Il commento di Daniele Scalise
Daniele Scalise, giornalista e scrittore. Scrive su 'Prima Comunicazione'.
E' autore di
Cose dell’altro mondo. Viaggio nell’Italia gay-Zelig
Il caso Mortara-Mondadori
I soliti ebrei -Mondadori
Lettera di un padre omosessuale alla figlia-Rizzoli http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=115&sez=120&id=33806A leggere il programma politico di Hamas che Informazione corretta ha pubblicato nelle Cartoline da Eurabia di Ugo Volli il 24 marzo, a sorprendere non è tanto il contenuto. Chiunque conosca pur sommariamente la storia del movimento terrorista che da anni bombarda il sud di Israele sa perfettamente di che pasta sono fatti gli uomini di Khaled Meshal. Quel che stupisce è ben altro. E’ che nessuno nel nostro paese (salvo una mia svista imperdonabile) abbia riferito, non dico nei dettagli ma nemmeno grosso modo, il senso nazistoide che percorre i diciannove punti su cui quel programma si fonda e si articola. C’è da chiedersi a cosa servano i giornali. O meglio, a chi servano i giornali e i giornalisti. In senso letterale: a chi facciano il servizio. Eppure la notizia c’è e se non è nuova per il suo contenuto lo è per la sua chiarezza dichiarata e sfrontata. Per non dire che il programma è di recente pubblicazione (20 marzo). Non entro nell’esegesi del testo perché, lo ripeto, basta scorrerlo per capire di cosa si tratti. E’ fuor di dubbio che Hamas sia quel che promette: un movimento terrorista che ha come scopo quello di distruggere Israele “dal fiume al mare, e a da nord a sud”. Via, kaputt. E non se ne parli più. Lo stato prefigurato dai terroristi è terra santa solo per musulmani e cristiani. Gli ebrei? Niente da fare, fuori dai piedi.
Qualche giorno fa ho rivisto una vecchia puntata di un programma (per altro inutile) di Alessandro Cecchi Paone sulla costituzione dello Stato di Israele e andato in onda su Retequattro qualche anno fa. L’esperto chiamato a commentare la guerra di Indipendenza dello Stato Ebraico era - indovinate un po’ chi? - Sergio Romano che ancora una volta ha colto l’occasione per ribadire che il problema mediorientale è costituito dai cosiddetti insediamenti. Lo diceva come fa lui: un coppa di champagne in una mano e veleno verbale somministrato con linguaggio flautato. Anche su questo non spreco parole ma, sia pure di sfuggita, mi viene da ricordare che Israele nell’agosto del 2005 evacuò la popolazione israeliana dalla Striscia di Gaza smantellando le cosiddette ‘colonie’. E ho ancora negli occhi e nel cuore il dolore dei ‘coloni’, dei loro figli e delle loro figlie, tutti trascinati via con la forza dall’esercito israeliano che eseguiva un ordine politico di disimpegno unilaterale. E noto cosa sia oggi la Striscia di Gaza. Una minaccia costante che qualsiasi altro Stato del mondo avrebbe messo a tacere nel giro di pochi giorni e per sempre.
Insomma, colleghi giornalisti, affermati inviati, analisti raffinati, cultori delle civiltà e delle lettere, che fine avete fatto? Avete per caso letto quel che ha portato alla luce Ugo Volli facendo il lavoro anche per voi? Vi vien niente da dire? E il fatto che – è sempre Ugo Volli a segnalarlo – il ‘buon’ Muhammed Abbas, presidente dell’Anp, abbia dichiarato che “non vi è differenza fra le nostre politiche e quelle di Hamas” siete sicuri che non vi obblighi a dire una parolina?
Di nuovo: il pregiudizio antisionista-antisemita è potente e invalicabile. La mesta consolazione è però addolcita da una notizia che proprio oggi – sabato 30 marzo - pubblica Corriere.it: Israele è diventato il paese con più ebrei al mondo. Che ci da la misura di quanto il modello sionista non solo non sia morto ma si è addirittura rinforzato e rivivificato a dispetto dei pregiudizi antisemiti, dei razzi Kassam e perfino di Sergio Romano.