontà di sfidare l’amministrazione Bush in nome della legge. All’epoca il nodo era il rinnovo di un regolamento segreto sulla sorveglianza interna e Ashcroft, ricoverato in ospedale per gravi ragioni di salute, venne messo sotto forte pressione dalla Casa Bianca per autorizzarlo. Alberto Gonzales e Andrew Card, consigliere legale e capo di gabinetto di Bush, si recarono personalmente nella camera di ospedale a Washington per ottenere il via libera ma Comey si precipitò da Ashcroft, accusandoli di «far prevalere la politica sulla legge» e il rinnovo non vi fu. Quel braccio di ferro vinto ha trasformato Comey nel volto dei conservatori pragmatici al ministero della Giustizia, in maniera analoga al ruolo avuto da Robert Gates al Pentagono e che John Brennan ha nell’intelligence.

Chiamando Comney all’Fbi Obama conferma di volere nel proprio team sulla sicurezza consiglieri di tale profilo. Anche perché il ministro della Giustizia Eric Holder, che invece è un ultraliberal ed amico personale, si trova nella tempesta a causa delle intercettazioni a carico dei reporter. La ratifica da parte del Senato per l’unica carica decennale di Washington non dovrebbe causare grattacapi. Resta però da vedere quale ricetta Comey applicherà per risollevare il prestigio dell’Fbi, molto indebolito dall’attentato alla maratona di Boston, per via del fatto che gli agenti federali non sono riusciti a prevenirlo pur avendo indagato in passato sul terrorista ceceno che lo ha commesso.

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