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Libero Rassegna Stampa
20.04.2013 Il tallone di ferro di Hezbollah sul Libano
La cronaca di Leonardo Piccini

Testata: Libero
Data: 20 aprile 2013
Pagina: 17
Autore: Leonardo Piccini
Titolo: «I commandos di Hezbollah»

Su LIBERO di oggi, 20/04/2013, a pag.17, con il titolo " I commandos di Hezbollah " Leonardo Piccini racconta come il potere di Hezbollah controlli con il pugno di ferro il Libano.



Le milizie di Hezbollah

La chiamano «Serraglio». È un’organizzazione territoriale, segreta e impenetrabile, che agisce quartiere per quartiere non solo a Beirut ma in tutto il Libano. Una struttura addestrata per dare supporto all’ala militare di Hezbollah, la «al-Muqawama al-Islamiyya» ovvero la «Resistenza Islamica», in caso di invasione delle forze armate israeliane o di grave pericolo interno. Hezbollah è proprio questo: uno Stato nello Stato, con le sue leggi, il suo esercito e strutture invisibili ma potenti, ramificate in tutto il Paese. Per la prima volta Hezbollah ha permesso a un giornalista di visitare uno di questi gruppi armati e di parlare con i suoi aderenti. Cellule composte da un massimo di 30 persone, addestrate e chiamate a vigilare i quartieri. Gruppi di combattenti disciplinati, caratterizzati da una forte coesione interna e da una formidabile conoscenza del territorio e dei suoi abitanti. I suoi membri sono cresciuti nelle stesse strade, hanno frequentato le stesse scuole. Spesso padre e figlio si ritrovano nella stessa organizzazione, pronti a combattere fianco a fianco. Ma per essere ammesso al suo interno, il candidato deve superare un lungo periodo di prova. L’ultima parola spetta al capo, il cui giudizio è insindacabile: lui risponde sempre e solo a Hezbollah. Ogni «Serraglio» è autonomo dal punto di vista operativo, ma in costante collegamento col vertice politico e militare di Hezbollah. È dotato di apparati in grado di garantire sempre la copertura delle comunicazioni. In caso di distruzione della rete di telefonia mobile o fissa, questi miliziani sarebbero comunque in grado di ricevere ordiniin temporeale dal vertice di Hezbollah, grazie a cavi telefonici interrati in tutto il Libano. BUNKER E MORTAI
I suoi membri si occupano anche di assistere le famiglie più bisognose, e la loro struttura è dotata di ambulanze e volontari capaci di gestire qualsiasi emergenza. I miliziani possono contare su bunker sotterranei, postazioni di ascolto, depositi di munizioni, lanciarazzi (dagli Rpg 7 agli Rpg 29), mortai, esplosivi. Ogni «Serraglio» dispone di una rete di esperti in spionaggio e controspionaggio; tutti sono addestrati in più tecniche di combattimento e vengono richiamati per esercitazioni periodiche, avvalendosi del supporto di consiglieri militari iraniani. La base del «Serraglio » generalmente si trova nel centro del quartiere, monitorato da una fitta rete di telecamere e da vedette posizionate nei punti strategici. I miliziani sono guidati da un veterano della guerra civile o da un reduce delle guerre contro Israele. Le Forze Armate Libanesi, le forze di sicurezza e la polizia non entrano mai nei quartieri senza prima avvisare e chiedere il permesso al comandante del «Serraglio» locale, e comunque non si sognerebbero mai di effettuare un arresto o unfermo, perché questi sono di esclusiva competenza della cellula di Hezbollah, unica forza autorizzata ad operare nel proprio territorio.Il comandante della cellula attiva nel centro storico di Beirut (una zona molto vasta, che comprende il Parlamento e il palazzo del Consiglio dei Ministri) è conosciuto con il nome di battaglia di Abu Zalum (il padre delle tenebre), ha 52 anni e ha iniziato a combattere nel ’75 contro i falangisti di Gemayel. «Ho combattuto per oltre 30 anni e oggi mi occupo del comando operativo di questa struttura. Il nostro compito in questo momento è prevenire eventuali attentati contro la nostra comunità. La Siria è a pochi chilometri da qui: potrebbero infiltrarsi i salafiti, magari con un’autobomba, e precipitare il Libano nel caos. Noi offriamo un supporto importante alle forze armate libanesi, ma agiamo sempre nella più totale autonomia, perché questo è il nostro territorio e questa è la nostra gente».
I RACCONTI
Shaid (il Martire) ha 40 anni, è specializzato nel combattimento contro i tank e nell’utilizzo di lanciarazzi: «Ho deciso di arruolarmi in questa struttura 10 anni fa, il problema del Libano è l’occupazione israeliana, non possiamo più permettere che invada la nostra terra». Abu Haidar ha 35 anni, parla come un tribuno, gli occhi neri s’infiammano: «La nostra missione è liberare la terra dei nostri padri. Noi siamo i figli del Sud, il sud del Libano. Hezbollah ha ridato a tutti gli arabi dignità e onore: prima Israele entrava e usciva dal Libano quando voleva. Ho una figlia, Zahra, che porta lo stesso nome della figlia del Profeta. Voglio per lei un futuro di pace, ma la vera pace la conquisti solo se sei disposto a morire per i tuoi ideali e la tua patria». Abu Adi, 35 anni: «Rimarremo qui, in questa struttura, fintanto che non sarà cessata l’occupazione israeliana. Siamo come fratelli, condividiamo gli stessi obiettivi e siamo nella stessa trincea; molti martiri sono caduti prima di me e magari un giorno toccherà a me. Ma non ho paura della morte: sono sposato, ho tre figli e per la loro libertà sono disposto a tutto». Chi mi colpisce è però Abu Haidar. questo il suo nome di battaglia: lui, il 7 maggio scorso, ha combattuto contro gli israeliani nella battaglia di Ras Annabald, riportando numerose ferite allo stomaco e alla mano sinistra che mi mostra con noncuranza, ha una cicatrice di 30 centimetri e i segni delle pallottole nello stomaco. Il battesimo del fuoco l’ha avuto a soli 13 anni. Ora ne ha 16.È già un veterano.

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