Riportiamo dal FOGLIO di oggi, 04/04/2013, in prima pagina, l'articolo di Daniele Raineri dal titolo " Al Cairo il governo dei Fratelli è un disastro da Fondo monetario ".
A tal proposito, consigliamo la lettura dell'analisi di Zvi Mazel pubblicata su IC del 02/04/2013 (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=310&id=48619).
Daniele Raineri Mohamed Morsi
Roma. La delegazione del Fondo monetario internazionale è arrivata ieri al Cairo, ma non ha trovato interlocutori. Il ministro della Cooperazione internazionale, Faiza Abou el Naga, era a Dubai ed è tornata in Egitto soltanto nel pomeriggio; e il ministro delle Finanze, al Mursi al Sayed Hegazy, arriverà domani. Eppure il Fondo deve discutere con il governo egiziano la concessione di un prestito, anzi dell’attesissimo prestito internazionale lasciato in sospeso da novembre : 4,8 miliardi di dollari da cui dipende il futuro del paese. E’ la rappresentazione efficace di un disastro al rallentatore: in Egitto il governo nominato dai Fratelli musulmani è in guerra con la realtà economica e sta avendo la peggio. Il Fondo monetario è pronto a concedere gli aiuti ma in cambio chiede che il governo tagli i sussidi per carburante e alimentari, che rappresentano un terzo delle spese dello stato. Il caso del gasolio spiega perché il sistema attuale è insostenibile: l’Egitto acquista carburante diesel dall’estero a mille dollari e lo vende a duecento sul mercato interno ai consumatori, mettendoci la differenza. Il gasolio è essenziale per i lavori agricoli, l’irrigazione, l’energia elettrica e gli spostamenti delle merci su strada: che cosa accadrebbe se gli egiziani all’improvviso dovessero pagare il prezzo reale? Già adesso il sistema funziona male. Ci sono blackout perché il carburante per i generatori è centellinato – e ancora non è arrivata l’estate, quando i consumi elettrici aumentano per il caldo. Ci sono code lunghissime e risse ai distributori vuoti, cinque morti nelle ultime due settimane. E ci sono ovviamente anche il mercato nero e l’esportazione di contrabbando: la mafia egiziana compra il carburante sussidiato (quindi a basso costo) e lo porta fuori, anche con le navi, per rivenderlo di nuovo al suo prezzo reale, a Gaza e in Turchia. La scorsa settimana il governo ha pensato di montare segnalatori radio sulle autocisterne di carburante, per seguire gli spostamenti dei camionisti. Dal punto di vista monetario, questa economia della dissipazione brucia le riserve di valuta estera e deprime la sterlina egiziana, mai così bassa contro il dollaro. A febbraio il budget prestabilito per i sussidi carburante è finito – secondo le previsioni, sarebbe dovuto bastare fino alla fine dell’anno fiscale, il 1° luglio. Il governo vive in emergenza. Il sistema egiziano dei sussidi è universale, vuol dire che ne beneficiano tutti. Se fosse tolto, però, sarebbe un disastro soprattutto per le fasce della popolazione meno istruite, rurali e povere, quindi esattamente per il bacino elettorale della Fratellanza musulmana. Per questo si sta aprendo una spaccatura tra il governo nominato dai Fratelli musulmani – che si rende conto che è necessario riformare il regime fallimentare – e i Fratelli musulmani, che non vogliono vedere naufragare il loro primo esperimento di potere. Un’attesa durata ottant’anni, un’elezione vinta anche con lo slogan “L’islam è la soluzione” e ora il governo sta per punire la popolazione con la riforma più dura a memoria d’elettore? Come se non bastasse, a complicare le cose c’è che le elezioni parlamentari sono state annullate: questo rende quello del presidente Mohammed Morsi un caso raro, forse unico, di governo nato in anticipo sul Parlamento. Le elezioni erano state fissate per aprile, poi sono state rinviate a ottobre – troppo lontane perché il governo riesca a tirare in lungo i negoziati con il Fondo monetario internazionale.
Priorità? La lotta al porno
Per evitare la morte improvvisa dei sussidi più importanti, il governo sta annunciando mezze misure che sanno di disperazione: per esempio la chiusura notturna dell’aeroporto del Cairo, per risparmiare energia elettrica. Tanto, si è detto, i turisti sono sempre meno – un altro fatto che contribuisce alla crisi economica. O la fine dei sussidi sulla farina e sulle bombole di gas: da lunedì il prezzo è più alto del 60 per cento per le bombole casalinghe e del 100 per cento per quelle più grandi. Le promesse di maggiore sicurezza e di un’economia migliore fatte in campagna elettorale adesso sembrano irreali. La prova di governo sta danneggiando i Fratelli musulmani – le elezioni interne dentro i sindacati degli studenti per la prima volta nella storia sono andate malissimo – senza per ora favorire la fioca, disorganizzatissima opposizione. E il governo reagisce con nervosismo fuori bersaglio: annuncia una campagna contro il porno che costerà tre milioni di euro, chiede l’incriminazione dei comici che in televisione fanno satira su Morsi e litiga su Twitter con l’ambasciata americana.
Per inviare la propria opinione al Foglio, cliccare sull'e-mail sottostante