Su AVVENIRE di oggi, 11/04/2013, a pag. 22, con il titolo " Le radici antisemite del terrorismo tedesco e la lotta in Europa di Arafat " un commento interessante di Vito Punzi sui legami tra il terrorismo tedesco e Arafat, rivelatore delle radici antisemite del terrorismo che ha colpito l'Europa ngli anni '70 '80.
Wolfgang Kraushaar è un politologo, ricercatore presso l'Istituto di Ricerca Sociale di Amburgo, e con il suo ultimo, molto discusso lavoro (Quando iniziò da voi la lotta contro la vacca sacra Israele? Monaco 1970: sulle radici antisemite del terrorismo tedesco, Rowohlt), trattando della collaborazione tra gruppi terroristici tedeschi e palestinesi tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta, prosegue quanto avviato in precedenti ricerche (La bomba nella Comunità ebraica, 2005). Usando il termine "radici" è chiaro l'intento di mettere a fuoco un «primordiale odio nei confronti degli ebrei» che a suo parere ha rivelato «l'ininterrotta efficacia di un latente antisemitismo» presente in profondità nella sinistra sessantottina e manifestatosi pubblicamente in forma violenta con il terrorismo. Il nocciolo del libro è costituito dalla ricostruzione di una serie drammatica di attacchi avvenuti in pochi giorni in Germania nel febbraio 1970. I110 fallì il dirottamento di un aereo della compagnia israeliana El Al nell'aeroporto di Monaco-Riem. Tre giorni dopo ci fu l'attacco incendiario al Centro Israelitico nella monacense Reichenbachstrasse, nel quale morirono sette anziani, alcuni dei quali sopravvissuti all'olocausto. Un aereo con al suo interno una bomba fu costretto ad atterrare d'emergenza a Francoforte. Il 21 febbraio precipitò presso Wiirenlingen un aeromobile della Swissair diretto in Israele e anche in questo caso la causa fu una bomba a bordo innescata attraverso un altimetro. Questo l'elenco di quelli più eclatanti, in realtà gli attentati terroristici di quei giorni furono molti di più, solo in gran parte di minore gravità. Riflettendo sulla prossimità temporale di quei tragici eventi Kraushaar si chiede se sia possibile dimostrare accordi tra coloro che ne furono protagonisti. Ciò che è certo è che si trattò sempre di unico obiettivo: Israele o comunque, come a Monaco, la comunità ebraica Allora, sostiene Kraushaar, finirono per incrociarsi le strade di due diversi movimenti: la sinistra radicale tedesca e l'organizzazione per la liberazione della Palestina L'Olp era alla ricerca di nuove vie da percorrere dopo la sconfitta subita dagli stati arabi nella Guerra dei sei giorni del 1967, puntando sul terrorismo, e soprattutto sull'estensione della propria influenza verso l'Europa. E giusto all'inizio del 1969 Arafat assunse da al Fatah la guida dell'Olp. Contemporaneamente in Germania, dopo il fallimento dell'opposizione extraparlamentare, si formarono gruppi pronti a organizzare una «lotta armata» nelle «metropoli», poiché la via latinoamericana à la Che Guevara non rappresentava più un'opzione praticabile. Anche la guerra in Vietnam, che originariamente era stata così decisiva per la mobilitazione, non offrivapiù alcuna possibilità operativa di collegamento: i comunisti vietnamiti non perseguivano alcune strategia d'mtemazionalizzazione del terrore. Restavano dunque i palestinesi. A essi si rivolsero Dieter Kunzelmann, Georg von Rauch e altri tedeschi nella tarda estate del 1969, così da ottenere in cambio una formazione militare di base e finanche l'opportunità di incontrare Arafat e i suoi subordinati. E qui l'intreccio tedesco-palestinese trova una sintesi, secondo Kraushaar nel fatto che la compagna di Kunzelmann, Ina Siepmann, si stabilì in Giordania, presso al Fatah e che l'altra sua amica, Inge Presser, fu impiegata presso l'ufficio francofortese dell'Unione generale degli studenti palestinesi, guidata da Abdallah Frangi e più o meno controllata da al Fatah. Il panorama descritto dal libro è completo, anche se non tutti i particolari sono nuovi. I protagonisti e le vittime di quegli episodi terroristici finora non erano mai stati osservati così chiaramente, mai era stata analizzata così nel dettaglio la storia precedente e successiva agli attentati (e tra questi c'è anche quello all'Olympia Stadion di Monaco a opera di "Settembre Nero"). La conclusione di Kraushaar è che se di una guerra si è trattato (di un tassello di "guerra fredda" in realtà molto "calda"), che almeno se ne abbia piena cognizione.
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