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La Stampa Rassegna Stampa
06.04.2013 Rapimento Abu Omar: cade la condanna al colonnello Usa
Commento di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 06 aprile 2013
Pagina: 21
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Ma ora tocca ai diplomatici»

Sulla STAMPA di oggi, 06/04/2013, a pag.21, con il titolo "Ma ora tocca ai diplomatici" il commento da New York di Maurizio Molinari.
Napolitano ha, giustamente, concesso la grazia al colonnello Usa che aveva diretto ilrapimento di Amu Omar nel 2003 a Milano.
La grazia doveva essere estesa a tutti i funzionari Cia, che non avevano fatto altro se non il proprio dovere. La moschea di viale Jenner era un centro di passaggio per i terroristi musulmani in partenza per l'Afghanistan. La sentenza del Tribunale di Milano è scandalosa.

                                                                                   Maurizio Molinari

La grazia del Quirinale al colonnello Joseph L. Romano III arriva al termine di sette mesi di delicati negoziati fra Stati Uniti e Italia sul caso Abu Omar, facendo sperare a Washington che porti a una risoluzione dell’intero contenzioso.

Quando in settembre la Corte di Cassazione conferma la sentenza di condanna per i 23 americani - 22 agenti della Cia e un militare - per la «rendition» dell’imam egiziano nel 2003 l’amministrazione Obama chiede all’Italia di evitare che la vicenda, risalente all’amministrazione Bush, pregiudichi i rapporti bilaterali. Il primo segnale arriva a dicembre: il ministero della Giustizia rinuncia al mandato di cattura internazionale nei confronti di 22 americani - tutti tranne Robert Seldon Lady, ex capo stazione Cia a Milano - restringendolo all’Europa. Ma Washington contesta le condanne ritenendole una violazione degli accordi «Sofa» fra alleati Nato sull’immunità di militari e diplomatici alleati. La questione viene illustrata da Obama a Napolitano alla Casa Bianca il 15 febbraio, alla presenza di John Brennan destinato a diventare nuovo capo della
Cia. Meno di un mese dopo, l’11 marzo, Roma vara il decreto che adegua la procedura penale italiana alla nuova versione degli accordi «Sofa»: l’Italia rinuncia alla giurisdizione sui reati commessi da militari Nato, che dovranno risponderne nei Paesi di origine. E’ questa base giuridica, assieme alla valutazione delle «rendition» come fatto storico nel dopo-11 settembre, che porta Napolitano a graziare Romano, l’unico militare fra i 23 condannati per il sequestro. L’ambasciata Usa a Roma parla di «caloroso benvenuto per la decisione del perdono» con «apprezzamento per il contesto dell’amicizia ItaliaUsa nel quale è stata adottata».

Per Washington è un primo passo nella giusta direzione perché gli Usa ritengono che gli accordi «Sofa» includono anche la tutela dell’immunità diplomatica che avevano i 22 agenti Cia al momento del sequestro. Da qui ripartiranno i contatti fra Usa e Italia quando a Roma vi sarà un nuovo governo e un nuovo Capo dello Stato.

Washington: «Roma ha fatto il primo passo nella giusta direzione»
Lo conferma Sabrina DeSousa, uno degli agenti Cia in questione: «La grazia per il colonnello Romano lascia irrisolta la questione dell’immunità diplomatica». Per DeSouza «se il perdono del militare Romano è stato influenzato dal contenzioso con l’India sui marò, la decisione italiana di non riconoscere l’immunità diplomatica nella rendition di Abu Omar pregiudica l’abilità di invocare la stessa immunità per l’ambasciatore a New Delhi».

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