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Al Presidente dell’ A.N.P.I.
Carlo Smuraglia
e p.c.
· ANPI sede Roma
· Andrea Liparoto – Ufficio Stampa e Comunicazione
· Avv.Renzio Gattegna
Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
· Alle redazioni di Repubblica, La Stampa, Il Corriere della Sera, Il Giornale
· Ambasciata d’Israele in Italia
Signor Presidente,
deploriamo vivamente il fatto increscioso verificatosi ieri, 25 aprile 2013, a Roma, quando si è tentato di negare alle insegne della Brigata Ebraica il più che legittimo diritto di sfilare durante la manifestazione e, successivamente, è stato negato al rappresentante dell’Associazione romana di amicizia con Israele, Alberto Tancredi, di tenere il suo intervento, pur precedentemente concordato con gli organizzatori, adducendo discutibili ragioni di opportunità.
Noi sottoscritti, italiani residenti in Israele, facciamo presente che, durante la seconda guerra mondiale, non meno di 35.000 ebrei provenienti dalla Palestina, allora sotto mandato inglese, servirono come volontari nell'esercito britannico. Verso la fine della guerra, nel settembre 1944, venne costituita una Brigata Ebraica Combattente, che servì sul fronte italiano, dove molti di questi soldati sacrificarono la loro vita e trovarono sepoltura.
I volontari ebrei provenienti dalla Palestina Mandataria, tra cui non meno di 3500 donne arruolate come ausiliarie nel ATS (Auxiliary Territorial Service) con vari compiti, servirono nelle più diverse unità dell'esercito inglese. I volontari ebrei furono presenti in tutti i teatri bellici in cui combatté l'esercito britannico, in Francia nel 1940, in Grecia e Creta nel 1941, nei deserti dell'Egitto e della Cirenaica, dal 1940 fino al 1943, in Etiopia nel 1941, e naturalmente in Sicilia e e nel resto dell’ Italia dal 1943 al 1945. Tra i volontari numerosi gli ebrei italiani, emigrati in Palestina a seguito della promulgazione delle leggi razziali del 1938. Ricordiamo per tutti Enzo Sereni, paracadutato dal SOE in Italia nel 1944 e trucidato dai nazisti a Dachau. Né si può tacere della partecipazione di un numero elevato di ebrei italiani nelle file della Resistenza. Tra di loro, Emanuele Artom, Franco Cesana, il più giovane partigiano d’Italia, il primo assassinato dalla polizia fascista e il cui corpo non fu mai ritrovato, il secondo colpito a morte durante un’operazione partigiana, il generale Liuzzi nel Regio Esercito.
E non va dimenticata la partecipazione consistente degli ebrei alle Brigate Internazionali, che in Spagna sacrificarono la loro vita nella lotta contro la dittatura di Franco.
È poi d’obbligo ricordare che gli arabi palestinesi non solo rifiutarono nella loro quasi totale maggioranza di fornire un contributo bellico alla lotta contro il nazifascismo, ma al contrario, alla guida del Gran Mufti di Gerusalemme, insieme a musulmani bosniaci, crearono corpi all’interno delle S.S., tristemente attivi in Jugoslavia nella lotta antipartigiana, e assistettero pienamente e consapevolmente alla deportazione verso i campi della morte delle intere comunità ebraiche della Bosnia-Erzegovina. Uomini, donne, vecchi, e bimbi che in maggioranza non hanno fatto
ritorno. Quindi del tutto fuori luogo la presenza alla manifestazione di bandiere palestinesi con esibizione dell’immagine di Arafat.
Inoltre facciamo presente all’A.N.P.I., che la Resistenza è iniziata nel Regio Esercito, quando, a Cefalonia, i soldati della Divisione Acqui votarono all’unanimità di battersi contro il nazismo. È anche l’occasione per ricordare che la Brigata Ebraica, come i Gruppi di Combattimento del Regio Esercito, erano parte integrante dell’esercito alleato, in maggioranza americani ed inglesi che,dal 1943 al 1945, combatterono una terribile e sofferta guerra per ridare dignità al popolo italiano. Non ci risulta che rappresentanti degli Stati Uniti, del Regno Unito, di tante altre nazioni straniere coinvolte, tra cui Israele, siano stati invitati alla celebrazione del 25 aprile, poichè loro, proprio questi stranieri, sono I VERI ARTEFICI della vittoria sul nazifascismo, con la collaborazione dei partigiani.
Se il senso delle manifestazioni per il giorno della Liberazione è quello di tenere viva nelle generazioni future la memoria di quegli eventi, è importante soprattutto che ne venga tramandata la verità storica. Altrimenti a prevalere non sarà che un’altra forma di negazionismo.
Gerusalemme, 26 aprile 2013
Angela Polacco Lazar
Cecilia Nizza
Dr. Samuele Rocca
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