Gentilissima Redazione,
Vorrei approfittare della Vostra ospitalità per esprimere, dal profondo del cuore, le mie condoglianze alla famiglia ed agli amici di Evyatar Borowski, assassinato oggi a sangue freddo, ad una fermata d'autobus, da un palestinese.
Il c.d. 'settler' o 'colono' (confesso che a me quest'ultima parola piace, evoca ricordi delle colonie fenicie, greche, latine e romane nel Mediterraneo e dei loro preziosi contributi alla civiltà, ma dubito che sia il punto di vista più diffuso tra chi fa uso del termine) era un attore israeliano trentunenne, sposato e padre di cinque figli, il più grande dei quali ha solo sette anni.
Mi tormenta da ore il pensiero di quei cinque bambini, della loro madre e dei genitori di Evyatar, come mi tormenta da settimane il pensiero della piccola Adelle Biton, ferita alla testa da una pietra prima del suo terzo compleanno e da allora in coma.
Mi tormenta il pensiero dei bambini palestinesi istigati all'odio e alla guerra fin dalla prima infanzia dai loro stessi parenti o maestri.
E mi indigna pensare all'indifferenza di tanti di fronte a questi crimini e all'odio implacabile di cui sono espressione.
Con il cuore sempre vicino a Israele (che il Signore vegli sempre su di esso, lo rafforzi e benedica con la pace) e la mente inquieta,
i più cordiali saluti,
Annalisa Ferramosca