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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.05.2013 Londonistan: in un libro la condizione della donna
in un romanzo recensito da Fabio Cavalera

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 maggio 2013
Pagina: 55
Autore: Fabio Cavalera
Titolo: «Londra, sotto il velo le finte emancipate»

Sul CORRIERE della SERA di oggi, 11/05/2013, a pag.55, con il titolo "Londra, sotto il velo le finte emancipate", Fabio Cavalera recensisce un libro in uscita in italiano in questi giorni in termini molto lusinghieri, un invito a leggerlo.


Hanan al-Shaykh          la copertina                           Fabio Cavalera

LONDRA — La metropoli si avvolge nel velo. A Tower Hamlets, il borough londinese che si allarga oltre la City, ci sono 46 moschee e 13 chiese cattoliche. In quello confinante a est, a Newham, che raccoglie uno spicchio del parco olimpico, le moschee sono invece 41 e le chiese cattoliche 14. A Tower Hamlets, ha rivelato l'ultimo censimento del 2011, 87 mila residenti si dichiarano musulmani e 60 mila cristiani. A Newham il sorpasso non è ancora avvenuto ma l'ufficio statistiche registra 123 mila cristiani e 98 mila musulmani.
Londra è la capitale europea dell'Islam. Tower Hamlets e Newham, i borghi della Greater London orientale, sono la fotografia più nitida della rivoluzione sociale e demografica che avviene lungo le rive del Tamigi. Ma il cambiamento corre alla velocità della luce anche nelle aree «storiche»: a Kensington-Chelsea i musulmani sono 15 mila (86 mila i cristiani) e a Westminster sono già 40 mila (97 mila i cristiani). Nell'intera Londra i fedeli al Profeta sono più di un milione, per la precisione, all'11 marzo, 1.012.823. Mezzo secolo fa erano poche migliaia. I centri di preghiera contati dal sito internet mosques.musliminbritain.org sono 356. La prima moschea, piccolissima, fu costruita nel 1866 a Notting Hill. Adesso se ne progetta una grande dieci volte la cattedrale anglicana di San Paolo.
Le comunità musulmane diventano una città nella città. È un fenomeno che si spiega in tanti modi: con i flussi migratori, con i flussi di capitali e con la finanza, con il fascino londinese e le opportunità di integrazione che la capitale britannica offre. E, negli ultimi tempi, anche con una nuova tendenza: la conversione. Centomila sudditi di Sua Maestà (in tutto il Regno Unito, ma in gran parte a Londra), dal 2001 al 2011, hanno dichiarato ai rilevatori del censimento di avere aderito alla religione musulmana. Il 66 per cento di questo esercito di «ultimi acquisiti» è costituito da donne. La percezione è immediata nelle strade: il numero delle signore, di ogni età, che copre il volto e il corpo con il niqab o con l'hijab (il foulard sulla testa) o con lo chador, il mantello tradizionale iraniano, è in crescita costante.
È un mondo che sembra volersi separare e isolare: chi c'è sotto quel velo? Hanan al-Shaykh lo racconta nei suoi romanzi in modo elegante, ironico e profondo. Nel 2001 scrisse Only in London ed ebbe un successo straordinario. Fu messo al bando nei Paesi arabi, ma fu accolto con entusiasmo dalla diaspora intellettuale ritrovatasi a Londra, premiato dalla critica e dal pubblico. Adesso è nelle librerie italiane per Piemme col titolo Fresco sulle labbra, fuoco nel cuore. Un quadro delizioso e colto della Londra islamica e araba, della Londra sconosciuta che suscita sospetti pur essendo una Londra ordinariamente vivace.
