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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Leo Baeck, I farisei 08/04/2013

I farisei                                                        Leo Baeck
Traduzione di Paola Buscaglione Candela
Giuntina                                                       euro 10


La storia gioca talvolta dei brutti scherzi. Peggio che affidare tutto al buio pesto dell’oblio, tramanda una memoria sfalsata, quando non ingiuriosa. È questo il caso dei farisei, associati certamente loro malgrado a una connotazione negativa che unisce la pedanteria alla vacuità e fa della fede puro bigottismo. Dai Vangeli in poi, i farisei sono diventati sinonimi di un’ipocrisia velenosa, perché al tempo di Gesù e nello specifico per la sua predicazione innovativa erano il simbolo di un establishment culturale che tradiva tutta la sua decadenza. Da allora, i farisei sono rimasti relegati a questo triste destino di rappresentare il contraltare negativo della nuova, anche se ormai vecchia, fede cristiana.
Leo Baeck, nel breve volume che ora l’editore Giuntina pubblica in italiano e s’intitola I Farisei. Un capitolo di storia ebraica (pp. 65, euro 10,00) rende a questi pensatori dell’antichità l’onore che in fondo si meritano. Non a caso tocca a lui, grande figura dell’ebraismo moderno e riformato, nato in Germania nel 1873, sopravvissuto al campo di Terezin dove rimase per più di due anni e cittadino americano dopo la guerra, fino alla morte nel 1956. Le pagine di questo libro offrono infatti un’analisi della figura «farisaica» nel contesto di quell’ebraismo a cavallo dell’era cristiana che fu un momento dalla lunga durata tanto tragico quando fondativo. Fariseo è infatti una parola che deriva da un analogo termine ebraico che significa «separati» e indicava originariamente una «classe» di maestri della tradizione, cioè di studiosi della Bibbia in termini moderni, che con la sua indagine sul testo si opponeva ad altre contemporanee, come ad esempio i sadducei o gli esseni. Ma non si trattava affatto di astratte o avvitate disquisizioni fini a se stesse: nell’interpretazione, più o meno rigorosa o puntuale, del testo biblico, questi maestri ponevano le basi della futura continuità ebraica. Non a caso Baeck centra la sua analisi intorno alla dinamica fra universalismo e particolarismo: «L’essenza (del fariseismo) è diversa. In esso è stato attuato il grandioso tentativo di fare della religione la religione della vita, della vita del singolo e di tutti, di modo che la religione camminasse di pari passo non solo con l’uomo, ma con la comunità, con lo stato».

Elena Loewenthal
La Stampa


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