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Il Foglio Rassegna Stampa
23.04.2013 Boston: il terrorista superstite confessa
analisi di Mattia Ferraresi, Luigi De Biase

Testata: Il Foglio
Data: 23 aprile 2013
Pagina: 3
Autore: Mattia Ferraresi - Luigi De Biase
Titolo: «Per Obama il ceceno di Boston non è un nemico di guerra - Putin ha un’idea sui ceceni di Boston e una priorità con Obama»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 23/04/2013, a pag. 3, gli articoli di Mattia Ferraresi e Luigi De Biase titolati " Per Obama il ceceno di Boston non è un nemico di guerra " e " Putin ha un’idea sui ceceni di Boston e una priorità con Obama ".
Ecco i pezzi:

Mattia Ferraresi - " Per Obama il ceceno di Boston non è un nemico di guerra"


Mattia Ferraresi       Dzhokhar Tsarnaev (a sinistra) con il fratello Tamerlan

New York. Gli inquirenti dicono che Dzhokhar Tsarnaev, l’attentatore di Boston, ha iniziato a rispondere per iscritto ad alcune domande dal letto d’ospedale. Ha una ferita d’arma da fuoco al collo – il proiettile pare sia stato sparato da distanza ravvicinata: forse un tentativo di suicidio prima della cattura – ed è cosciente a intermittenza, e per il momento non è in grado di parlare. L’insieme delle circostanze rende complicato per l’Amministrazione Obama stabilire il trattamento legale che spetta a Tsarnaev, cittadino americano responsabile – assieme al fratello Tamerlan, morto in un conflitto a fuoco con la polizia – di un attentato all’interno dei confini nazionali. Ieri il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, ha confermato che Tsarnaev non sarà processato come un nemico di guerra, eventualità invocata da diversi parlamentari repubblicani, capeggiati dal senatore Lindsey Graham: “E’ contro la legge processare un cittadino americano in una corte militare”, ha detto Carney.
Poco dopo l’Fbi ha formalizzato l’accusa contro Tsarnaev: utilizzo di armi di distruzione di massa, reato che può essere punito con la pena di morte in una corte federale. Rimangono però aperte altre ipotesi legali intermedie. La situazione inedita di un terrorista americano catturato in patria va al cuore dei conflitti giuridici di un’Amministrazione che ha contestato a parole e largamente sfruttato nei fatti l’impianto legale costruito da Bush sulle operazioni mirate contro i terroristi e sui tribunali militari.
L’Fbi per il momento non ha letto a Tsarnaev i suoi diritti – noti come Miranda Rights – per evitare che l’assassino rimanga legittimamente in silenzio o invochi la presenza di un avvocato; il congelamento dello status è legittimato dalla “eccezione per la sicurezza pubblica” sancita dalla Corte suprema nel 1984: se esiste un’immediata necessità di ricavare informazioni dal sospetto, i federali possono rimandare la lettura dei diritti per evitare che l’interrogato si avvalga della facoltà di non rispondere. Si tratta di una disposizione che si applica soltanto in casi eccezionali e per un breve periodo, ma un memo interno redatto dall’Fbi e reso pubblico dal New York Times nel 2011 lega il diritto del governo a tacere i diritti dei sospettati alla discrezionalità degli inquirenti: “Le circostanze che circondano l’arresto di un terrorista possono legittimare un’estensione degli interrogatori per la ‘pubblica sicurezza’ senza leggere i diritti rispetto a ciò che è garantito in un comune caso criminale”. Questa interpretazione lasca approvata a porte chiuse confligge con quella che John Brennan, ora capo della Cia, ha dato pubblicamente: i terroristi che vengono catturati in America devono essere processati in una corte civile, e l’eccezione stabilita dalla Corte suprema sui Miranda Rights dev’essere usata con estrema parsimonia.
A Boston i conflitti legali finora emersi per lo più in forma teorica precipitano in una prassi complicata da gestire. Liberal e libertari chiedono che i diritti di Tsarnaev vengano letti il prima possibile. Nella storia dei fratelli Tsarnaev ci sono ampi indizi di una radicalizzazione islamica e c’è il soggiorno sospetto del maggiore, Tamerlan, in Russia nel 2011, circostanza in cui potrebbe avere contratto legami con cellule terroristiche. Elementi che potenzialmente lambiscono una rete internazionale si mischiano con quelli che raccontano di una conversione solitaria alla violenza sullo sfondo di una oscura epopea famigliare. L’Amministrazione Obama ha una strategia legale aggressiva per affrontare i terroristi propriamente detti – quella di Bush con ulteriori deroghe – e una garantista per i criminali americani, ma il caso di Tsarnaev è la prova per capire la filosofia presidenziale quando le fattispecie non sono così chiare e distinte.

