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Ricordando Albert Camus 8/05/2013

Ascoltando su youtube una versione attuale de " I Protocolli dei Savi Anziani di Sion ", mi è tornata in mente la conclusione del romanzo di Camus "La Peste", drammaticamente profetica.
Nel centenario della nascita, ricordiamo questa grande scrittore, un vero intellettuale, alla Zola, che seppe sfidare il pensiero dominante dei suoi colleghi scrittori, imbevuti di ideologia marxista e stalinista, e proporre nelle sue opere un'idea di libertà scevra da ogni ideologia.

Cecilia Nizza, Gerusalemme

Ecco il testo, prima in italiano poi in francese:

 "Ascoltando, infatti, i gridi d'allegria che salivano dalla città, Rieux ricordava che quell'allegria era sempre minacciata: lui sapeva quello che ignorava la folla, e che si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice"

 "Écoutant, en effet, les cris d’allégresse qui montaient de la ville, Rieux se souvenait que cette allégresse était toujours me- nacée. Car il savait ce que cette foule en joie ignorait, et qu’on peut lire dans les livres, que le bacille de la peste ne meurt ni ne disparaît jamais, qu’il peut rester pendant des dizaines d’années endormi dans les meubles et le linge, qu’il attend patiemment dans les chambres, les caves, les malles, les mouchoirs et les pa- perasses, et que, peut-être, le jour viendrait où, pour le malheur et l’enseignement des hommes, la peste réveillerait ses rats et les enverrait mourir dans une cité heureuse."


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