domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






 
Ugo Volli
Cartoline
<< torna all'indice della rubrica
Nomen Omen 16/04/2013

Nomen Omen
Cartoline da Eurabia, di Ugo Volli

Cari amici,

ci credete anche voi con Dante (Vita Nuova XIII, 4) che “che li nomi seguitino le nominate cose, sì come è scritto: «Nomina sunt consequentia rerum»”.
Il grande poeta cita male le Istituzioni dell'imperatore Giustiniano (533) in cui si dice qualcosa di molto meno forte: “nos ... consequentia nomina rebus esse studentes ... «noi ... cercando di far sì che i nomi corrispondano alle cose... “, cioè si parla dell'impegno alla buona volontà nello stabilire la terminologia e non della teoria metafisica per cui i nomi esprimono sempre l'essenza delle cose. Ma a noi qui la distinzione non importa poi molto. Ci basta dire che il modo in cui si danno nomi alle cose dice molto sulla psicologia di una persona e soprattutto sulla sociologia di un gruppo.  In particolare questo vale per i nomi propri, che sono assai più liberi di quelli comuni e contengono facilmente un auspicio, una presa di posizione. Una volta i nomi programmatici erano diffusi in Italia, soprattutto in certe regioni come la Romagna, dove una ragazza si poteva chiamare facilmente Italia e un ragazzo Libero. Pensate che perfino Mussolini fu battezzato Benito in onore di Benito Juarez, rivoluzionario messicano che il suo omonimo avrebbe probabilmente messo in galera se l'originale fosse stato ancora vivo durante il Ventennio e gli fosse capitato sottomano. D'altro canto un celebre brano talmudico dice che i discendenti di Giacobbe meritarono di essere liberati dall'Egitto, dov'erano completamente assimilati, solo per un paio di ragioni, fra cui aver continuato a dare nomi ebraici ai loro figli.

Perché vi racconto queste cose? Perché esplorando la Rete alla ricerca di fatti significativi per queste nostre conversazioni epistolari, mi sono imbattuto in una ricerca curiosa  e rivelativa sui nomi islamici (http://www.gatestoneinstitute.org/3669/muslim-names ). Il risultato della ricerca è che buona parte dei nomi europei sono di seconda mano e dunque si riferiscono ad altri nomi che avevano dei significati (per esempio Giuseppe viene dall'ebraico Joseph, che significa “accresciuto” in ebraico, Raffaele sempre dall'ebraico “Dio cura” , Franco e Francesco vuol dire appartenente al popolo dei Franchi) oppure da qualità o oggetti più o meno positivi come “Rosa”, “Silvia”, “Pietro”, “Agostino” (da augustus), Irene (dal greco eirene, pace), Sofia ecc.  Anche nel tempo della grande confusione in cui viviamo, difficilmente qualcuno si sognerebbe di chiamare suo figlio “guerra” o “spada”. Invece, in arabo troviamo delle abitudini un po' diverse. Per esempio sono nomi propri:

“Jihad - significa guerra per la causa di Allah -  è un nome comune nel mondo musulmano, e appare in varie forme. Gli occidentali, incontrando uomini di nome Jihad, sono al primo momento spesso sorpresi, ma poi si abituano. Il nome Jihad è comune anche in turco in due forme: "Cihat," la variante turca, pronunciato Ji-hat, e anche "Savas" la parola turca per la guerra. Di tanto in tanto, si trova anche una variante, Jihad al-Din, che significa guerra santa della religione (musulmana).

Ci sono, naturalmente, le persone con nomi che ci sembrano più pacifici, più simili ai nostri: molti musulmani, per esempio, sono chiamati Salim, due nomi distinti (Sàlim) o (Salìim) - due varianti provenienti dal stessa radice araba (SLM), che viene a volte erroneamente tradotta come "pacifico", "pace", o "libero di sofferenza". Purtroppo, però, queste traduzioni confondono piuttosto che informare. Anche se si potrebbe ragionevolmente presumere che la parola salaam significhi "pace" nel senso occidentale, in realtà essa denota una visione piuttosto diversa della "pace". Salaam può essere meglio tradotto come "la pacifica gioia che si ha la presentazione alla volontà di Allah attraverso l'Islam." La parola Islam stesso, dalla stessa radice, significa semplicemente: "sottomissione alla volontà di Allah."

Inoltre, anche se ci sono  nomi musulmani  come Rahman e Rahim, che sono spesso liberamente tradotti dall'arabo come "compassionevole" e "misericordioso", entrambi  sono abreviazioni dei nomi 'Abd al-Rahman e' Abd al-Rahim , che si riferiscono a caratteristiche di Allah, non dell'uomo.
Molti nomi popolari sono derivati dalla parola "Fath," che in arabo significa "Conquista in nome dell'Islam." Il nome arabo "Fathullah", e la sua variante turco, Fethullah, che significa "la conquista musulmana nel nome di Allah", sono utilizzati frequentemente in tutto il mondo musulmano, insieme ad altre varianti, come ad esempio, Fathi e Fatih. La conquista ottomana di Costantinopoli, in seguito ribattezzata Istanbul, è indicata come Futuh Costantiniya.
Un altro nome comune, Sayf, in arabo significa "spada". Vi sono numerose varianti: Sayf al-Islam significa "la spada dell'Islam", Sayf al-Din significa "la spada della legge / religione" (cioè l'Islam), e Sayf-Allah significa la spada di Allah. Il figlio del defunto dittatore libico, colonnello Muammar Gheddafi, era chiamato Seif al-Islam.
Tra gli sciiti arabi in Libano  troviamo il nome di famiglia "Harb", che significa "guerra" in arabo. Un altro nome, Ghazi (Gazi in turco), significa "guerriero per la fede islamica".
Il nome Qutb, in arabo significa "polo" - come in "uno che polarizza la comunità" - e le sue varianti, Qutb al-Din e Qutbzade (usato in Iran), sono anch'esse  popolari. Sa'id Qutb, per esempio, era il padrino intellettuale del moderno fondamentalismo islamico. Ghotbzadeh, (la variante iraniana del nome Qutb più il suffisso Zadeh che significa "figlio di" persiano) era il nome di uno degli assistenti di fiducia dell'Ayatollah Khomeini (che egli a un certo punto aveva ucciso). E' una polarizzazione, dunque, che crea discordia, non è un segnale di pace e di armonia.”
Insomma, chiamereste vostro figlio col nome di “spada” o “guerra” o almeno “temperino” e “scaramuccia? No? Peccato, non farete molta strada in Eurabia. Forse è vero che “li nomi seguitino le nominate cose”, che c'è chi fa gli attentati e chiama i figli Jihad e Sayf e chi vive una vita pacifica e li chiama Maria o Elena.  Speriamo di poter continuare così. Per il momento in molte zone europee, fra cui l'intera Gran Bretagna (http://www.dailymail.co.uk/news/article-1324194/Mohammed-popular-baby-boys-ahead-Jack-Harry.html), Bruxelles, Marsiglia, Anversa ecc. (http://en.wikipedia.org/wiki/Muhammad_(name) ) il nome più diffuso fra i neonati è Muhammad, che significa “grandemente lodato”, ma non si riferisce al bambino, bensì al profeta dell'Islam, cioè della sottomissione. Chissà perché.

 Ugo Volli


Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT