Intellettuali inglesi contro Israele
Commento di Giulio Meotti
(Traduzione di Yehudit Weisz)
http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/13145#.UWuZABEaySM
Sono trascorsi solo 65 anni da quando il Mandato Britannico si è macchiato della morte di così tanti ebrei, ebbene, anche oggi, è impossibile tenere un elenco accurato di tutti gli scrittori e poeti inglesi che sostengono l’eliminazione di Israele.
Molti intellettuali britannici sono antisemiti. E’ difficile trovare degli scrittori che nel Regno Unito difendano apertamente lo Stato di Israele e il suo popolo. E’ la sconfitta dell’intera élite culturale britannica, una sorta di conformismo ideologico come quello in Unione Sovietica, definito da Czeslaw Milosz “la mente prigioniera”.
Ian Banks ha appena annunciato che i suoi romanzi non saranno più pubblicati in Israele. “Sostengo la campagna per il Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni perché, soprattutto nel nostro mondo globalizzato, un’ingiustizia commessa contro una persona, o contro un gruppo, è un'ingiustizia contro tutti, contro ognuno di noi, una ferita collettiva” ha dichiarato recentemente a The Guardian.
Banks ha sottolineato: “La ragione principale per cui partecipo al boicottaggio culturale di Israele è perchè, prima di tutto, lo devo fare. Sono uno scrittore, un romanziere, i miei libri sono presenti in tutto il mondo”.
Banks appartiene ad una lunga lista di scrittori inglesi che proclamano la condanna a morte per lo Stato ebraico e il suo popolo. L’elenco degli scrittori e poeti che hanno approvato l’eliminazione di Israele è lungo: Kevin Cadwallender, Jimmy Powdrell Campbell, Jenny Diski, Alison Fell, Naomi Foyle, Ian Gregson, Sarah Irving, Fred Johnstone, Wendy Klein, Diane Langford, Tom Leonard, Catherine Lupton ... Questi intellettuali scrivono spesso sui media opinionisti, saggi, recensioni, mentre i loro libri sono stati determinanti per nutrire l’opinione pubblica con bugie e odio contro Israele e gli ebrei. Questi pseudo-intellettuali sono presenti nei salotti dell’antisemitismo, dove mettono in discussione il diritto di esistere di Israele. Nessun altro paese al mondo è mai stato trattato in modo così barbaro.
John Berger, vincitore del Premio Booker, ha fatto un appello agli scrittori invitandoli a rifiutare di essere pubblicati dagli editori israeliani. Harold Pinter, il drammaturgo premio Nobel, ha firmato un boicottaggio dei prodotti israeliani e del turismo. L'ebreo odiatore di sé, Pinter, si è spinto fino a dichiarare che Israele è “il fattore centrale delle tensioni mondiali”.
Eric Hobsbawm, uno degli storici più famosi del XX secolo, ha sostenuto la Seconda Intifada, approvandone “la causa di liberazione”.
Da Tariq Ali a Seni Seneviratne, decine di scrittori britannici di origine straniera, sostengono il boicottaggio di Israele come “un imperativo morale”.
George Steiner, il famoso scrittore e critico culturale che risiede a Cambridge -ho scritto una tesi sulle sue opere e ho tenuto una corrispondenza con lui nel corso degli ultimi dieci anni, terminata con una rottura a proposito di Israele- si è chiesto se non era meglio che lo Stato ebraico non fosse mai nato. Ha anche affermato che per duemila anni gli ebrei non hanno mai torturato nessuno, mentre oggi Israele la pratica.
Ian McEwan ha lanciato un arrogante attacco sulle politiche del governo israeliano nel suo discorso di accettazione del Premio per la letteratura a Gerusalemme, affermando: " ci troviamo davanti a una grande ed evidente ingiustizia”. E questo è quello stesso McEwan che la stampa israeliana ha lodato per aver visitato Gerusalemme, nonostante avesse aderito al boicottaggio.
Christopher Hitchens, morto recentemente, il più celebre ateo del mondo, ha descritto Israele come “stupido, messianico e superstizioso” e ha pubblicato un articolo intitolato “Israel Shabbos Goy”- un appellativo critico nei confronti degli Usa, evocando la fandonia di una cospirazione ebraica che manipola la politica degli Stati Uniti. Ha anche definito sia l’ebraismo sia Israele con il termine “genocidario”.
Tom Paulin, poeta, saggista e accademico di Oxford, ha detto che i “bisognerebbe uccidere i coloni ebrei in Israele “. The Observer ha anche pubblicato - pochi mesi dopo l’inizio della Seconda Intifada palestinese – la poesia di Paulin “Ucciso in un fuoco incrociato” riferito ai soldati di Tzahal come le ”SS sioniste” che ammazzano i ”ragazzini palestinesi”.
La scrittrice di romanzi Christine Odone ha difeso Gretta Duisenberg, moglie del Presidente della Banca Centrale Europea, che alla domanda quante firme avesse raccolto per la sua petizione filo-palestinese, aveva risposto: “sei milioni”.
La trama del celebre dramma ”Sette bambini ebrei” dell’inglese Caryl Churchill, che ha ottenuto molto successo al Royal Court Theater di Londra, diffonde l’ossessione contro gli ebrei. Lo spettacolo antisemita della Churchill si svolge in sette scene, inizia con la Shoah e si conclude con le guerre di Israele. I personaggi sono i genitori di una bambina che rimane fuori scena: tra loro, in forma di litania, si dipana un dialogo su ciò che la ragazzina dovrebbe conoscere degli avvenimenti politici accaduti negli ultimi decenni. “ Dille”, afferma uno degli anziani sionisti del dramma, “che non m’importa se li abbiamo spazzati via. . . dille che noi sappiamo odiare meglio, dille che siamo il popolo eletto”.
Il drammaturgo britannico David Hare, in una rozza diatriba contro Israele, che ricorda le accuse antisemite di omicidi rituali di epoca medioevale, demonizza gli ebrei per “aver espropriato” e “inquinato” una “Palestina archetipica” inventata, scrivendo che gli ebrei hanno “rapinato” la Terra Promessa che “non gli appartiene”
Come lo storico Paul Johnson, l’autore di una eccellente “Storia degli ebrei” pubblicata anche in italiano da TEA, ha osservato: “ per alcuni intellettuali la violenza ha sempre esercitato un forte richiamo. Va di pari passo con il desiderio di soluzioni radicali assolutiste”. La nuova soluzione assolutista degli scrittori britannici per l’esistenza dell’Occidente è l’eliminazione di Israele.
Perché non si lancia un contro-boicottaggio verso questo sistema culturale giudeofobico? Questa intellighenzia britannica bigotta non si darà pace fino a quando il popolo ebraico non sarà distrutto. E milioni di idioti pendono dalle sue labbra corrotte.
Giulio Meotti
Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. Informazione Corretta pubblica in lingua italiana - nella rubrica “Meotti International”- i suoi articoli scritti in inglese per le testate sopra citate.