sabato 19 aprile 2025
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



Clicca qui






Il Giornale Rassegna Stampa
28.05.2013 Terrorismo islamico: il risveglio di Londra ?
commento di Gaia Cesare

Testata: Il Giornale
Data: 28 maggio 2013
Pagina: 14
Autore: Gaia Cesare
Titolo: «Londra si spacca sul terrorismo. Così l’islam ci influenza da anni»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 28/05/2013, a pag. 14, l'articolo di Gaia Cesare dal titolo "Londra si spacca sul terrorismo. Così l’islam ci influenza da anni".


Il terrorista di Londra con le mani ancora insanguinate

Sui muri del centro islami­co di Bolton, alle porte di Manchester, qualcuno ha voluto dire la sua: «Islam=Evil», l'islam è il male. A Grimsby, nord dell’Inghilterra, contro le moschee sono partite le prime molotov. Segnali che fanno il pa­io con gli slog­an urlati subito do­po l'attentato di Woolwich da un centinaio di seguaci della «En­glish Defence League ». «Nessu­na resa alla feccia islamica» gri­davano incappucciati i fan del movimento nato nelle curve de­gli stadi inglesi e cresciuto pro­fessando la lotta aperta all' islam. In pochi giorni, i manife­stanti sono diventati mille e ieri sono tornati in strada, fino a Downing Street. «C’è un solo Lee Rigby», ripetevano svento­lando la Union Jack, per poi prendersela col governo: «Odia­mo David Cameron ». Nonostante gli appelli alla cal­ma, il desiderio di tornare alla normalità e la voglia di conviven­za pacifica della maggioranza degli inglesi, nelle periferie di Londra e nelle città «calde», quelle a fortissima immigrazio­ne e ad altissimo tasso di disagio sociale come Birmingham, Li­verpool o Bristol il clima è tesissi­mo dopo l'attacco del 22 mag­gio. La scritta «Islam» è compar­sa ieri sui monumenti ai caduti di Park Lane e Green Park, nella capitale, probabilmente frutto dell’azione di alcuni vandali. «Sapete cosa? La gente in questo Paese è incazzata - dice il leader della Defence League Stephen Lennon - Abbiamo una leader­ship debole, che ha permesso che tutto ciò accadesse. La gente ha paura di pronunciare la paro­la musulmano. Ha paura di of­fenderli ». Sotto accusa le politi­che sull'immigrazione e gli ec­cessi del politically correct che stanno spingendo sempre più inglesi fra le braccia della destra della destra, cioè del British Na­tional Party e dell'Ukip, il partito indipendentista che ormai i son­daggi danno al terzo posto. D'al­tra parte, nelle sue frasi deliranti dopo il massacro, anche il killer di Woolwich Michael Adebo­lajo ha spinto gli inglesi alla rivol­ta: «Liberatevi del vostro gover­no, a loro non importa di voi».
Come dall'atto più eclatante del terrorismo islamico- l'attac­co alle Torri gemelle­ i leader dei Paesi«nel mirino»giocano i pro­pr­i destini anche sulla lotta al ter­rore.
Ora tocca a David Came­ron, che tramite il ministro del­l’Interno Theresa May ha rimes­so sul piatto una serie di misure per inasprire la censura preven­tiva sui siti Internet e in tv, mette­re al bando i gruppi estremisti e spingere università e moschee a espellere i predicatori d’odio. Misure finora tenute nel casset­to per non scontentare gli alleati di governo, i LibDem sempre at­tenti a diritti e libertà civili, ma ri­spolverate sull’onda dell’indi­gnazione generale e che rischia­no di creare nuove tensioni nel­l’esecutivo, al punto da spingere i Tory a dover chiedere il soccor­so dei laburisti in Parlamento.
Non solo economia nella bat­taglia politica, ma anche strate­gie per combattere l’estremi­smo e intervenire sull'humus
culturale in cui trova terreno fer­tile. Fu così per George W. Bush, che fece da collante alla nazio­ne sotto attacco e con una visio­ne «neocon» decise di affronta­re il problema a muso duro: guerra in Afghanistan e guerra in Irak. Due conflitti che, nono­stante le molte polemiche, gli ga­rantirono la rielezione nel 2004.
Un anno nefasto, invece, per Jo­sé Maria Aznar, leader dei Popo­lari e premier di Spagna per due mandati consecutivi, scivolato a tre giorni dal voto proprio sul­l’attentato dell'11 marzo a Ma­drid. La fretta con cui il capo di governo additò i terroristi dell' Eta come responsabili della morte di 177 civili non fu tollera­ta dagli spagnoli e divenne cau­sa madre della sua bocciatura al­le urne.
Un anno dopo fu la volta di Tony Blair. Dopo gli attacchi del 7 luglio, al leader fino ad allora più amato di Gran Bretagna toc­cò fare i conti con una monta­gna di critiche: da destra per la politica delle «porte aperte» adottata dal Labour nei confron­ti degli immigrati e da sinistra per il mai perdonato intervento in Irak, considerato causa dell' odio islamico nei confronti del Regno Unito. Un conflitto frutto dell’asse con George W. Bush che i suoi non hanno mai digeri­to e per il quale l’eredità di Blair rimane molto più controversa in patria di quanto non solo sia all’estero.
L'anno scorso è stata la volta di Nicolas Sarkozy. Ma gli atten­tati di Tolosa e Montauban,
con­diti dalle polemiche sugli intrec­ci fra terroristi e servizi segreti, hanno solo accompagnato il pre­sidente alla porta di uscita dell' Eliseo.Ora sulla graticola c’è Ca­meron, contro cui l'assalto della destra estrema su immigrazio­ne e sicurezza sarà ancora più forte. A differenza di Obama, li­bero dallo stress delle urne, il premier inglese l'anno prossi­mo si gioca la partita della carrie­ra. Coi terroristi (e l’estrema de­stra) alle costole.

Per inviare la propria opinione al Giornale, cliccare sull'e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT