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La Stampa Rassegna Stampa
28.05.2013 Obama cerca di chiudere Guantanamo
cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 28 maggio 2013
Pagina: 17
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Obama, il carcere duro in Colorado la strada per chiudere Guantanamo»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 28/05/2013, a pag. 17, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Obama, il carcere duro in Colorado la strada per chiudere Guantanamo".

La soluzione prospettata da Obama per chiudere Guantanamo sarebbe o un altro carcere duro, ma in Colorado, oppure spedire i terroristi in Arabia Saudita, dove saranno accolti con tutti gli onori, idromassaggio compreso.
Meglio in Colorado.


Maurizio Molinari                                                    Barack Obama

Un penitenziario di massima sicurezza in Colorado o una spa in Arabia Saudita: sono le soluzioni opposte alla detenzione dei super-terroristi che stanno maturando a Washington e Riad. A dare un valore particolare è la rinnovata volontà del presidente americano Barack Obama di chiudere il carcere militare di Guantanamo, sull’isola di Cuba, perché se ciò avvenisse buona parte dei 166 rimanenti detenuti potrebbero proprio finire in Colorado oppure nelle mani delle forze di sicurezza saudite.

Il «supermax» di Florence è stato descritto da un’ex guardia carceraria come «una versione pulita dell’Inferno» per via della rigida disciplina applicata. Le sue celle ospitano già Zacarias Moussaui, complice dell’11 settembre, Ramzi Youssef, condannato per il primo attacco alle Torri nel 1993, Richard Reid, che tentò di far esplodere le scarpe dentro un aereo dell’Air France diretto a Miami, Faisal Shahzad, che fallì l’attentato con un’autobomba a Times Square nel 2010, e Adis Medunjanin, coinvolto nel piano per attaccare la metro di Manhattan nel 2009. Proprio il trasferimento di Medunjanin, deciso negli ultimi giorni, evidenzia la tendenza della giustizia americana a far convergere nelle celle di Florence i più pericolosi terroristi jihadisti. Ognuno di loro vive per 23 ore al giorno in totale isolamento dentro celle di 2 metri per 3 dove vi sono lavandino, toilette e docce costruiti in cemento inamovibile: mangiano in mini «tombe di cemento» con un’unica finestra sul soffitto e sono sotto costante sorveglianza. Anche l’Unabomber Ted Kaczynski, l’attentatore delle Olimpiadi di Atlanta Eric Rudolph e il boss mafioso Vincent Basciano sono detenuti in maniera analoga a Florence, da dove non è mai fuggito nessuno. Se Obama riuscirà a convincere il Congresso sulla chiusura di Guantanamo molti detenuti subiranno la stessa sorte mentre quelli rimpatriati in Arabia Saudita e Yemen - per via degli stretti legami fra Riad e Sanaa - potrebbero subire tutt’altra sorte ovvero essere accolti in un’accogliente spa a cinque stelle che il regno wahabita sta ultimando nella capitale. Si tratta di un complesso di 12 edifici, ognuno in grado di ospitare 19 terroristi in altrettante speciali suites con ogni comfort, oltre alla possibilità di rilassarsi in un centro benessere costruito ad hoc con piscina coperta, saune, palestra, zona massaggi e sala cinematografica. Un centro di accoglienza simile è già operativo a Jedda, altri più piccoli sono in attività da diversi anni e tre più grandi saranno costruiti nel Nord e nell’Est del regno. Il motivo lo spiega Said al-Bishi, direttore dei «centri di riabilitazione»: «Per combattere il terrorismo dobbiamo offrire ai detenuti un’alternativa intellettuale e psicologica attraverso il dialogo e la persuasione» ovvero includendo la possibilità di ricevere nelle suites visite delle mogli e di passare 2-3 giorni a casa «per ripagare il buon comportamento». Al-Bishi sostiene che sono già 2336 i terroristi di Al Qaeda che hanno frequentato i «corsi di riabilitazione» e «appena il 10 per cento è tornato in seguito all’estremismo islamico». Con evidente soddisfazione di Riad.

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