Il commento di Dimitri Buffa
Dimitri Buffa, giornalista, scrive su L'Opinione, Shalom
La settimana che finisce domenica 7 aprile verrà ricordata, oltre che per moltissimi altri problemi, quali la difficoltà a fare decollare l’economia italiana con questo sopravalutato governo tecnico a mezzo servizio, o gli strascichi diplomatici dopo la visita di Obama a Nethanyahu, per la molto resistibile polemica all’interno della comunità ebraica romana in particolare, e italiana in generale, seguita alle dichiarazioni ad “Haaretz”, poi parzialmente rettificate, da parte di Riccardo Pacifici, da anni presidente della Comunità ebraica di Roma, la più antica comunità dai tempi della diaspora.
E cosa ha diviso, con qualche punta di grottesco buonismo, la comunità ebraica romana e nazionale? Il fatto di avere constatato la nudità del nuovo re dell’anti politica all’italiana, Beppe Grillo, in materia di pregiudizio anti israeliano e dintorni. Per non parlare dell’audience chiaramente antisemita del suo blog e dei suoi addentellati su facebook.
Pacifici viene impiccato a una battuta, cioè quella in cui diceva ad “Haaretz” che questo era un momento e un motivo buono, per gli ebrei italiani, di programmare l’ “alyà” in Israele.
Apriti cielo, dimissioni di consiglieri come Guido Coen e Giacomo Moscati, e rinuncia di altri sei che ricoprono incarichi esterni come Victor Magiar, Livia Ottolenghi, Serena Terracina, Emanuele Pace, Massimo Bassan e Dora Piperno. Ansiosi tutti, anche gli ebrei, di rincorrere questo falso mito di Grillo, preferiscono mettere in crisi una giunta e andare alle elezioni piuttosto che vedere in faccia la realtà. Persino Emanuele Ottolenghi da Bruxelles invitava alla vigilanza ma non all’allarmismo.
Il problema su cui si sorvola però è che l’elettore medio di Grillo, forgiato nell’apocalittica weltanschaung di Casaleggio-Nostradamus, è già in partenza complottista, odiatore del denaro e della finanza e per associazione di idee anche dei mitici banchieri ebrei. E infine di tutti i correligionari dei banchieri in questione.
Persone senza cultura che ascoltano le prediche demenziali di gente come il professor Becchi e che sorvolano sulla mancanza totale di democrazia e di libertà all’interno di un movimento che ha sicuramente moli meriti , tutti copiati dal partito radicale, e che non va demonizzato. Ma cui non va fatto neanche un euro di sconto in materia di questione ebraica e israeliana.
L’allarme e perfino il presunto “allarmismo” di Pacifici su questo partito è pienamente giustificato e se pure il presidente della comunità romana ha fatto bene a smentire diplomaticamente le forzature e i titoli di “Haaretz” rimane intatto il nodo della discordia: su Israele e sugli ebrei è Grillo che deve dare garanzie. Non gli ebrei romani o del mondo intero perdonargli gaffes e cazzate complottiste varie.
Con tutti questi partiti politici nati dalla protesta popolare e populista, abbiamo, come dire?, già dato. E visto di che cosa sono capaci se li si lascia con la briglia sciolta. Le parole sono pietre, e in questo particolare settore, quando sono i politici a proferirle, diventano addirittura massi, scagliati dai cavalcavia su ignari, innocenti e inconsapevoli cittadini che vi transitano sotto.