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Il Foglio Rassegna Stampa
09.04.2013 Riavvicinamento Turchia-Israele, la strategia di John Kerry
funzionerà?

Testata: Il Foglio
Data: 09 aprile 2013
Pagina: 3
Autore: Editoriale del Foglio
Titolo: «Meglio con Ankara che senza»

Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 09/04/2013, a pag. 3, l'editoriale dal titolo "Meglio con Ankara che senza".


John Kerry                           Recep Erdogan, Bibi Netanyahu

Non siamo mai stati grandi fan del segretario di stato Kerry: nel 2004 fece una campagna presidenziale deludente nonostante tutto il mondo antibushiano (quindi tutto il mondo) lo sostenesse, e da allora non ha fatto altro che scalpitare per andare al dipartimento di stato puntando, per farsi notare, sulla strategia che prevedeva una rivoluzione in medio oriente basata sull’alleanza con la Siria. Ora Kerry è arrivato a Foggy Bottom, in un momento in cui le rivoluzioni arabe sono degenerate in nuove forme di dittatura (Egitto), in repressione violentissima (Siria), in equilibri dettati dall’esterno (da Riad, in tutta la penisola saudita), in instabilità permanente (Tunisia). In Asia c’è la crisi nordcoreana tanto incompresa quanto pericolosa ed è toccato proprio a Kerry annunciare, con la voce rotta, che nell’ultimo attacco dei talebani, sabato, in Afghanistan è stata uccisa una giovane diplomatica americana, Anne Smedinghoff, 25 anni, un sorriso dolce da ragazza. Inoltre Kerry non ha più a difenderlo lo scudo magico del primo Obama, quello che cambiava il mondo con un discorso o un “let me be clear”. Kerry ha iniziato con la manovra giusta: lavorare sulle relazioni tra Turchia e Israele, dopo che Gerusalemme ha deciso di scusarsi per i fatti della Mavi Marmara con l’intercessione di Obama, è fondamentale per uscire dalla perenne instabilità mediorientale: permette di avviare un dialogo tra Israele e palestinesi, permette di agire in Siria (ammesso che qualcuno voglia farlo: i turchi sì), permette di studiare una strategia alternativa con l’Iran che non sia il fallimentare negoziato condotto dal 5+1 – l’ultimo di questi giorni è stato uno strazio di ipocrisie – e nemmeno l’abboccamento ambiguo messo in piedi da Washington. Con la Turchia alleata meno riottosa, anche lo strike di Israele contro l’Iran ha un’altra dimensione, meno unilaterale.

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