Ci siamo talmente abituati agli insulti della plebaglia ad ogni uscita dei vessilli della Brigata Ebraica che, pur indignati, non riusciamo a mettere a fuoco i gravissimi elementi di novità nei fatti del 25 Aprile. Questa volta gli insulti non sono stati solo quelli dei soliti deficienti illetterati, bensì quelli più furbi, simulati e nascosti dei funzionari dell’ANPI, una associazione che, custode degli elementi morali fondanti e giustificativi della Repubblica Italiana, è quasi un’istituzione dello Stato. Due giorni di umilianti trattative solo per decidere se i vessilli con il Maghen David avessero il diritto di sventolare. Un nuovo tentativo di eliminarli alla partenza del corteo. La censura, nella quale è implicato il Presidente ANPI di Roma, dell’intervento del portavoce della Brigata. Bene, mi sembra di poter dire che è dal 1945 che un simile attacco agli ebrei italiani, ai loro valori, al loro contributo alla Repubblica e alla Costituzione come oggi la conosciamo, non veniva portato da parte di un organo così moralmente qualificato, la cui gestione è supervisionata da tutti i maggiori partiti democratici. E dopo l’insulto la sottile beffa, un messaggio in codice riservato solo a noi: le bandiere dei collaborazionisti nazisti palestinesi, la foto del nipote del Gran Muftì amico e complice di Hitler con il quale aveva pianificato lo sterminio degli ebrei del Medio Oriente sventato solo dall’avanzata alleata. Gli altri non capiscono, non sanno la storia, i palestinesi sono “buoni per definizione”. Ma l’ANPI la storia la conosce e dubito che aprirà la sfilata alle camicie brune, alle camicie nere, ai repubblichini, ai francesi collaborazionisti; ma ammette le bandiere collaborazioniste palestinesi per aggiungere un sasso nelle nostre scarpe e inviarci il segnale che le nostre insegne sono di serie C, siamo a malapena tollerati, dobbiamo stare alle loro regole e non disturbare. Questa è l’Europa prossima ventura e probabilmente abbiamo visto solo la prima crepa nel muro della democrazia che ci illudevamo ci difendesse. Noi siamo di nuovo alla casella d’inizio. Il ciclo della libertà e dell’emancipazione è finito. Ricomincerà da qui, incoraggiato dall’alone morale dell’ANPI, il ciclo delle discriminazioni e delle persecuzioni, la “normalità” per gli ebrei nella storia europea. Si apriranno 100 casi Dreyfuss: e la risposta, per i lungimiranti, non potrà che essere quella di Teodor Herzel: STATO EBRAICO. In fin dei conti gli eroi della Brigata Ebraica hanno liberato l’Italia, sconfitto il nazismo, ma il loro futuro non lo hanno affidato alla tolleranza di nessuno: le loro famiglie le hanno costruite in Terra di Israele, su solida roccia.
David Pacifici, Gerusalemme.
Dedicato alla memoria di Haim Silber, orfano di una famiglia totalmente distrutta nella Shoà, soldato della Brigata Ebraica, Liberatore d’Italia, ricostruttore della Comunità Ebraica di Roma e delle sue scuole. E dedicato ai suoi quattro figli e ai tantissimi nipoti e pronipoti, fieri cittadini dello Stato di Israele.