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Il Giornale Rassegna Stampa
30.04.2013 Attentato di Boston: quando l'odio viene trasmesso in famiglia
le intercettazioni telefoniche svelano il ruolo della madre dei due terroristi

Testata: Il Giornale
Data: 30 aprile 2013
Pagina: 19
Autore: Luigi De Biase
Titolo: «'Figlio mio, sei pronto a morire per l’islam?'»

Riportiamo dal GIORNALE di oggi, 30/04/2013, a pag. 19, l'articolo di Luigi De Biase dal titolo "«Figlio mio, sei pronto a morire per l’islam?» ".


 Zubeidat Tsarnae­va, madre dei due terroristi di Boston


L'attentato di Boston

Nelle foto scattate vent'an­ni fa appare snella e spettinata, porta i capelli legati in cima alla te­sta, forse era un taglio alla moda nella Russia di allora. Chi l'ha co­nosciuta più tardi, quando viveva negli Stati Uniti, la ricorda con i ve­stiti stretti e le gonne corte, la de­scrive come una donna elegante, magari modesta ma pur sempre graziosa. Oggi Zubeidat Tsarnae­va, la madre dei due terroristi sot­to accusa per la strage di Boston, appare decisamente diversa: si veste di nero, ha il velo sul capo, perde la calma quando si parla dei figli e accusa gli americani di avere montato un caso contro i suoi ragazzi, dice che che si tratta di un complotto, piange la fine di Tamerlan e Dzhokhar ora che uno è morto, ucciso in uno scon­tro a fuoco con la polizia dieci gior­ni fa, e l'altro collabora con gli in­vestigatori dal letto d'ospedale nel quale è sorvegliato giorno e notte.
Gli uomini dell'Fbi pensano che Zubeidat abbia un ruolo cen­trale in questa storia. Un sospetto che si è fatto più concreto dopo la scoperta di Dna femminile su una delle bombe dell’attentato di Boston (anche se non è chiaro se si tratta di un possibile caso di «contaminazione delle prove»). I «federali» l'hanno raggiunta la settimana scorsa a Makhachkala, la città sul mar Caspio in cui vive da qualche mese, l'hanno interro­gata negli uffici dei Servizi russi, hanno cercato di convincerla a tornare negli Stati Uniti per aiuta­re le indagini ma lei si è tirata in­dietro, ha fatto sapere che non la­scerà la sua terra neppure per ri­prendere il corpo del figlio morto.
Se lo facesse avrebbe qualche pro­bl­ema anche con la giustizia ordi­naria: una volta negli Stati Uniti ri­schierebbe l'arresto per un furto, per 900 dollari di vestiti che avreb­be rubato in un negozio di Bo­ston.
Naturalmente gli investigatori sono molto più interessati al suo legame con Tamerlan, il maggio­re dei due fratelli Tsarnaev. Dai racconti di famiglia si capisce che la conversione di Zubeidat ha pre­ceduto quella del ragazzo, che la madre ha guidato il figlio, lo ha spinto verso l'islam per tenerlo lontano «dall'alcol e dalla ma­rijuana », come lei stessa ha detto, e forse è andata anche oltre.
Gli ufficiali dell'Fsb, l'agenzia russa per la sicurezza, hanno regi­strato due telefonate fra madre e figlio in cui spunta il termine
jihad , la guerra santa, e su quelle hanno fondato i sospetti poi tra­smessi all'Fbi. In una si parla del­la Palestina, il ragazzo dice che po­trebbe partire volontario ma è preoccupato perché non cono­sce l'arabo, così la madre lo consi­glia e lo rincuora. Secondo fonti anonime riprese dai media ameri­ca­ni ci sarebbero anche due mes­saggi in cui Zubeidat chiede a Ta­merlan se è pronto a morire per l'islam. Nei giorni scorsi si è sapu­to che Zubeidat era su una watch list dell'intelligence americana, che era una persona da tenere sot­to controllo a causa dei rapporti con l'islam radicale. Lo stesso va­leva per Tamerlan, che era addi­rittura su due liste, una della Cia e una dell'Fbi, e ora a Boston si di­scute se questa strage fosse davve­ro inevitabile, se i servizi america­ni e quelli russi abbiano fatto tut­to il possibile per evitare i morti di Boston. Forse qualche risposta re­sterà con Zubeidat.

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