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Libero Rassegna Stampa
10.04.2013 Corea del Nord e Iran nucleari: che cosa farà Obama per bloccarli ?
commento di Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 10 aprile 2013
Pagina: 14
Autore: Carlo Panella
Titolo: «Corea e Iran minacciano. Obama dorme»

Riportiamo da LIBERO di oggi, 10/04/2013, a pag. 14, l'articolo di Carlo Panella dal titolo "Corea e Iran minacciano. Obama dorme".


Carlo Panella


"Non ti spiace se continuiamo a lavorare mentre parli, vero ?"

«Oggi la politica aggressiva della Coreadel Nord rappresenta una chiara e diretta minaccia per la sicurezza nazionale degli Usa e non va sottovalutata, si presta infatti a potenziali errori di valutazione e al rischio di una escalation militare»: il capo delle forze Usa nel Pacifico, ammiraglio Samuel J. Locklear, ha descritto ieri perfettamente i rischi che la demenziale politica aggressiva del dittatore comunista Kim Jong-unsfocino in un conflitto armato. Identica preoccupazione ha espresso il segretario generale dell’Onu Ban Kimoon. In gergo militare in queste ore il Giappone e la Corea del Sud corrono dunque il rischio di un «effetto Sarajevo »: è infatti possibile che i generali nord coreani decidano di passare dalle parole ai fatti e oltre a minacciare da Rodomonti, come hanno irresponsabilmente fatto ieri, una «guerra termonucleare », la inizino nei fatti. Non un attacco in grande scala, ma un atto «dimostrativo ». Attacco che però potrebbe avere esiti disastrosi. Il generale Locklear ha ben presente questo scenario ambiguo, tanto che ha aggiunto che gli Usa non abbatteranno nessun missile che non rappresenti una minaccia diretta alla sicurezza degli Usa o dei suoi alleati: «Non avremo bisogno di molto tempo per determinare dove si dirige un eventuale missile e dove andrà a cadere». Il comando Usa dunque, stima che sia possibile che il missile a lunga gittata che ieri è stato armato e pronto al lancio sulla costa orientale nordcoreana, venga effettivamente lanciato, ma ritiene che possa non essere indirizzato alla Sud Corea o al Giappone, innescando così una risposta obbligata e un conflitto, ma che sia probabile che abbia una traiettoria dimostrativa. Sta di fatto che ieri all’al - ba nel cuore di Tokyo e a Okinawa sono state schierate batterie di missili Patriot, per intercettare un eventuale missile nordcoreano, mentre il premier giapponese Shinzo Abe ha proclamato «il massimo stato di allerta». La stessa Cina comunista ha ormai preso atto che il suo «fedele ed eterno alleato» di Pyongyang rifiuta di obbedire ai suoi pressanti e irritati appelli alla moderazione e ha invitato i cittadini stranieri presenti entro i suoi confini a «usare misure di sicurezza». Il neo presidente cinese Xi Jinping, due giorni fa, ad Hainan, non ha nominato chiaramente la Corea del Nord ma senza dubbio si è riferito a Pyongyang nell’affermare che «a nessun Paese dovrebbe essere permesso di gettare una regione e il mondo intero nel caos per un tornaconto personale». Identica la posizione della Russia di Putin, ormai vicina al livello di rottura con il regime di Kim Jong-un. Sta di fatto, che l’amministrazione Obama è ormai costretta a prendere atto che negli ultimi 5 anni non è riuscita minimamente a imbastire una politica di contenimento dello “Stato canaglia” nordcoreano, nonostante che molti indizi lasciassero intendere che stava percorrendo una strada pericolosissima. Questo, nel momento stesso in cui l’Iran,chedalla Corea delNordhaavuto larghi aiuti per la costruzione dei suoi missili intercontinentali Sejil 2 e 3, annuncia di avere inaugurato un nuovo impianto per la raffinazione dell’uranio ad Ardakan nella provincia di Yazd. La notizia arriva due giorni dopo l’ennesimo fallimento delle trattative, svoltesi in Kazakistan, tra i “5 più uno” e il governo iraniano che non ha fornito nessuna garanzia circa il proprio cammino verso la una bomba atomica. Cammino ormai avanzatissimo – anche questo per nulla ostacolato dalla strategia di Obama, tutta e solo incentrata sul mix tra sanzioni e “dialo - go”–tanto pericoloso che, ieri, il Segretario di Stato J.F. Kerry ha tenuto a rassicurare il premier israeliano Nathanyahu circa la ferma intenzione degli Usa di «non permettere che Teheran si doti di armamento nucleare». Proposito encomiabile, ma molto, forse troppo, tardivo.

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