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Il silenzio di Pio XII 28/04/2013

Ho letto il vostro commento all'articolo di Andrea Monda. Non riesco a vedere dove sia la condanna che trovate nelle sue parole: Monda scrive in sostanza che Pio XII preferì azioni fruttose a parole retoriche, avendo a cuore prioritariamente il non aggravare la condizione dei perseguitati.
Perchè questa dovrebbe essere una sentenza di condanna? A me sembra una riabilitazione. E la pensavano così anche Leo Kubowitzki, Giuseppe Nathan, Isaac Herzog, Elio Toaff e Golda Meir.
Saluti e complimenti per l'ottimo lavoro,

ClaudioLXXXI

Vede, di ebrei ne hanno ammazzati sei milioni, mica una mezza dozzina. Il fatto che il Papa - al corrente dello sterminio, come ormai è riconosciuto anche dalla Santa Sede- abbia ritenuto meglio astenersi dall'intervenire pubblicamente, preferendo quelle che lei definisce "azioni fruttuose", non ha certo aiutato a fermare lo sterminio. Pio XII, dall'alta autorità che gli veniva  a livello mondiale. ha scelto invece di tacere. Veda un po' lei come definire questo comportamento.
Andrea  Monda ha descritto in termini corretti - ovviamente senza volerlo - il silenzio di Papa Pacelli, per questo l'abbiamo sottilineato nella nostra critica.
Qualche opinione a difesa non fa testo, tenga conto che il Vaticvano ha riconosciuto lo Stato di Israele soltanto nel 1993, in tutti gli anni precedenti (un po' troppi, non crede?) a livello diplomatico si sono mossi molti illustri personaggi, di buone parole ne sono state spese, i nomi che lei cita rientrano sicuramente in quei tentativi. Il Vaticano riconobbe Israele solo dopo essersi schierato dalla parte di Saddam Hussein quando invase il Kuweit, contro l'alleanza di molti stati, in testa glin Usa, che invece fecero guerra al dittatore iracheno.
Il riconoscimento di Israele facilitò la ripultura della immagine pubblica della Santa Sede.
IC redazione


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