lunedi` 25 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






Il Foglio Rassegna Stampa
11.05.2013 Quando una religione produce jihadisti suicidi
Commento di Pio Pompa

Testata: Il Foglio
Data: 11 maggio 2013
Pagina: 2
Autore: Pio Pompa
Titolo: «La fatwa segreta salafita che assolve i peccati dei jihadisti suicidi»

Sul FOGLIO di oggi, 11/05/2013, a pag.2. con il titolo "La fatwa segreta salafita che assolve i peccati dei jihadisti suicidi", Pio Pompa analizza lo stretto rapporto consequenziale fra islam e terrorismo-suicida.


Sembravano cinque viandanti gli attentatori suicidi del Movimento per l’unità e il jihad in Africa occidentale (Mujao) che sabato si sono fatti esplodere nei pressi di Hamakouladji, una località poco distante da Gao, al passaggio di una pattuglia di militari maliani uccidendone due. E domenica è stato un miliziano degli Shabaab somali (come Mujao stretti alleati di al Qaida nel Maghreb islamico), a seminare il terrore a Mogadiscio, lanciandosi con un’autobomba contro un convoglio di auto governative, uccidendo 11 persone. E’ l’ennesima riprova che l’arma più incontrollabile e devastante in mano ai jihadisti e qaidisti, resta l’attentato suicida. “A questo devono costantemente pensare – confida al Foglio una fonte d’intelligence mediorientale – i paesi impegnati nella lotta globale al terrorismo. Negli ultimi anni abbiamo assistito però a una pericolosa sottovalutazione, specie sul versante del proselitismo, del materializzarsi di un vero esercito jihadista. Una sottovalutazione che si è trasformata per molti servizi occidentali in una débâcle, dando vita a un copione che è all’origine di diversi attentati: Mohammed Merah, lo stragista di Tolosa, era già noto all’intelligence francese come lo era, per Cia e Fbi, uno degli attentatori di Boston, Tamerlan Tsarnaev, che a sua volta aveva reclutato il fratello minore, ora in prigione, Dzhokhar. Ciò, volendo limitarci a due esempi tra i più eclatanti”. Secondo una notizia riportata qualche giorno fa, anche i due terroristi di nazionalità canadese, Xristos Katsiroubas e Ali Medlej, rimasti uccisi durante il sanguinoso attentato di In Amenas in Algeria, risultavano essere noti addirittura dal 2007 ai servizi canadesi, che dopo una frettolosa indagine smisero di sorvegliarli. Una circostanza, questa, rivelatasi ancora più grave perché entrambi avevano costituito – insieme ad altri due militanti canadesi, Aaron Yoon e Mujahid Enderi – una cellula jihadista legata ad Aqmi nel cuore della città di London, nella provincia dell’Ontario, dove i quattro risiedevano prima di partire per il Sahel nel marzo del 2011. I tratti distintivi che li accomuna sono la giovane età, il possesso della nazionalità del paese dove risiedono, una vita normale trascorsa tra scuola e divertimento. “In pratica – continua il nostro interlocutore – è l’affermazione della teoria salafita che regola le operazioni suicide. Esiste una fatwa segreta secondo cui chi si uccide deliberatamente mentre tenta di colpire i nemici è un martire (shahid) del jihad e va dritto in Paradiso. Un fatto, questo, che cancellerebbe tutti i peccati umani consentendo loro di indulgere, prima di morire, nei piaceri della vita come il sesso, la droga, ecc. Non a caso alcuni dei 19 terroristi coinvolti negli attacchi dell’11 settembre trascorsero le settimane precedenti all’attentato in bordelli e night club. Nessuno deve meravigliarsi di trovarsi di fronte a terroristi con cui si è parlato e, magari, bevuto come fossero comuni cittadini. Israele conosce fin troppo bene, per averla vissuta sulla propria pelle, la realtà sin qui descritta. Ed è anche contro tale realtà che ha voluto dirigere il raid israeliano in Siria. La distruzione dei missili destinati a Hezbollah è solo un capitolo nella guerra di Gerusalemme perennemente minacciata dai suoi nemici che tenteranno, nelle prossime settimane, di attaccarla proprio con attentati suicidi”.

Per inviare al Foglio la propria opinione, cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT