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Norvegia: la giornata dell’odio contro Israele (Traduzione di Angelo Pezzana) In Norvegia il 1° maggio non è soltanto la festa dei lavoratori. Per i sindacati è anche la Festa dell’Odio contro Israele, che si celebra sotto gli auspici dell’Unione sindacale. Ogni sezione locale prepara testi e slogan, che poi appariranno sugli striscioni e sui manifesti. Oltre ai problemi nazionali, l’interesse in politica estera è rappresentato in modo dominante dall’odio verso Israele. La manifestazione più importante si è svolta a Oslo, dove è intervenuto il Primo Ministro Jens Stoltenberg. Immediatamente prima di lui è intervenuta Salma Abudahi, del Comitato Lavoratori Agricoli di Gaza (UAWC), che ha definito i missili “simbolo della resistenza”, perché la popolazione occupata ha il diritto di difendersi. Ha poi aggiunto “ E’importante capire che gli israeliani stanno sistematicamente uccidendo i nostri famigliari”. A questo raduno, campeggiava lo striscione “ Sostieni lo stato di Palestina-Boicotta Israele”. A Bergen, la seconda città norvegese, gli slogan erano “ Stato di Israele =Apartheid”, “Stop al blocco di Gaza-Boicotta Israele”, “La Siria sanguina-L’ONU assicuri la pace”. C’è stata a Oslo una manifestazione a favore di Israele davanti al Parlamento, con la presenza di centinaia di persone, organizzata dalla sezione norvegese della “International Christian Embassy Israel”, alla quale hanno anche preso parte esponenti politici del Partito del Progresso e di quello Cristiano, entrambi all’opposizione. Su uno striscione era scritto “ SI a Israele, alla Libertà, alla Democrazia”, su un altro “No al Boicottaggio”. La propaganda basata sull’odio contro Israele è di lunga data. Durante il 1° maggio del 2002, l’allora leader sindacale Gerd Liv Valla chiedeva già il boicottaggio dei prodotti israeliani “ fintanto che durava il conflitto”. L’ “Unione generale degli impiegati municipali”, è il gruppo sindacale più numeroso, con più di 300.000 iscritti. Lo scorso anno Stoltenberg parlò a Bergen, dove fu l’unico Stato straniero ad essere attaccato duramente dai delegati. Stoltenberg non reagì, e Israele subì una aggressione antisemita, secondo la definizione che ne dà l’Unione europea. Quando l’ambasciata norvegese a Terl Aviv mi chiese perché avevo scritto che Stoltenberg era un “antisemita part-time”, gli citai proprio questo esempio. In Norvegia è normale attaccare Israele da parte dei Ministri del governo, dei sindacati,dei giornali, Ong, università ecc. Una ricerca del 2012, finanziata dal governo e condotta dall’ “Oslo Shoah Center”, dimostrò che il 38% dei norvegesi erano d’accordo con chi sosteneva che “ Israele si comporta con i palestinesi come i nazisti facevano con gli ebrei”. Da questo si può dedurre che un milione e mezzo di norvegesi adulti pensano che Israele rappresenti il “ male assoluto”. Gli autori della ricerca pubblicarono questi dati, ma “dimenticarono di sottolineare” che chiamare Israele uno stato nazista è antisemitismo. Non includerlo nelle statistiche sull’antisemitismo, ha creato la falsa impressione che in Norvegia il tasso di antisemitismo sia basso. Questa “omissione” viene sfruttata dal governo norvegese per promuovere la stessa falsa valutazione. Per molti secoli la Chiesa cattolica ha diffuso in tutto l mondo la menzogna che gli ebrei avessero commesso deicidio, il male assoluto dal loro punto di vista. I nazisti definivano “ sub-umani “ gli ebrei, il loro modo di intendere la stessa definizione di male assoluto. I norvegesi propagatori di odio “progressisti” hanno ottenuto lo stesso obiettivo attribuendo a Israele la stessa etichetta di male assoluto, anche se in forme diverse. Usano il metodo del “taglio a fette del salame”, cioè diffondere ovunque ogni giorno informazioni negative su Israele, facendo seguire iniziative concrete. Una delle più recenti è stata la concessione della più alta onorificenza norvegese dal Re Harald V a due sostenitori di Hamas, i medici Mads Gilbert e Erik Fosse. Notizie negative per Israele, che, messe tutte insieme, portano alla fine come risultato la demonizzazione dello Stato ebraico. A questo metodo si accompagna una seconda manipolazione, l’omissione delle notizie positive su Israele. A ciò si aggiunge la scelta di non pubblicare notizie che possono mettere in cattiva luce i palestinesi e il mondo afrabo-musulmano. Una forma che possiamo definire “ razzismo umanitario”, non attribuire alcuna responsabilità per atti criminali a qualcuno perché appartenente a una etnia di minoranza. Ma il senso di responsabilità è una delle componenti essenziali che distinguono la persona dall’animale. Manfred Gerstenfeld fa parte del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public Affairs, dove è stato presidente per 12 anni. |
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