Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 28/05/2013, a pag. 50, l'articolo di Marco Ansaldo dal titolo "Turchia, la rivolta dei baci contro gli islamisti".
La protesta dei baci contro Erdogan
Recep Erdogan
Quanto può valere un bacio? Se dato in pubblico, nella Turchia in perenne contrasto fra modernità e islamizzazione, può costare una rivolta contro le autorità che lo vietano. Ai ragazzi che le sfidano, la reazione degli estremisti religiosi e l’assaggio di qualche coltellata. Al Paese che consente questo, un dato negativo che si ripercuote sulla sua immagine a dispetto dei tanti progressi fatti in ogni campo.
E’ accaduto l’altro giorno ad Ankara, quando i passeggeri che affollano il metro di una capitale che come Istanbul vive un traffico piuttosto complesso, hanno trovato dei cartelloni con su scritto: «Attenetevi a un comportamento in linea con le leggi morali». Che cosa era successo? Che le telecamere di sicurezza interne avevano immortalato alcune coppie di giovani in atteggiamento effusivo. Si baciavano sulla bocca, insomma.
In Turchia tutti i grandi centri, anche quelli dell’Anatolia, sono pieni di una gioventù moderna e cosmopolita, che ha viaggiato, e che si comporta né più né meno
dei loro coetanei di Parigi, New York, Roma. Molti sono anche gli omosessuali, che manifestano i loro gusti e il loro pensiero. E’ così che l’idea della rivolta è nata in un baleno, con il tam tam della rete. E la “protesta del bacio” è diventata un programma che almeno 200 giovani hanno voluto attuare nello stesso luogo del divieto.
Ma in Turchia più che altrove i servizi segreti funzionano bene. Ed è così che nel momento in cui i ragazzi sono giunti puntuali alla stazione di Kurtulus, hanno avuto la sorpresa di vederne gli accessi bloccati dalla polizia, in tenuta anti-sommossa. La protesta è comunque scattata: molte coppie si sono baciate sulla bocca fuori, altre sono invece riuscite a beffare il cordone degli agenti e a farlo dentro il metro. Con un atteggiamento multiforme: ragazzi con ragazze, ma c’è stato anche qualche contatto gay e saffico. In sostanza, un bacio di gruppo e prolungato, che ha fatto infuriare decine di giovani vicini al partito di origine islamica oggi al potere, piombati per imporre l’“ordine morale”. Lo scontro è stato inevitabile: con gli “zeloti” che cercavano di impedire il bacio, staccando le coppie anche con la violenza. Un ragazzo, impegnato con la propria compagna, è finito in ospedale per una coltellata.
L’opinione pubblica laica, che con sempre maggiore rabbia si oppone all’esecutivo, considera ora il divieto di bacio come la prova della progressiva islamizzazione, l’“agenda nascosta” del premier. Solo pochi giorni fa il Parlamento aveva dato un nuovo giro
di vite contro l’alcol, limitandone ulteriormente la vendita e il consumo. «Non vogliamo una generazione bruciata che passa il tempo a bere giorno e notte», aveva intimato Erdogan. Una misura bollata però da un’editorialista come «una versione alcolica del maccartismo ». Nella Turchia del miracolo economico si costruiscono però più moschee e il velo si impone negli edifici pubblici, dalle università ai tribunali.
Solo pochi anni fa, lo scrittore turco Orhan Pamuk, premio Nobel per la Letteratura, incantato a Venezia dal bacio di due ragazzi, aveva riempito di poesia la prima pagina di questo giornale. Ora, ai giovani in visita al suo Museo dell’innocenza, dal titolo del suo ultimo romanzo d’amore, dice senza remore: «Potete venire qui, in questa casa, e baciarvi. Nessuno vi disturberà».
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