Immigrazione: come fermare i Kabobo
Commento di Vitaliano Bacchi
Vitaliano Bacchi
Una politica seria e razionale di contenimento dell'immigrazione clandestina è esigenza che si pone per tutti gli stati esposti al pericoloso fenomeno e non è nemmeno segno di razzismo o xenofobia perchè l'interesse che si deve tutelare non è l'integrità della stirpe o la purezza della razza, concetto che va bene per i cani ed i cavalli e non per gli esseri umani, bensì le ragioni di salute pubblica e di politica criminale che si iscrivono in una situazione come quella italiana attuale.
Kabobo ha ucciso tre persone a Milano col piccone e avrebbe voluto moltiplicare la strage, perchè la sua intenzione omicida e criminale, già nota per precedenti crimini che lo avevano fatto incarcerare, è stata solo fortunosamente fermata.
Ha dichiarato dopo l'arresto di avere obbedito a 'voci cattive' che gli hanno imposto di uccidere, simulando in tal modo una sindrome schizofrenica in atto, tipica patologia con allucinazioni uditive di tipo omicida, ma non siamo certi se la soluzione schizoide gli sia stata suggerita dal difensore d'ufficio per chiudere il processo con una sentenza di incapacità di intendere e di volere e quindi un successivo ricovero ospitalizio criminale per qualche anno, dove Kabobo potrà lavarsi sfamarsi e curarsi a spese dell'erario, oppure se la soluzione delle voci l'abbia appresa altrove.
Quello che è certo è che si tratta di una scelta difensiva giudiziaria non di un referto medico: Kabobo proviene da terre remote del centroafrica, di condizioni primitive e tribali, nelle quali la dissociazione criminale schizoide non esiste, trattandosi di psicopatologia di impatto sociale e non organico, per la quale la condizione tribale ne esclude il manifestarsi in difetto di sufficienti presupposti sociali di evento.
In Australia non sbarca clandestinamente nessuno, nero bianco o giallo che sia. In Israele il fenomeno dello sbarco clandestino è sconosciuto. Sono grandi democrazie, non regimi fascisti o totalitari. In Italia invece sta arrivando tutta l'Africa, con flussi migratori clandestini all'interno dei quali i Kabobo non sono la maggioranza, ma non sono nemmeno un caso, come dimostra la cronaca giudiziaria criminale e speriamo che il campionario che arriva qui non rappresenti tutte le componenti etniche e antropoidi di quel continente, nel quale la lebbra o morbo di Hansen, il cannibalismo e la violenza dei riti di sangue sono un retaggio ed una irrisolta propensione culturale: i rivoltosi siriani che mangiano il cuore dell'avversario e i massacri libici del fine Gheddafi ne sono un esempio.
Mai sentito un politico di quelli che governano, o che comunque contano, prendere la parola in televisione o in campagna elettorale sul punto e spiegare agli italiani come la classe dirigente pensi di risolvere questo flagello; nessuno che corra il rischio di essere definito razzista o nazista o xenofobo, tutti invece a vagheggiare soluzioni chimeriche e inconsistenti al solo sentirle, tanto per evitare di confessare concretamente di non avere il coraggio di dire basta alla invasione dei barbari, perchè questa è la realtà. Il rischio in queste condizioni è che si affermino come alternative e rimedi a questo disastro le politiche mitteleuropee dello “auslander raus”, quelle di leaders come Haider, che chiudono le frontiere per preservare la purezza ariana dello Osterreich non tanto dalla migrazione africana, quanto dal resto del mondo, sia quello slavo che quello mediterraneo, considerati nella tradizione xenofoba del 'geist' tedesco fonte di magliari o predatori sanguinari e quindi fattori di squilibrio sia sociale che razziale. E quindi esclusi, tenuti fuori.
Se si vuole regolamentare coi mezzi propri di una democrazia il flusso migratorio clandestino, occorre anzitutto riferirsi ai modelli già operanti presso altre grandi democrazie, come appunto Israele o Australia.
L'avvicinamento alla costa di un convoglio sconosciuto e la sua entrata non autorizzata in acque territoriali, resta pur sempre una questione di capitaneria costiera fino alla diffida della medesima autorità costiera a fermarsi e farsi identificare.
Dopo la diffida e la sua inosservanza da parte dell'invasore, perchè chi approda in queste forme nient'altro è che un invasore, e la sua prosecuzione verso costa, l'affare non è più amministrativo o giudiziario: è militare, perchè l'invasione di un territorio estero da parte di clandestini è un atto di guerra, non una violazione giuridica.
Se la situazione è questa, il modello da copiare è quello adottato da chi la guerra la sa fare perchè lo hanno costretto a impararla e divenirne maestro per poter sopravvivere: Israele.
Con la strategia di Mavi Marmara, ha dimostrato che si può contenere il flusso migratorio, l'assalto clandestino, senza sparare un colpo, da terra.
Perchè quando sono stati sopra il convoglio con gli elicotteri tanto per capire se sulla barca c'era l'atomica, la mitraglia o il lebbroso, ad attaccare in armi sono stati gli altri e per i soldati d'Israele, come per tutti i soldati del mondo, rispondere ad armi con armi è la prima regola di guerra.
Sopratutto di quella dichiarata dagli altri.