Preghiera darwiniana Michele Luzzatto
Prefazione di Giulio Giorello
R. Cortina Edizioni Euro 9,00
Ci sono molti modi per dividere il mondo: nella geografia, nella storia, nel grado di cosiddetto progresso. Fra i tanti, da qualche tempo si tende a spartire l’umanità in due metà non necessariamente equivalenti, ma certo contrapposte da una logica tanto inafferrabile quanto drastica. Da una parte i credenti e dall’altra, con buona dose di eufemismo (più che questo, forse di prudenza scaramantica si tratta) i laici. Che poi sarebbero gli atei, parola che chissà perchè fa venire la pelle d’oca anche a quegli spiriti che si considerano liberi. Come se fosse un insulto, una blasfemia. Ma per chi ateo è, la parola non è un’offesa, anzi.
Indubbiamente, fra chi ha fede e chi non ce l’ha si staglia una differenza ineludibile. Ciò non significa, però, che tale distanza debba diventare un campo di battaglia senza esclusione di colpi, come a volte capita – con le parole e con le armi vere. Sarebbe inutile, anzi ipocrita, assimilare questi due modi di esistere. Ma questa differenza radicale non dovrebbe escludere il confronto, fermo restando il rispetto, per principio, dell’identità altrui. Senza, cioè, pretese di ordine religioso ma anche laico. In fondo, a ben pensarci, fede e laicità partono dallo stesso presupposto: la constatazione di quanto il mondo sia “sconclusionato”, approssimativo. Imperfetto, soprattutto, nel senso originario della parola, e cioè “non finito”: in un perenne, mai stanco divenire. Biologico, morale, storico.
E’ da questo presupposto che parte la “Preghiera darwiniana” di Michele Luzzatto (con prefazione di Giulio Giorello, R. Cortina ed. pp. 70 Euro 9).
Luzzatto è dottore di ricerca in biologia evoluzionistica, ha pubblicato svariati saggi divulgativi e specialistici. Questo breve ma denso testo non è un’esortazione allo scientismo, né una confutazione tout court dell’idea che abbiamo di Dio. E’ una lettura pacata, a volte lieve e sempre convincente, del rapporto che la scienza ha con il mondo che osserva. E con noi che assistiamo a questo “scambio di informazioni”.
Luzzatto ci insegna, ad esempio, a scansare alcuni luoghi comuni che fanno parte di una certa vulgata dell’evoluzionismo: “L’evoluzione procede così: non può cercare il meglio ma solo il più stabile, il più probabile. E’ un continuo compromesso. Se vi vengono a dire che gli animali sono perfettamente adattati al loro ambiente, non credeteci, non è vero”.
Anzi, alcuni animali hanno caratteristiche scomodamente contro natura, come l’intrasportabile coda del pavone, per dimostrare a se stessi e agli altri che sono così forti da potersi perpetuare malgrado quell’inciampo.
In termini biblici, tutto ciò non è diverso dalle mille prove cui Dio sottopone l’uomo, per vedere se “resiste” (o ubbidisce, come nel caso di Abramo). In filigrana a queste pagine, la grande ma appartata figura di Darwin, nella sua estenuante lotta contro i pregiudizi e le sofferenze. Un po’ come Giacobbe alle prese con un angelo, nel buio della notte, nell’incertezza del futuro.
Elena Loewenthal
La Stampa