La contesa tra maggioranza islamista e opposizione laica in Egitto si nutre di nuovi motivi di polemica. Questa volta non si tratta, solo, della Costituzione o delle elezioni politiche, rinviate, pare, all’autunno. Il nodo è l’alcol. Questione che, come sempre nei paesi islamici, ha un’alta valenza simbolica. Il governo egiziano ha annunciato il mese scorso un piano che mira a bandire progressivamente la vendita di alcolici nelle periferie urbane in cui vivono milioni di persone. Il provvedimento non interdice direttamente il consumo ma mira a non rinnovare le licenze nei grandi agglomerati urbani che circondano la capitale così come le altre grandi città egiziane. Formalmente la necessità di contenere il consumo, che la religione vieta, ha motivi di ordine pubblico: punta a contrastare comportamenti che sfociano anche nella crescente molestia alle donne. Il governo ha anche aumentato vertiginosamente la tassazione su birra e vino, nell’intento di scoraggiare i consumi e aumentare gli introiti. E discute della possibilità di bandire gli alcolici dai duty-free degli aeroporti. Misure che hanno subito fatto gridare l’opposizione, in questo caso volutamente sorda a qualsiasi obiezione di tipo salutista o di ordine pubblico, all’islamizzazione e alla saudizzazione della società. Uno sviluppo prevedibile, persino nelle modalità. Il governo dei Fratelli Musulmani ha un duplice vincolo: la necessità di non perdere la legittimità islamica e quella di non tagliare le entrate valutarie che derivano dal turismo internazionale. L’imperativo della Fratellanza è quello di non farsi scavalcare sul versante del “gergo dell’autenticità” dai salafiti senza allontanare i turisti. La progressiva eliminazione delle licenze, così come l’incremento della tassazione, scoraggiano il consumo ma non lo interdicono. E dunque non soddisfa i salafiti, che reclamano la proibizione dell’alcol. Consente, pero, alla Fratellanza, sempre alla ricerca della posizione “mediana”, di obiettare loro che qualcosa è stato fatto. L’islamizzazione selettiva, che in questo caso investe le periferie e tocca i consumatori nazionali, permette ai turisti, che in buona parte soggiornano al Cairo e nelle aree archeologiche, di sfuggire alla sensazione di vivere in una società della costrizione. Sensazione da evitare per un Paese che chiede aiuto alla comunità internazionale per risolvere la pesante crisi economica. La discussione sul “Paese senza alcol” anima le notti senza notte egiziane e alimenta la fantasia di chi vede nel nuovo proibizionismo in riva al Nilo un motivo di rinnovata opposizione politica o una potenziale opportunità di guadagno. Ma anche quella dei duri e puri convinti che lo “Stato religioso”, denominazione che sostituisce quella più temuta e impegnativa di “Stato Islamico”, non possa abdicare a simili princìpi. Era evidente che l’impossibilità di una piena islamizzazione delle istituzioni, in un contesto ancora pluralista nonostante i timori legati alla nuova Costituzione, avrebbe avuto come contropartita un certo grado di islamizzazione della società. Più la Fratellanza deve rassicurare la comunità internazionale sul piano sistemico, tanto più sarà obbligata a stringere in quello dei costumi: pena il venir meno della sua ragione sociale. Neutralizzare gli alleati concorrenti interni diventa decisivo. Quella in corso è, dunque, una guerra di posizione, in cui fautori e avversari dello Stato religioso, erigono nuove casematte, nel tentativo di meglio posizionarsi in vista di battaglie ritenute decisive. Nel frattempo, complice la nuova Costituzione, un’altra, forse, più delicata vicenda si profila all’orizzonte. I salafiti chiedono la piena applicazione dell’articolo 81 che riconosce le associazioni islamiche come soggetti che accanto allo Stato devono garantire l’etica e i costumi islamici. E già si organizzano in aree sensibili, come l’Alto e Medio Egitto, dando vita all’istituzionalizzazione del vigilantismo religioso in nome del principio del “comandare il Bene e proibire il Male”. La battaglia sui costumi, intimamente politica, è appena all’inizio.
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