Riportiamo da REPUBBLICA di oggi, 21/05/2013, a pag. 16, l'articolo di Fabio Scuto dal titolo "Israele ferma la missione dell'Unesco".
Come denunciato dal Ministero degli Esteri israeliano, la visita Unesco sarebbe dovuta essere 'professionale', invece i palestinesi tentavano di politicizzarla, trasformandola nell'ennesimo spot pubblicitario di propaganda, perciò Israele ha bloccato tutto.
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GERUSALEMME —Israele chiude le porte all'Unesco che doveva iniziare ieri una missione incaricata di verificare le condizioni di una ventina di siti storici nella Città vecchia di Gerusalemme, nellaconvinzioneche i palestinesi «intendessero dare un carattere politico» alla visita, invece che storico-culturale. Il governo di Benjamin Netanyahu aveva ac-consentito a questa missione dell'Unesco nella Città Vecchia—la prima a Gerusalern me dal 2004 dopo le pressioni della Giordania e dei palestinesi, che avevano chiesto l'intervento del presidente americano Barack Obama. L'accordo fra israeliani e palestinesi perla nuova ispezione era stato raggiunto il mese scorso ed era stato propiziato da Stati Uniti e Russia nell'ambito degli sforzi portati avanti dal segretario 'di Stato americano John Kerry— in arrivo proprio oggi in'I'enrasanta —per far ripartireildialogodi pace. «I palestinesi non hanno rispettato i patti», ha denunciato il ministero degli Esteri israeliano perché «la visita doveva essere professionale, ma i palestinesi hanno preso iniziative per tentare di politicizzare l'evento, senza lasciare il modo alla delegazione di dedicarsi agli aspetti professionali». La replica di Nemer Hammad, consigliere del presidente dell'Anp Abu Mazen, non si è fatta attendere: «Lo Stato ebraico ha avuto paura dell'ispezione e non rispetta le organizzazioni internazionali». Israele ha rapporti difficili con l'Unesco, soprattutto dal novembre 2011 quando l'agenzia dell'Onu per l'educazione, la scienza e la cultura ha ammesso la Palestina come membro a tutti gli effetti e ha inserito la Basilica della Natività a Betlemme nel Patrimonio dell'Umanità, e per reazione Israele aveva tagliato il suo finanziamento annuale all'Agenzia. Lo scorso aprile Israele, i palestinesi e l'Unesco avevano concordato di rimuovere dall'agenda della istituzione cinque risoluzioni ritenute "anti-israeliane" dal governo Netanyahu. In cambio lo Stato ebraico accettava che una delegazione degli ispettori internazionali dell'agenzia culturale dell'Onu visitassero la Città vecchia — dichiarata patrimonio dell'Umanità nel 1981—e vi esaminassero il livello di restauro e di conservazione di diversi siti. «Si trattava — ha precisato la portavoce israeliana — di sei siti ebraici, sei cristiani, e sei musulmani». Fra questi: la Porta dei Leoni; la zona di Burj Laklak (nella Città vecchia) e la Chiesa di S. Giacomo. Su richiesta di Israele, la missione invece non avrebbe potuto visitare la Spianata delle Moschee né il traballante ponte provvisorio in legno che conduce alla Porta dei Mugrabi, l'accesso usato dai visitatori stranieri per accedere al terzo luogo santo dell'Islam. Ma Israele, a quanto pare, avrebbe ricevuto informazioni secondo cui da parte palestinese si preparavano per la delegazione «incontri con esponenti politici, non solo con ingegneri e architetti» e la visita è stata rinviata "sine die".
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