Sul SOLE24ORE/DOMENICA di oggi, 14/04/2013, a pag. 34. con il titolo "Scettiscismo nel ghetto di Venezia", Giulio Busi recensisce il libro " Scritti politici e filosofici di un ebreo scettico nella Venezia del Seicento", di Simone Luzzatto, a cura di Giuseppie Veltri, Bompiani ed. euro 25.
Non fosse per il caldo di giugno, e per l'afa che avvolge il ghetto, il vecchio Simone si sentirebbe ancora bene. La testa è lucida, e così la memoria. Ma la mano non ne vuol più sapere di scrivere pagine su pagine, come ha fatto per tutta una vita. E così s'è rassegnato a dettarlo, il suo testamento, scandendo bene le parole, che non ci s'infilino troppi errori. Poi se l'è fatto rileggere, e una volta che tutto è stato controllato, l'ha affidato al notaio. «Stando in casa mia in Ghetto Novo presso ad una tavola della mia camera, ho fatto venir a me messer Zorzi Steffani nodaro veneto». Un legato, generoso, per ciascuna figlia, un altro per la cognata, e il resto - ed è parecchio, poiché Simone non se la passa davvero male - all'«oniversal herrede mio nipote Mosé». Ma c'è qualcosa che è difficile da trasmettere. «Dice il savio che l'uomo sapiente signoreggia sopra le stelle». Questa frase l'ha voluta mettere in chiaro proprio all'inizio delle sue ultime volontà. Ne è orgoglioso, della sua sapienza, e anche se ha vissuto tutta la vita in ghetto, lo ha fatto da pensatore libero, giacché «chi più intende, più alla conoscenza della divina grandezza si porta». Il testamento di Simone Luzzatto, ritrovato da poco tra le carte dell'Archivio di Stato di Venezia, è il sigillo di una biografia singolare. Discendente da una famiglia approdata nelle terre della Serenissima già nel secolo XV, Luzzatto fu mercante e rabbino. La sua vita, che prolunga dalla seconda metà del Cinquecento sino al 1663, coincide con il lento declino di Venezia, quando la città, spossata dalle guerre col Turco, è sempre più incline a girare le spalle al mare e a volgersi verso la Terraferma. Come mantenere l'antica prosperità, nonostante la crisi del Mediterraneo e la concorrenza mortale delle nuove potenze marittime? Non sarebbe forse meglio liberarsi degli ebrei, così intraprendenti, e rimpiazzarli nei commerci? Il Discorso circa il stato degli hebrei, pubblicato da Luzzatto nel 1638, e ora ristampato criticamente nella bella edizione curata da Giuseppe Veltri, non è solo una difesa appassionata contro le ricorrenti minacce di espulsione. Con una prosa brillante e ricca di erudizione, Luzzatto accompagna il lettore tra i traffici, le paure e le ambizioni della Venezia seicentesca, e mostra come «li regni sono simili alla via Lattea celeste, che apparisce ai nostri occhi per un concorso di minutissime stelle». Una galassia in cui anche la stella ebraica riluce forte, e a buon diritto.
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