Luigi De Biase - " Putin ha un’idea sui ceceni di Boston e una priorità con Obama"


Luigi De Biase     Andrei Soldatov, esperto russo di sicurezza e servizi segreti

Mosca. Chi c’è dietro i fratelli Tsarnaev, i due giovani che hanno piazzato le bombe alla maratona di Boston e hanno costretto l’Fbi alla lunga caccia all’uomo terminata venerdì notte? Secondo Andrei Soldatov, un esperto russo di sicurezza e di servizi segreti, Dzhokhar e Tamerlan Tsarnaev sono terroristi e sono ceceni, ma non sono “terroristi ceceni”: i loro complici, ammesso che ci siano, vanno cercati negli Stati Uniti, sul luogo della strage, anziché nei villaggi del Caucaso. “Il fatto è che i due Tsarnaev non hanno il profilo del terrorista ceceno – dice Soldatov durante una conversazione con il Foglio avvenuta a Mosca – La loro storia ha ben poco a che vedere con i ribelli che vivono sulle montagne del Caucaso, o con i giovani che lasciano Grozny per studiare nelle madrasse in Egitto o in Pakistan”.
Soldatov segue le vicende dei ribelli ceceni da quindici anni, il suo ultimo libro si chiama “Novoe Dvoryanstvo” (nuova nobiltà), è dedicato ai servizi segreti ed è stato tradotto in cinque lingue. Nel Caucaso, dice, sono rimasti circa cinquecento ribelli guidati dal comandante Dokka Umarov, che ha annunciato la nascita dell’Emirato del Caucaso nel 2007. Si tratta di una guerriglia radicale e vicina ad al Qaida, oggi è divisa e appare molto debole rispetto al passato, ma è sempre in grado di portare a termine attentati sanguinosi (37 persone sono morte nell’attacco all’aeroporto Domodedovo di Mosca nel 2011, e l’anno prima due kamikaze hanno fatto almeno 40 vittime nei tunnel della metropolitana).
Nel caso delle bombe di Boston, sono gli stessi ribelli a prendere le distanze: il comando di Velayat Dagestan ha smentito ogni legame con i due fratelli domenica pomeriggio, e il messaggio è circolato in fretta sui siti internet del jihad ceceno. “E’ una circostanza di cui tenere conto, perché di solito questi gruppi fanno grande pubblicità alle loro azioni – dice Soldatov - Nessuno è ancora riuscito a trovare un legame credibile fra i terroristi del Dagestan e della Cecenia e i due fratelli Tsarnaev. Bisogna ricordare che i ribelli non hanno attaccato un solo obiettivo occidentale negli ultimi quindici anni, eppure avrebbero potuto colpire ambasciate e banche straniere in ogni angolo della Russia se avessero voluto.
Altro elemento: se i fratelli Tsarnaev avessero davvero contatti nel Caucaso, a questo punto avremmo già assistito a interrogatori e anche a qualche arresto. Ma niente di tutto questo sta avvenendo”. Soldatov non è fra quelli che pensano che i ceceni di Boston abbiano fatto tutto da soli. “Mi sembra poco probabile – dice al Foglio – E’ vero che le istruzioni per costruire una bomba si trovano su Internet, ma non si tratta di un’operazione semplice: bisogna trovare l’esplosivo, mettere insieme l’ordigno, fare le prove, e se tutto va bene, se la bomba non ti esplode fra le mani, bisogna poi organizzare l’attacco dal punto di vista logistico. E’ possibile che i Tsarnaev abbiano ricevuto sostegno da qualcuno, ma cercherei altrove quel punto d’appoggio. Dopotutto, il tipo di bomba che hanno usato si è già visto in Afghanistan”. Nei giorni scorsi Vladimir Putin e Barack Obama hanno discusso della strage al telefono, e ora il Cremlino e la Casa Bianca sembrano interessati a collaborare di più sul tema del terrorismo. “I servizi russi non avevano molte informazioni sui Tsarnaev, per questo il loro messaggio all’Fbi sulla pericolosità di Tamerlan era vago ed è stato sottovalutato dall’Fbi. A Mosca avevano soltanto notizie raccolte su Internet, su YouTube e sui social network usati da Tamerlan. Nessuna informazione ‘sul campo’. I dettagli della collaborazione fra Washington e Mosca resteranno nel riserbo, ma Putin è interessato ad avere l’aiuto degli americani in previsione delle Olimpiadi di Sochi, nel 2014: evitare attacchi durante i Giochi è la priorità del Cremlino”.

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