L’Ungheria e la “Questione ebraica”
Commento di Karl Pfeifer
Viktor Orban
Ronald S. Lauder
presidente WJC
Il Congresso Mondiale Ebraico si riunirà a Budapest 5 al 7 maggio, e il governo ungherese sta facendo di tutto per essere legittimato nella sua politica anti-democratica. Agli osservatori stranieri, poco informati, vengono spacciate per reali azioni di contenimento delle iniziative naziste. Sono stato testimone a Vienna quando l’ambasciatore ungherese Vince Szalay-Bobrovniczky ha dichiarato “ Se l’Ungheria fosse uno stato fascista il Congresso Mondiale Ebraico non potrebbe organizzare qui il suo congresso. In Ungheria vivono 100.000 ebrei, e il nostro Primo Ministro ha affermato che li difenderà. Non ho mai sentito dire altrettanto dal Cancelliere austriaco nel parlamento di Vienna.”. Voglio dire che mai nessun critico, nemmeno fra i più duri – io fra questi- ha mai definito l’Ungheria “paese fascista”. E, per fortuna, gli ebrei austriaci, dopo il 1945, non hanno mai dovuto subire quelle minacce verbali (spesso anche fisiche) abituali oggi in Ungheria, per questo il Cancelliere austriaco non ha mai dovuto difendere pubblicamente gli ebrei.
Allora perché l’ambasciatore ha nominato i 100.000 ebrei che vivono in Ungheria ? Per ricordare la leggi razziali di Norimberga o quelle ungheresi dei primi anni ’40 ? Oppure c’è qualcuno che può con serietà sostenere che 100.000 ebrei ungheresi stanno per emigrare in Israele e in base alla legge del ritorno ottenerne la nazionalità ?
In fondo è una questione di democrazia. Può uno Stato e il suo governo decidere l’identità dei propri cittadini ? Possono avere il diritto di stabilire chi è ebreo e disegnare i confini della minoranza ebraica quando finora quel confine non è mai esistito ? O non spetta al singolo cittadino definire la propria identità ?
Come intende comportarsi oggi il governo ungherese con la “questione ebraica” ? Fra i tanti, ecco un esempio: Gyorgy Konrad, che in Ungheria è miracolosamente scampato alla Shoah, per diventare poi uno degli scrittori dissidenti più famosi, è stato anche presidente del Pen Club degli scittori, della Accademia di Berlino delle Artie delle Lettere, ha festeggiato il suo 80 compleanno lo scorso 2 aprile. Ha ricevuto auguri da ogni parte del mondo, ha ricevuto un invito ufficiale dal Presidente conservatore della Germania, ma niente dal suo paese: nessun augurio dal Presidente, né dal Primo Ministro, né dal Sindaco di Budapest, nessuno e a nessun livello ha sentito il dovere di congratularsi con lui. E’ avvenuto l’opposto, un alto funzionario del Ministero della Cultura ha affermato pubblicamente che “ Konrad non è uno scrittore ungherese, come erroneamente si crede all’estero”.
Se qualcuno è tentato dall’attribuire l’accusa di anti-semitismo soltanto ai neo-nazi e al loro partito, e si fida delle promesse del primo ministro Viktor Orban, deve sapere la politica “völkisch” (nazional-popolare) del governo continuerà esattamente come prima, dopo che i delegati del Congresso Mondiale Ebraico, e i giornalisti come me che l’hanno seguito, se ne saranno tornati ai loro paesi di origine.
Karl Pfeifer, giornalista, vive a Vienna