Israele scompare dalle biblioteche scozzesi
Commento di Giulio Meotti
(Traduzione di Yehudit Weisz)
http://www.israelnationalnews.com/Articles/Article.aspx/13117
Giulio Meotti
Non importa quali idee siano contenute in questi libri, quel che conta è che la loro origine è sufficiente per la loro messa al bando. Uno dei Consigli comunali della Scozia ha appena messo in atto il boicottaggio dei libri israeliani dopo aver paragonato lo Stato ebraico al Sud Africa dell’apartheid.
Il Consiglio del Clackmannanshire ha dichiarato di volersi opporre a qualsiasi sostegno economico e politico in favore di Israele, per “porre fine alla sofferenza in Palestina”.
La Scozia un tempo era conosciuta come l’unico paese europeo a non aver mai perseguitato gli ebrei: oggi una sua regione sta ufficialmente eliminando lo Stato ebraico come un’entità ostile, “coloniale”, estranea.
L’anno scorso l’Università scozzese di Dundee aveva vietato nel campus l’uso di acqua proveniente dalle sorgenti di Eden Springs, perché – aveva sostenuto – “ rubano l’acqua dalla sorgente di Salukia nel Golan siriano occupato, dove viene imbottigliata nell’insediamento illegale israeliano di Katzrin”.
Un altro Consiglio provinciale scozzese vicino a Glasgow, il West Dunbartonshire, nel 2011 aveva proibito l’acquisto di libri israeliani tradotti in inglese e la loro distribuzione nelle biblioteche pubbliche. Un’azione che ci ricorda la primavera del 1933 in Germania, quando studenti, docenti e bibliotecari prepararono la lista dei libri di scrittori ebrei “degenerati”.
Quella lista comprendeva le opere di Stefan Zweig, Erich Maria Remarque, Thomas Mann e Heinrich Heine. Nel più grande sala incontri di Berlino, l’allora l’Opernplatz, oggi Bebelpaltz, 18.000 libri scritti da ebrei furono bruciati il 10 maggio in un immane rogo.
Sono trascorsi due anni da quando il Consiglio del West Dunbartonshire pubblicò il divieto sui giornali con titoli cubitali Qual è lo stato attuale dei libri israeliani nelle biblioteche scozzesi? La decisione presa dal Consiglio del West Dunbartonshire rivela che per la prima volta in una regione europea è stata messa in atto una epurazione di libri israeliani. Non importa quali idee fossero contenute in quei libri, conta la loro provenienza, Israele, sufficiente per la loro messa al bando.
Sembra che quel ripugnante annuncio abbia funzionato bene.
Nel catalogo della biblioteca, David Grossman compare con due soli titoli, acquistati prima del divieto; Amos Oz è presente con due sue opere e Abraham Yehoshua con una sola, così come il premio Nobel Shai Agnon e Yoram Kaniuk. Non c’è alcuna possibilità di accesso per Batya Gur, Dorit Rabinyan, Sami Michael, Naomi Ragen (una scrittrice nata a New York che vive in Israele), Yehuda Amichai, Orly Castel-Bloom, Dan Pagis, Emil Habibi e Michal Govrin. Non esiste il nome di Meir Shalev, che ha pubblicato molti romanzi in inglese. Nessun risultato per qualsiasi accademico israeliano che abbia pubblicato libri dopo il 2011 oppure testi pro-Israele come Alan Dershowitz.
Nei due anni successivi al divieto, il consiglio scozzese non ha più acquistato alcun libro scritto di autori israeliani, in compenso ha dato il benvenuto nei suoi scaffali a pubblicazioni antisemite come “Ogni mattina a Jenin” di Susan Abulhawa, “I palestinesi dimenticati” di Ilan Pappe, “Quanto vale uno Stato palestinese” di Sari Nusseibeh e un testo dal titolo “I casi per imporre sanzioni contro Israele”, una sorta di guida per il movimento BDS.
Non sono stati considerati degni di acquisto l’ultimo libro di A.B. Yehoshua “Fuoco amico” né “Until the Dawn’s Light”di Aharon Appelfeld, ma nelle librerie scozzesi è disponibile “I Protocolli dei Savi di Sion”, l’infame e falso testo antisemita che appare nel catalogo delle biblioteche nella traduzione di Victor Marsden, al numero di scaffale “3058924” (per capire le gravi implicazioni di questa decisione, nelle biblioteche pubbliche italiane l’ultima edizione ufficiale dei “Protocolli” risale al 1938, ma se ne trovano oggi anche traduzioni clandestine).
Nel mese di agosto del 2012, la Conferenza dei rabbini europei aveva fatto un appello alla “Apple” affinchè eliminasse dalla vendita la versione dei “ Protocolli dei Savi di Sion” in lingua araba, venduta tramite iTunes. Yuli Edelstein, allora Ministro per l’ Hasbarà e la Diaspora, aveva appoggiato quella richiesta.
Chi è interessato al libro, che è stato la causa della morte di migliaia di ebrei in Europa, usato da Hitler come un manuale nella sua guerra di sterminio degli ebrei e che fu trovato nelle tasche di attentatori suicidi palestinesi, sappia che può facilmente ordinarlo in una biblioteca pubblica d’Europa. Basta guardare nella sezione “non fiction per adulti”.
Ecco come funziona il boicottaggio di Israele: bloccare silenziosamente la trasmissione della cultura israeliana di generazione in generazione. In un pogrom simbolico, una lingua, una nazione, un’intera letteratura sono sparite dalle biblioteche di una regione della Scozia, mentre il falso giudeofobico più letale riappare di nuovo negli archivi culturali d’Europa, come ai tempi di Herr Goebbels .
Una regione del nord Europa è riuscita là dove l’iraniano Ahmadinejad ha fallito: far scomparire Israele dagli occhi e dall’immaginazione del popolo scozzese.
Giulio Meotti è l'autore di " Non smetteremo di danzare " (Lindau Ed.) pubblicato in inglese con il titolo " A New Shoah", scrive per Yediot Aharonot, Wall Street Journal, Arutz Sheva, FrontPage Mag,The Jerusalem Post, Il Foglio. Informazione Corretta pubblica in lingua italiana - nella rubrica “Meotti International”- i suoi articoli scritti in inglese per le testate sopra citate.