La donna irachena divorziata che s'innamora di un inglese, la prostituta marocchina che raggira gli sceicchi in trasferta, l'eccentrico omosessuale libanese sposato e con un figlio piccolo: tre storie («e due sono vere», quella della prostituta e dell'omosessuale) che si intrecciano nelle vie di Edgware Road (una delle enclave islamiche a due passi da Hyde Park), di Park Lane, di Oxford Street. «Dietro a quel velo ci sono persone normali, con sentimenti, con paure, con vizi e virtù uguali a quelli delle occidentali. Piangono, ridono, amano, rubano, adorano i bei vestiti, i gioielli e i cosmetici, nulla di diverso dalle altre donne. Eppure si nascondono». Ecco, appunto, perché in una città libera e tollerante spariscono dietro a quei loro veli?
Hanan al-Shaykh, libanese, è cresciuta in una famiglia particolare. Il padre era un uomo devoto, pregava ventiquattro ore su ventiquattro, un conservatore. La madre scappò con l'amante, uno scandalo rievocato in Mio signore, mio carnefice, altro bellissimo romanzo firmato da un'artista della scrittura che sa esplorare con sensibilità l'universo etnico e religioso accanto a noi. Lei stessa, Hanan, lasciò Beirut per andare prima a studiare al Cairo, poi per trasferirsi col marito in Arabia Saudita e infine a Londra, anche «affascinata dai Beatles». Il velo lo abbandonò presto.
Un po' di anni fa maturarono la sua scelta e la sua ribellione. Hanan al-Shaykh ha compiuto un percorso coraggioso. Abita a Mayfair, viaggia spesso, sta lavorando al prossimo libro, ancora donne arabe, una trama con tappa anche in Italia: «Ciò che spesso l'Occidente non capisce, e non capisce neppure una città aperta e democratica come Londra, è che molte musulmane non scelgono di annullarsi perché oppresse dagli insegnamenti del Corano e della religione. Le motivazioni sono altre. Ci sono, di certo, l'arroganza e la prepotenza degli uomini che spingono in questa direzione. Ma specie di recente, c'è un abbaglio di moda. Sì, fashion. Se un'amica o una vicina di casa blindano il loro volto, le seguo e le imito, quasi che sia una gara per il migliore vestito di Valentino o di Armani. Magari qualcuna sostiene ipocritamente che così impedisce all'occhio maschile di guardare. Che è il modo di sottrarsi all'invadenza dell'uomo. Ma rispondo io: allora bendiamo gli uomini. La verità è che il velo è il simbolo che avvolge un oggetto sessuale, il corpo. La religione proprio non c'entra. La donna musulmana si mercifica, reprime la sua sensualità, congela i suoi sentimenti, si riduce a dimensione unicamente corporea».
Niqab, hijab, chador, burka «illudono», non sono «rifugi di libertà ma, al contrario, maschere che esprimono una logica sbagliata: quella di sentirci rispettate dai mariti, dai fidanzati, dalla collettività solo se indossiamo il mantello e il foulard per velare il corpo, non piuttosto per la nostra sensibilità o la nostra intelligenza. E quando non è così ci emuliamo, perché fa tendenza». Scrittrice e intellettuale raffinata, Hanan al-Shaykh si dice «sconvolta dal numero crescente di ragazze che si infilano in quel sacco nero, sono giovani che si lasciano lavare il cervello dal maschilismo e dalla moda».
È una realtà, quella delle comunità islamiche e arabe londinesi, che Hanan al-Shaykh ci aiuta a indagare col suo delicato Fresco sulle labbra, fuoco nel cuore. Storie di paradossi, storie di conformismo e di anticonformismo, di antiche tradizioni sfidate e spezzate. Esistono «abissi culturali»: poi però, alla fine, gli amori e le ipocrisie, le passioni e le ironie, le paure e le tensioni sono uguali ovunque, in ogni angolo nella Londra musulmana e nella Londra cristiana. Il problema è che fingiamo di non saperlo, ossessionati dai nostri pregiudizi. E suggestionati da un velo che ci appare come una stanza buia. Sotto ci sono donne e pensieri da scoprire.

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