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" Le chiese e il nazismo, oggi di nuovo " Oltre un migliaio di diaconesse a un ritrovo sotto alla Svastica. Cari amici, una delle cose che più mi ha dato da pensare nella terribile storia della Shoah e dei suoi "volonterosi carnefici", è il ruolo giocato da buona parte delle Chiese protestanti in Germania e nei paesi assoggettati al Terzo Reich . Si è fatta molta polemica in Italia su quel che la Chiesa cattolica e soprattutto il papa Pio XII aveva o non aveva fatto contro lo sterminio degli ebrei. Ma anche i punti di vista più critici non hanno mai pensato al cattolicesimo inserito organicamente nella gerarchia nazista, portatore esplicito del progetto di "soluzione finale del problema ebraico". E in effetti così non è stato, anzi: la distanza, se non la denuncia è stata quasi sempre chiara. Mentre per buona parte del mondo protestante, è stato proprio così: guardate queste foto (http://freetruth.50webs.org/Appendix2.htm) per farvi un'idea per così dire scenografica della loro adesione al regime. Certo, ci fu la piccola "chiesa confessante" di Bonhoeffer, Barth, Niemöller che resistette al regime; ma ci fu anche un ben più potente "Movimento Cristiano Germanico", uno dei cui esponenti principali, Ludwig Muller, divenne il vescovo più influente della Chiesa Evangelica Tedesca ed ebbe largo seguito. Uno dei pastori "morali" della nazione, il vescovo Otto Dibelius, dichiarò in una lettera dopo l'aprile del 1933, di essere sempre stato "sempre antisemita." Dibelius aggiunse gentilmente che il suo desiderio era che gli ebrei morissero pacificamente, senza spargimento di sangue. Il 1 settembre del 1941 una legge rese obbligatorio per tutti gli ebrei indossare la stella di David in pubblico. L'ordinanza presentava un problema per le chiese, perché era chiaro che molti dei cristiani nelle loro congregazioni avevano origini ebraiche e rientravano nella norma. Come risposero le chiese protestanti a questa oppressione di persone che si erano convertite e magari lo erano dalla nascita e dovevano considerare loro fratelli cristiani? Il 17 dicembre del 1941, i leader protestanti delle Chiese Evangelice di Turingia, Sassonia, Assia-Nassau, Meclemburgo, Schleswig-Holstein, Anhalt, e Lubecca collettivamente emisero questa dichiarazione ufficiale: "Dalla crocifissione di Cristo fino ai giorni nostri, gli ebrei hanno combattuto il cristianesimo o l'hanno abusato e falsificato in modo da raggiungere i propri obiettivi egoistici. Con il battesimo cristiano di un ebreo, nulla cambia in materia di separatezza razziale, del suo essere nazionale, e della sua natura biologica. Una chiesa evangelica tedesca deve curare e far crescere la vita religiosa dei connazionali tedeschi, in essa cristiani di razza ebraica non hanno posto o diritti di sorta". (http://freetruth.50webs.org/A7a.htm ) Essi e i loro colleghi si comportarono di conseguenza, espellendo dalle loro chiese i convertiti e collaborando con i persecutori nazisti a individuarne la genealogia, cioè letteralmente mandandoli ad Auschwitz.(http://www.nobeliefs.com/ChurchesWWII.htm#anchor3).
Pensate, gente di fede, "pastori", magari studiosi dell' "Antico Testamento" (e certamente sostenitori dell' "Ipotesi documentaria" che denuncia la Torah come un tardo montaggio costruito per ragioni politiche) che stavano tranquillamente nelle loro parrocchie o nelle loro università a pochi chilometri da Dachau o da Buchenwald, dove i loro compagni di partito ammazzavano i loro ex coinquilini, o colleghi, o parrocchiani... "Potremmo pensare alla “follia” di un piccolo gruppo di fanatici, ma non fu così: alle “elezioni pastorali” del 1933, il clero appartenente ai “Deutsche Christen” ottenne ben il 75% dei suffragi dei luterani tedeschi e, ben presto, anche membri di altre confessioni evangeliche si federarono con i 'cristiani di Hitler'. " (http://www.centrostudilaruna.it/i-ferventi-cristiani-di-hitler.html ) Dopo la guerra le scuse furono frettolose e poco convinte: l'antisemitismo non c'entrava con "i crimini della guerra", tutti avevano sbagliato "allontanandosi dal Vangelo", l'importante era girare la pagina e non pensarci più.
