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Libero Rassegna Stampa
09.05.2013 Libia: Hillary Clinton, le sue responsabilità
cronaca di Glauco Maggi

Testata: Libero
Data: 09 maggio 2013
Pagina: 15
Autore: Glauco Maggi
Titolo: «Hillary Clinton smentita: 'A Bengasi sapevamo che era terrorismo'»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 09/05/2013, a pag. 15, l'articolo di Glauco Maggi dal titolo " Hillary Clinton smentita: «A Bengasi sapevamo che era terrorismo»".


Hillary Clinton        il cadavere dell'ambasciatore Chris Stevens,dopo essere stato stuprato e poi assassinato

Hillary Clinton, ex segretario di Stato, ha conosciuto ieri il fantasma che non lo abbandonerà fino al 2016, se davvero correrà per la Casa Bianca: l’accusa d’aver depistato, coperto, mentito agli americani sulle circostanze che portarono all’uccisione dell’ambasciatore americano in Libia, Christopher Stevens, durante il famoso attacco al consolato di Bengasi. Due whistler-blowersin sostanza “gole profonde” - hanno raccontato davanti al Congresso le ore drammatiche della notte di Bengasi che lasciò quattro americani morti, lo scorso 11 settembre. Rivelando che sapevano dall’inizio che si trattava di un attacco terroristico e non di una protesta popolare - bugia ripetuta per giorni da Obama e Hillary per sostenere la loro tesi della «fine di Al Qaeda». E non si tratta di due funzionari disecondo piano:Greg Hicks era il numero due dell’ambasciata Usa di Tripoli, e ne divenne poi il responsabile. «Greg, il consolato è sotto attacco!»: così Hicks ha raccontato che gli annunciò un ufficiale della sicurezza a Tripoli, irrompendo nella sede diplomatica. Poco dopo, con una telefonata, lo stesso Stevens da Bengasi usò le stesse parole. Appena iniziati gli attacchi, ancor prima che si perdessero le tracce di Stevens - ritrovato poi morto per asfissia a causa dei fumi dei colpi di mortaio - «noi del team già sapevamo che era terrorismo». Hicks ha affermato che mai Stevens aveva parlato con lui diuna manifestazione, e che quando sentì in tv la ricostruzione di Susan Rice - ambasciatrice all’Onu alle dipendenze di Hillary e amica di Obama - che citava le proteste e mai i terroristi, la sua reazione fu di stupore e rabbia. «Ero impietrito, mi sono cadute le braccia». Ha anche detto che mai la Rice aveva parlato con lui. Un altro whistle-blower, Mark Thompson, ex marine e ufficiale dell’Ufficio del Controterrorismo del Dipartimento di Stato, ha detto d’aver chiesto alla Casa Bianca di far intervenire uno speciale team di risposta, noto come FEST,composto da agenti delle squadre speciali, della sicurezza diplomatica, dei servizi segreti, ma lo staff di Obama negò l’autorizzazione. Oltre alle bugie, c’è dunque anche l’ombra che una qualche reazione poteva essere tentata, ma Obama-Hillary scelsero di non fare nulla. L’avessero fatto, come avrebbero poi potuto sostenere d’aver inviato rinforzi per fronteggiareuncorteo di popolo islamico arrabbiato per il video anti Maometto?

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