Chiusura di Guantanamo, solo parole.. parole.. Obama l'aveva promesso anni fa, ma non l'ha mai fatto. Speriamo non lo faccia ora
Testata: Il Foglio Data: 01 maggio 2013 Pagina: 3 Autore: Editoriale del Foglio Titolo: «I sotterfugi di Obama su Guantanamo»
Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 01/05/2013, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "I sotterfugi di Obama su Guantanamo".
Barack Obama
Quando Barack Obama ha detto in conferenza stampa che farà pressioni sul Congresso per chiudere il carcere speciale di Guantanamo molti si sono trovati di fronte al legittimo dilemma: è in diretta o sono immagini di repertorio? Ieri il presidente americano ha indossato con la solita noncuranza gli abiti candidi del senatore buono che cerca di conquistare il trono dove sedeva il cattivo, il candidato che voleva chiudere la prigione dei terroristi e tutto ciò che rappresenta per esorcizzare il paese dai suoi demoni; una rappresentazione del genere era sostenibile per Obama quattro anni fa, al tempo della verginità politica, oggi è una goffa esibizione di ipocrisia che nemmeno i più distratti riescono a ignorare. Dire che Obama non è riuscito a chiudere il carcere speciale voluto dall’Amministrazione Bush significa omettere una parte della storia. Oltre a non aver cancellato le tracce del passato dalla base di Cuba il presidente ha attivamente favorito la sua perpetuazione a tempo indeterminato. Ha lavorato per processare i detenuti presso le corti militari e per trasferirli in paesi terzi laddove si verificano le condizioni, ma ha riconosciuto che non c’è alternativa a una prigione speciale creata per rispondere a circostanze speciali. L’ufficio di Daniel Fried, l’inviato speciale incaricato di studiare una soluzione alternativa a Guantanamo, è stato chiuso e il funzionario riassegnato. Sotto la guida di Obama il Pentagono ha fatto investimenti significativi per espandere e consolidare le strutture della prigione, il contrario esatto dello smantellamento. L’ultima iniezione messa a bilancio è di 49 milioni di dollari: serviranno per costruire una nuova ala dedicata ai detenuti “speciali”. Che abbia autorizzato controvoglia o promosso fermamente questo trend, Obama ne è il responsabile ultimo. Scaricare le colpe sul Congresso e rilanciare una nuova campagna per la chiusura del carcere è un sotterfugio di bassa lega per allontanare i racconti dello sciopero della fame che coinvolge la maggioranza dei prigionieri e disturba la quiete presidenziale. Fino a ieri Obama ha dato disposizioni di segno opposto, oggi si riscopre maestro dei diritti civili, domani chissà.
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