Perché rievoco questa storia, anche se so bene che non tutti i Protestanti sono di quella pasta e ce ne sono parecchi oggi che non solo non c'entrano per ragioni generazionali, ma sostengono attivamente Israele? Intanto perché davvero mi interrogo sul male per nulla banale e burocratico, ma convinto e diretto che gente magari per altri versi morale e di fede può fare per convinzione ideologica o teologica antisemita, allora fra gli Evangelici tedeschi e prima nella tradizione cristiana (si pensi a Martin Lutero, il cui libello sulle "Menzogne degli ebrei" è stato ripubblicato da Einaudi qualche tempo fa), oggi e in passato anche fra i musulmani. E poi perché un paio di episodi recenti mi hanno fatto tornare addosso il problema e l'angoscia di un antigiudaismo cristiano che non è affatto spento. La prima è un' "offensiva di preghiera" per la pace, organizzata dalla federazione mondiale luterana: bellissimo titolo per un'iniziativa che in concreto significa chiedere ai fedeli di pregare per l'abolizione dello Stato di Israele, sola premessa per la pace in Medio Oriente, come dev'essere chiarissimo da un paio d'anni ai cittadini siriani. Trovate un'analisi dettagliata di questa iniziativa, piuttosto sconcertante e poco nota qui: http://www.gatestoneinstitute.org/3661/lutherans-israel L'altra storia è più nota: la "Church of Scotland",la versione protestante maggioritaria nella sua parte del Regno Unito, anche se le sue dimensioni reali sulla popolazione sono piuttosto incerte (http://en.wikipedia.org/wiki/Church_of_Scotland) ha emesso un documento che deve essere approvato dalla sua prossima assemblea che nega l'esistenza di un diritto biblico degli ebrei alla Terra Promessa e si schiera politicamente in favore delle posizioni palestinesi (http://www.jpost.com/Jewish-World/Jewish-News/Scottish-church-Jews-not-entitled-to-Holy-Land-312088). Naturalmente qualunque organizzazione e dunque qualunque Chiesa può assumere le posizioni politiche che vuole, esponendosi però all'analisi e alla critica politica. Nel caso dei protestanti scozzesi è interessante leggere il loro documento, intitolato "L'eredità di Abramo? [col punto di domanda, UV] Una relazione sulla 'Terra Promessa' [fra virgolatte UV]". Lo trovate qui: http://www.churchofscotland.org.uk/__data/assets/pdf_file/0010/14050/Inheritance_of_Abraham_.pdf . Fra molti argomenti politicamente molto discutibili e vere e proprie falsificazione dei fatti, vi si trova l'aorgomento teologico centrale: vi sarebbe una "critica radicale di Gesù alla teologia ebraica" (pag. 6) che avrebbe questa conseguenza: "Il fatto che Gesù abbia ripulito il Tempio [da cambiavalute ecc.] non vuol dire che il Tempio debba essere riformato, ma che il Tempio è finito" (pag. 8). Fuor di metafora: Gesù non voleva riformare il popolo ebraico, ma abolirlo. Tant'è vero che "il Sì di Gesù a tutte le promesse del Padre è soddisfatto non dal ritorno della terra al popolo ebraico, ma dall'arrivo di Gesù [...] Nessuna parte del Nuovo Testamento dà alcun appoggio a uno Stato di Israele", dato che, dice Paolo di Tarso "in Gesù non vi sono né Greci né Ebrei, né uomini né donne". E' in sostanza una versione estrema della cosiddetta "teologia della sostituzione", larghissimamente diffusa nelle chiese fino a pochi anni fa, per cui è la Chiesa ad essere il "novus Israel" e a ereditare i suoi diritti. In questo caso, direi, si tratta di una teologia dell'annientamento, in cui sostanzialmente si considera che il "Nuovo Testamento abbia annullato l' "Antico" e tolto il diritto all'esistenza a Israele, salvo alla sua parte convertita e fusa nella nuova religione. Questa visione religiosa deriva da quella espressa in forma interconfessionale, compresa l'adesione dei vescovi cattolici del Medio Oriente, nel documento "Kairos Palestine" (il documento è qui: http://www.sanpelle.it/La%20Pira/Kairos%20Palestina.pdf , il loro sito è questo http://www.kairospalestine.ps/ ). Bisogna dire che, in sostanza, anche se senza accenti sul razzismo biologico, è proprio la stessa teologia (marcionita, per chi sa che cosa vuol dire) del "Deutsch Christen": l'idea che l'affermazione della Chiesa significhi la fine del diritto all'esistenza autonoma del popolo ebraico e magari la sua distruzione religiosa e politica se non fisica. Non sto dicendo naturalmente che i bravi pastori scozzesi, che immagino buoni e pieni di buona volontà, siano gli eredi dei vescovi Muller e Dibelius e dei loro colleghi di Turingia, Sassonia, Assia-Nassau, Meclemburgo, Schleswig-Holstein, Anhalt, e Lubecca; non consapevolmente, almeno. Quel che dico è che le loro posizioni mi fanno capire come sia stata possibile una Chiesa nazista e mi convincono che date le opportune posizioni politiche, essa si ripresenterebbe. Una ragione in più per non fidarsi di coloro che dicono che il nazismo non è più possibile in Europa, che la malattia dell'anima europea è stata definitivamente vaccinata. Tutt'altra. Solo l'esistenza di Israele, che essi combattono e disprezzano, è la garanzia per noi ebrei e per loro stessi che la Chiesa di Scozia, l'Unione Luterana mondiale e i loro cofirmatari di "Kairos Palestina" non si ritrovino quasi senza saperlo di nuovo in futuro complici dei nazisti. Ugo Volli |
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