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La Stampa Rassegna Stampa
22.04.2013 Usa: vendere armi agli alleati contro l'Iran
commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 22 aprile 2013
Pagina: 17
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Usa, armi agli alleati anti-Teheran»

Riportiamo dalla STAMPA di oggi, 22/04/2013, a pag. 17, l'articolo di Maurizio Molinari dal titolo "Usa, armi agli alleati anti-Teheran".


Maurizio Molinari

Perché l’America vende i caccia a Israele e sauditi? Il capo del Pentagono Chuck Hagel inizia da Israele un viaggio in Medio Oriente che lo porterà anche in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi, il cui intento è suggellare la vendita ai tre alleati di armamenti in grado di mettere sulla difensiva l’Iran. Il pacchetto complessivo vale oltre 10 miliardi di dollari che saranno versati nelle casse del Pentagono. È la maggiore vendita di armi «made in Usa» autorizzata dalla Casa Bianca dopo i 29,5 miliardi approvati a favore dei sauditi nel 2010. Ciò che più conta è la tipologia degli armamenti in arrivo agli alleati. Israele acquista missili di ultima generazione capaci di eliminare le difese antiaeree, radar sofisticati da montare sui propri caccia, aerei cisterna per operare a grande distanza e velivoli V22 per il trasporto truppe. Sono armi che aumenteranno la capacità di penetrazione dell’aviazione israeliana nei cieli iraniani e, nel caso del V22, schiudono a Israele anche la possibilità di realizzare un’operazione di terra, trasportando unità di commando a oltre 1500 km di distanza. Riad e gli Emirati Arabi ottengono 26 caccia F-16 dotati di missili capaci di colpire obiettivi a terra situati a grande distanza ed anche in tal caso ciò rafforza la possibilità di un confronto con l’Iran, consentendo ai due Paesi del Golfo di minacciare obiettivi militari di Teheran rimanendo in volo nello spazio aereo internazionale. Se a ciò si aggiunge la precedente decisione di Leon Panetta, ex capo del Pentagono, di fornire a Israele le più potenti bombe anti-bunker a disposizione dell’Us Air Force non è difficile intuire perché Chuck Hagel a Gerusalemme affermi che «sull’Iran i nostri due Paesi la vedono alla stessa maniera». Ovvero, gli Usa stanno aumentando le capacità di attacco di Israele all’Iran perché ciò consente di dare più tempo alle trattative diplomatiche. A spiegare tale dinamica è Dennis Ross, ex consigliere di Obama sul Medio Oriente, quando prevede che «Israele attaccherà nel momento in cui riterrà di perdere la capacità militare di colpire il programma nucleare iraniano». Se questa è l’atmosfera in Medio Oriente, non è difficile comprendere perché il Segretario di Stato John Kerry, arrivato a Istanbul, suggerisca al premier turco Erdogan di non recarsi in visita nella Striscia di Gaza, dedicandosi piuttosto ad accelerare la normalizzazione con Israele. Washington vuole che i propri alleati facciano quadrato perché l’Iran incombe.

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