Riportiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 02/04/2013, a pag. 13, l'articolo di Cecilia Zecchinelli dal titolo "Egitto, divieto di satira. Arrestato il comico tv".


Cecilia Zecchinelli Bassem Youssef
Dopo essere stato denunciato ( http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=48612 ), ora Bassem Youssef è stato arrestato per aver 'osato' fare satira su Mohamed Morsi.
Ecco la 'democrazia' egiziana.
Invitiamo a leggere l'analisi di Zvi Mazel pubblicata in altra pagina della rassegna (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=310&id=48619).
Ecco l'articolo:
E' arrivato alla procura generale del Cairo, tra ali di fan adoranti, con un assurdo, enorme cappello nero e oro. Una replica ingigantita del copricapo indossato giorni fa in Pakistan dal raìs egiziano Mohammed Morsi al conferimento di una laurea honoris causa. Poi, per cinque ore di interrogatorio, ha continuato a scrivere tweet del genere «ho capito perché mi hanno arrestato, i poliziotti vogliono foto con me». Bassem Youssef, il cardiologo egiziano 39enne ritrovatosi re della satira nel nuovo Egitto, è la vittima più celebre della censura del governo islamico. Accusato di offese alla religione e al presidente, domenica è stato liberato su cauzione (circa 1.7oo euro) ma il caso va avanti. Non è la prima volta che il suo show settimanale Berna-meg (programma) suscita forti reazioni e denunce: nato dopo la caduta di Mubarak su You-Tube, dove ha toccato i 15 milioni di visualizzazioni, poi è passato su una tv privata diventando un appuntamento di culto per milioni di giovani e liberal anche fuori dall'Egitto. Perfino negli Usa Youssef e conosciuto, e paragonato al comico Jon Stewart che l'ha voluto ospite al suo Daily Show. Irriverente a 36o gradi, anche verso gli oppositori di cui fa parte, il medico egiziano predilige però il fronte islamico, dai Fratelli Musulmani al potere e di cui Morsi è il massimo esponente (e il bersaglio più facile), ai salafiti ovvero gli estremisti islamici. Youssef non solo risponde con ironia tagliente alle campagne anti-laici dei «barbuti» (per i quali i giovani di Tahrir sono «drogati e prostitute»), ma rivela documenti veri e imbarazzanti, come il video in cui Morsi, non ancora raìs, chiamava gli ebrei «maiali». La convinzione diffusa è che sia il presidente in persona ad aver ordinato l'arresto di Youssef al procuratore Talaat Ibrahim, da lui nominato in novembre con un «golpe» che un tribunale ha peraltro appena decretato illegale. Ma il dibattito sull'indipendenza di Ibrahim è secondario rispetto ai fatti: nei primi zoo giorni di Morsi al potere, rivela l'avvocato Gamal Eid, i processi per reati d'espressione sono stati almeno due dozzine, quattro volte quelli intentati nei 3o anni di Mubarak. Solo la settimana scorsa sono stati arrestati cinque noti attivisti politici, tra cui il blogger Alaa Ab-del Fattah, con l'accusa di istigare violenze contro la Fratellanza. Le reazioni indignate dei leader dell'opposizione, tra cui Mohammed ElBaradei («azioni da regime fascista») e delle diplomazie straniere (a partire da quella americana) sono cadute nel vuoto. Il raìs e chi lo sostiene hanno altro a cui pensare. Politicamente, basti dire che le elezioni per il Parlamento previste in aprile slitteranno all'autunno dopo che un tribunale ha appena invalidato la legge elettorale con uno dei colpi di scena ormai abituali sul Nilo. E l'estrema tensione politica non fa che aggravare, a sua volta alimentata da questa, la crisi economica. L'attesissimo prestito da 4,8 miliardi di dollari del Fondo monetario internazionale non arriverà mai senza tutte le riforme (soprattutto tagli di sussidi e aumento di tasse) che Morsi ora non può certo attuare. E intanto resteranno promesse i 15 miliardi di altri crediti internazionali che il sì del Fmi dovrebbe sbloccare. Intanto esperti, diplomatici e l'intero Egitto, ricco o povero che sia, segnalano inquietanti novità. Se è scontato che turismo e investimenti esteri risentano del caos, se si sapeva che le riserve monetarie sono in picchiata (ora a 13 miliardi di dollari dai 36 di inizio 2011), l'emergenza energetica è una novità grave quanto importante. Da luglio, ha annunciato Morsi, partiranno i razionamenti dei carburanti a prezzi sussidiati, i soldi per le importazioni stanno finendo. Ma già ora sono iniziati i blackout elettrici e le guerre ai distributori dove nelle ultime due settimane, riportano i media, ci sono stati cinque morti e decine di feriti. Il panico è diffuso tra trasportatori e agricoltori (pompe d'irrigazione e trattori rischiano di fermarsi), tra accuse di accaparramento di carburante che diventano aggressioni, proteste che si intrecciano alla rabbia generale. Un circolo vizioso che il Cairo non sa come affrontare: ieri il governo ha annunciato che da giugno, per risparmiare energia, l'aeroporto del Cairo verrà chiuso di notte. Una goccia nell'oceano dei guai dell'Egitto.
Per inviare la propria opinione al Corriere della Sera, cliccare sull'e-mail sottostante