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Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.04.2013 Critiche alla conduzione del Museo Anna Frank
commento di Giulio Meotti

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 aprile 2013
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Critiche alla conduzione del Museo Anna Frank»

Critiche alla conduzione del Museo Anna Frank
Commento di Giulio Meotti

(Traduzione di Yehudit Weisz)

http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/13152


Giulio Meotti          Anna Frank


Anne Frank Museum

Nel “Museo Anna Frank” oggi dilaga l’antisemitismo. Anna Frank è stata espurgata: ora è un essere umano, una ragazza, e solo incidentalmente un’ebrea. Un’altra shoah contro gli ebrei?

Justin Bieber pensa che Anna Frank “sarebbe stata una sua fan”, secondo un messaggio che la giovane pop star ha scritto nel libro degli ospiti del Museo di Amsterdam, dedicato all’autrice ebrea del diario.

E i nostri ipocriti guardiani della memoria hanno rimproverato coralmente il ragazzaccio.

Tra le vittime del nazismo, nessuno è al centro dell’immaginario collettivo più di Anna Frank. Lei è il nomen omen della Shoah. Se le persone hanno letto un solo libro sull’Olocausto, questo è “Il Diario”, che è stato tradotto in sessanta lingue e pubblicato in più di 25.000.000 di copie.

La famosa casa dei Frank sul Prinsengracht ad Amsterdam, dove la famiglia Frank aveva trovato rifugio in un nascondiglio segreto e dove fu arrestata nel 1944, è il luogo della memoria più visitato in Europa (più di Auschwitz), e ha avuto un impatto importante su come milioni di persone vedono Anna Frank.

Ma il “Museo Anna Frank” è anche uno degli esempi per cui la coscienza d’Europa è così violentemente anti-Israele. Secondo Cynthia Ozick, la storia di Anna Frank è stata “espurgata, distorta, trasformata, diffamata, ridotta, infantilizzata, americanizzata, omogeneizzata, sentimentalizzata, falsificata, degradata a kitsch, e di fatto, palesemente e arrogantemente negata”.

Il “Museo Anna Frank” è colpevole non solo perché ha espurgato la storia di Anna Frank da quasi tutti i riferimenti ebraici allo scopo di proiettare ciò che si ritiene essere più importante, il tema generale della sofferenza universale e la sua trascendenza attraverso la bontà e la speranza. Ma l’universalismo di Anna è stato volutamente enfatizzato dal Museo e dalla Fondazione, al fine di minimizzare qualsiasi minaccia di particolarismo ebraico.

Il risultato è che il pubblico è ora completamente insensibile alla catastrofe che è stata la distruzione degli ebrei d’Europa.
Il Museo si è anche trasformato in una potente fonte di critiche a Israele. Darò solo un paio di esempi.

In un recente rapporto su xenofobia e razzismo redatto dalla Fondazione Anna Frank, il conflitto degli arabi contro Israele è stato presentato dal punto di vista arabo palestinese: “C'è una compensazione tra gli attacchi suicidi a casaccio da parte dei palestinesi e il fatto che Israele non sia preoccupato per le vittime civili e le punizioni collettive. Israele spinge economicamente i palestinesi in un angolo e li umilia psicologicamente”. E’ questo che Anna Frank ha rappresentato?
Nel Museo Anna Frank una foto di Ariel Sharon campeggia a fianco di quella di Adolf  Hitler. Secondo il portavoce del Museo, le foto fanno parte di una mostra sui “casi limite” dal titolo “Out of Line”, volta a verificare il confine tra la libertà di espressione e la discriminazione. Agli spettatori è stato mostrato un video, in cui dei manifestanti esibivano un poster con i volti di Hitler e Sharon per protestare contro “la politica di Israele nei territori palestinesi”.

Nathan Sharansky, già ministro del governo Sharon, ha detto che quella era un’ulteriore dimostrazione dell’antisemitismo dilagante in Europa. “Quando nella casa di Anna Frank, uno dei simboli archetipici della tragedia del popolo ebraico, Hitler è paragonato al Primo Ministro Ariel Sharon, non si tratta di un dibattito sulla libertà di espressione. Si sta mostrando un assoluto disprezzo per la memoria dei 6 milioni di ebrei che furono sterminati nella Shoah”.

Il “Museo Anna Frank”, come altre istituzioni ebraiche simili, prima si è impegnato in un processo di destoricizzazione (Anna era un essere umano, una ragazza, e solo incidentalmente un’ebrea), poi in una sorta di riscrittura revisionista della storia: prima i docili ebrei, poi la critica allo Stato di Israele e ai suoi ostinati cittadini.

L’anno scorso la Fondazione tedesca EVZ ha finanziato due programmi per studenti delle scuole superiori che promuovevano l’odio per Israele. In un programma, Hajo Meyer, ebreo olandese attivista anti-israeliano, si è recato alla Scuola Anna Frank di Gutersloh, e nella sua relazione ha equiparato la sofferenza araba palestinese a quella di Anna Frank, e ha definito Israele uno “Stato criminale”. Nell’altro programma, trasmesso dalla televisione pubblica olandese, la Fondazione EVZ ha offerto agli spettatori un gioco da tavolo in cui dei “coloni” israeliani usavano “la carta Anna Frank” per  “colonizzare la Cisgiordania”.

O si chiude il “Museo Anna Frank” o si ritorna di nuovo a quello che Anna Frank in realtà ha rappresentato. In caso contrario, ci sveglieremo un giorno per scoprire che questa ragazza ebrea, raggiante, graziosa, innocente, pura, indifesa e piena di gioia di vivere, era nata non a Francoforte, in Germania, ma a Nabi Saleh. E la gente ci crederà.

Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. Informazione Corretta pubblica in lingua italiana - nella rubrica “Meotti International”-  i suoi articoli scritti in inglese per le testate sopra citate.


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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